LA PRESCRIZIONE “LEGGENDARIA” DELLA DOTTORESSA ANNAMARIA MOSCHETTI DI TARANTO

Questa è da nobel per la medicina. Una pediatra di Taranto prescrive un’ora di gioco libero (e quel “libero” ha un certo significato) al giorno per un bambino che non è in ottime condizioni di salute. Ha semplicemente bisogno di giocare un po’ di più. Come qualche altro milione di bambini italiani, anche se non sono di Taranto e non vivono in una delle città più a rischio per condizioni ambientali. Sono la stragrande maggioranza del totale i bambini che hanno assoluto bisogno di giocare. Questa prescrizione medica (con tanto di ricetta scritta da consegnare alle maestre) è un’ intuizione geniale ed alla dottoressa Moschetti va il grande merito di essere stata la prima ad avere il coraggio di scriverla. Francamente non penso che sia stata la prima ad immaginarla ma ha avuto il coraggio di metterla nero su bianco ed in un paese dove certe posizioni vengono subito classificate ed etichettate per inopportune ciò vale veramente tanto.

Adesso è compito della stampa dare risalto alla notizia che è importantissima. Apriamo un dibattito. Spostiamolo pure dove volete con tanto di polemiche e pure commenti cretini (ci sarà pure gente che dice che questa è una pediatra eccentrica che ha voluto mettersi in mostra, qualcun altro dirà che vuole presentarsi alle elezioni ed è solo propaganda elettorale…) ma parliamone, è importantissimo parlarne perché questo è uno degli argomenti più importanti per la scuola italiana, per la medicina italiana, per il futuro degli italiani perché i bambini sono il nostro futuro.

Un’ ora di gioco libero al giorno. E sottolineo “libero” perché vuol dire che chi fa già calcio, pallavolo, karate, psicomotricità, nuoto o chissà cos’altro sotto la guida di un istruttore deve pure aggiungere quest’ora di gioco libero perché il vero gioco libero è quello che si fa senza istruttori e senza orari come facevamo molto spontaneamente noi 50 anni fa. I tempi sono cambiati e si fa fatica a fare il gioco libero, mancano i tempi, mancano gli spazi. Se lo prescrive la pediatra si capisce che questo è un problema da risolvere. E’ una cosa importante, non è un capriccio. Il capriccio può essere il 10 in matematica, in storia o in geografia. Se non sei sano non puoi permetterti il lusso di cercare il dieci in certe materie di scuola perché ti portano via il tempo per restare sano. Questo bisogna farlo capire ai genitori che sono contentissimi quando il bambino porta a casa dei roboanti dieci in tante materie ma non riescono a risolvere il problema del deficit di gioco e si rassegnano a non risolverlo perché “mal comune mezzo gaudio”. Mal comune è un intero disastro ed è una emergenza che è quasi peggio dell’analfabetismo. Stiamo andando verso un analfabetismo motorio nel senso che abbiamo un’infinità di bambini che hanno grandi deficit dell’alfabeto motorio che faranno molta fatica a colmare negli anni successivi anche perché la scuola si fa sempre più competitiva a tutti i livelli e difficilmente più avanti concederà l’infinità di tempo che occorre per porre rimedio al disastro motorio perpetrato nei primi anni dell’infanzia.

E’ auspicabile che questa notizia abbia un grande risalto, nel mio piccolo non posso altro che fare che definirla “leggendaria” sperando che possa avere un vasto eco e possa provocare un fiume di reazioni. Mi fa venire in mente le disposizioni del Comune di Milano che impone ai condomini di rispettare lo spazio a disposizione nelle aree comuni per il gioco dei bambini. Sono gesti concreti per dirci che il gioco dei bambini non  è una cosa di poco conto e che ha bisogno di scelte politiche forti, coraggiose e a volte anche sconvenienti. Il gioco dei bambini non è solo quello che si fa negli spazi organizzati delle scuole calcio, delle squadre di pallavolo o dei doposcuola dove si fa attività “psicomotoria” (nome complicato per definire una cosa terribilmente semplice) ma anche quello improvvisato che si fa dappertutto in ogni occasione, in ogni circostanza con lo stesso stile con il quale un adulto si sposta in macchina e poi parcheggia su un marciapiede. Anzi con uno stile ancora più libero perché, se siamo davvero coerenti, l’uso dell’auto dovrà essere ristretto in spazi e tempi ben determinati, molto più limitati di quelli del gioco dei bambini.