Altro convegno, questa volta non è aria fritta, si parla di motivazione ed emozioni nello sport, di “piani di movimento” e pertanto si trova anche il tempo di affrontare aspetti qualitativi del movimento che quasi mai vengono citati in questo tipo di convegni. Vado là armato di buon senso e mi ripeto continuamente “Questa sera sto assolutamente zitto, ascolto e basta, non rompo le scatole come al solito…”.
Impossibile. Dopo due buone ore di confronto e dibattito molto interessanti il moderatore mi tende un agguato. Più che altro mi conosce e solo guardandomi in faccia ha capito che mi sto violentando per tentare di star zitto su un argomento che assieme ad altri avrebbe meritato di venir fuori in quella serata. Non è perbenismo, è solo che la portata degli argomenti è talmente rilevante che fino a quel momento non c’è stato tempo di affrontare un argomento molto spinoso ma altrettanto importante.
Il moderatore praticamente ha deciso che quell’argomento deve essere affrontato, che l’occasione per sentire opinioni importanti non può essere persa. E così mi usa come ariete. Attacca il calcio (che lui ama profondamente) e lo attacca nel settore dove sa che anch’io non ho nulla da eccepire. Dico sempre che il settore giovanile del calcio è il fiore all’occhiello della nostra struttura sportiva, se tutti gli altri settori giovanili fossero così saremmo all’avanguardia dello sport alla faccia di un’istituzione scolastica che fa acqua da tutte le parti in tema di diffusione dello sport. Mi guarda e pare che dica “Dillo, so già quello che devi dire, dillo…” Ma non dice così, in modo sibillino, guardandomi, bofonchia: “Non è che, per esempio, il calcio sottragga molto spazio a tutti gli altri sport…”. Praticamente vuole che io dica la “mia” verità (e sottolineo “mia”perché molti pensano che sia solo una mia sensazione). Mi arrendo e, quasi pacatamente, svuoto il sacco. Pochissime parole: “Mi spiace seminare il panico in sala ma a mio parere il calcio non ha nessunissima colpa, anzi ha un settore giovanile che funziona alla grande. Per conto mio è la scuola che, più che togliere spazio, soffoca letteralmente tutto lo sport. Abbiamo trasferito la competizione dai campi sportivi ai banchi di scuola. C’è più competizione per un voto scolastico che per una gara sportiva. Per me questa è un’aberrazione della scuola italiana…”.
Momento di panico in sala, ma questa volta non sono stato io ad andarmela a cercare, mi hanno provocato, hanno voluto che venisse fuori. Tuttavia l’intervento è stato molto breve, una stilettata, forse qualcuno non se n’è nemmeno accorto, non ho nemmeno “gridato” come è nel mio stile abituale di soggetto abituato a parlare a persone su ampi spazi, che ti devono sentire anche a venti metri di distanza. Sempre pacato, ma questa volta ancora molto più incisivo di me (e sono ingrassato tre chili ad ascoltarlo) prende la parola l’allenatore di Basket che ha girato il mondo per il Basket e che ovviamente ha conosciuto anche il sistema americano, altrimenti… non potrebbe essere un allenatore di Basket. Lui parla bene e sviscera tutto il problema. Dice che ne parla adesso perchè ho toccato il problema ma ne parla con chiarezza e completezza, vuota il sacco molto meglio di me, anche senza mezzi termini e, ad un certo punto arriva ad affermare che mentre nel sistema americano se hai dei meriti sportivi sono quelli che ti aiutano ad andare avanti negli studi, in Italia è proprio il contrario, se pratichi sport davvero e non per finta la tua attività sportiva viene vista come una rottura di scatole che ostacola gli studi. Laddove gli americani ti incitano a tenere alto l’onore del college, gli italiani ti incitano a mollare lo sport che tanto “Ormai sei grande, devi pensare al tuo futuro e con tutto quello sport tanto non ci diventi ricco perché difficilmente diventerai un numero uno…”.
Dopo questo intervento viene fuori un docente universitario a confessare che anche lui voleva affrontare lo stesso discorso, ammettendo che nelle università italiane si fa poco o zero sport e che però il discorso è spinoso ed è stato contento che l’abbia portato in campo un altro. Aumenta il brodo aggiungendo dettagli. Ci si aggiunge l’organizzatore del convegno che mi fa diventare un personaggio importante perché mi attribuisce la paternità di questo polpettone e porta testimonianza di un caso concreto di una professoressa che un giorno ha detto ad un suo studente: “Tu sei arrivato ad un bivio, a questo punto devi scegliere fra la scuola e lo sport”.
Vorrei replicare ma non posso perché tradirei me stesso (mi ero prefisso di stare zitto…) e non riuscirei certamente a replicare con poche parole a tutto quanto è emerso dopo la mia uscita.
Ne viene fuori questo articolo, prolisso come la maggior parte dei miei, nei quali il titolo è emblematico e molto rispettoso della figura di quella professoressa che peraltro non è assolutamente identificabile (ho omesso addirittura il tipo di sport praticato dal ragazzo). Il titolo vero non doveva essere “La professoressa e l’ignoranza” bensì “La professoressa è ignorante” ma sarebbe stato troppo offensivo nei confronti di quella professoressa che in realtà non è certamente l’unica pedina sbagliata di un sistema che ha falle gigantesche. L’ignoranza non è di quella singola professoressa ma dell’intero sistema scolastico italiano che non solo non ha i mezzi e la volontà per organizzare l’attività fisica dei giovani ma ci si mette pure in mezzo ostacolandola. In sintesi, come ben detto senza mezzi termini dal tecnico di Basket, la scuola italiana è “nemica” dello sport.
Ora queste osservazioni non sono venute fuori prima in sala anche per non offendere il grande lavoro di tutti quegli insegnanti che in realtà, a dispetto delle due ore di lezione concesse a loro per classe, si prodigano per rendere miracolose quelle due ore con una serie lodevole di iniziative. Purtroppo quei miei colleghi sono come Don Chisciotte ed i mulini a vento e quando vanno a sostenere in sede di scrutinio un ragazzo, che ha delle evidenti difficoltà nel rendimento scolastico ma si impegna molto nello sport, vengono semplicemente derisi e nemmeno ascoltati. Questo è il vuoto culturale della scuola italiana in tema di sport. Non ho mai sentito un insegnante dire “Tu stai studiando troppo, ti stai rovinando la salute…” Il troppo è sempre in tema di attività fisica, infatti abbiamo una gioventù con problemi sempre più diffusi di obesità e problemi di stress equiparabili a quelli degli adulti. Lo sport porta obesità e stress, non fate troppo sport…