LA PAURA DELLA FATICA E ALTRE PAURE

La paura della fatica è sacrosanta. Fare fatica è… faticoso. Però ci sono dei però e quei però vanno valutati attentamente nella società contemporanea per poterla capire un po’ meglio.

Siamo una società che ha mitizzato la fatica e a volte l’ha pure demonizzata ed in questo modo ci ha istigato a comportamenti che alla fine ci hanno portato a nuove fatiche, talvolta ben superiori a quella originaria.

Parto da un esempio banale e quasi ridicolo che però è un po’ una fotografia dei nostri tempi: lo spremiagrumi elettrico. Lo spremiagrumi elettrico non serve a nessuno almeno che uno non abbia un’artrosi abbastanza grave alle mani (grave, perché se non è grave lo spremiagrumi manuale è tutta salute per quel tipo di artrosi) oppure che non deva spremere decine e decine di agrumi al giorno: Ebbene molti di noi hanno acquistato lo spremiagrumi elettrico perchè avevano paura di quella poca fatica che si fa a spremere un agrume manualmente, ma non avevano paura di acquistare un oggetto inutile, ingombrante, che consuma energia elettrica e che alla fine inquina pure abbastanza anche per costi di smaltimento quando si rompe visto che si rompe normalmente molto di più di uno spremiagrumi manuale ed ovviamente non trovi nessuno in giro che te lo aggiusta visto che aggiustarlo è antieconomico. Se vogliamo lo spremiagrumi elettrico, apparentemente insignificante e poco importante, è un po’ il simbolo della nostra era di consumismo esasperato dove l’importante è produrre e consumare e non muoversi razionalmente per vivere una vita dignitosa senza follie di iperproduzione.

Come insegnanti di educazione fisica dovremmo essere esperti di fatica. Ciò che spesso passa inosservato è che noi studiamo come far fare meno fatica alla gente non come fargliene fare di più. O come minimo, a razionalizzare la fatica per poterla utilizzare meglio. In breve, con la stessa quantità di fatica riuscire a fare meglio le cose, da un gesto sportivo ad un qualsiasi gesto della vita quotidiana. L’immagine dell’insegnante di educazione fisica che ti insegna a sopportare la fatica e a farne sempre di più è un’immagine un po’ arcaica legata ad antiche gesta eroiche. L’insegnante di educazione fisica preparato non ti istiga a far più fatica del dovuto, nemmeno se devi fare un record del mondo perché sa che con la fatica devi andarci piano è quella che può stroncare la carriera sportiva.

Pare che da qui allo spremiagrumi elettrico la distanza sia molto significativa ed invece non lo è più di tanto perché nella società dello spremiagrumi elettrico facciamo mediamente molta più fatica di un tempo, lavoriamo di più e non troviamo nemmeno il tempo per fare sport che dovrebbe essere quell’ambito dove ci insegnano a razionalizzare la fatica per poterla sopportare meglio.

Insomma hanno spostato un po’ le nostre paure servendosi del mito della fatica per alla fine farci fare più fatica di quanto potremmo farne.

Un altro esempio per non mitizzare troppo lo spremiagrumi è quello del cancello elettrico. Ormai il cancello elettrico ce l’hanno tutti. Certo perché cosa vuoi stare lì a scendere dalla macchina che quello dietro ti suona e poi se piove ti tocca prendere l’ombrello. Poi c’è il telecomando della televisione che è semplicemente devastante non tanto perchè ti evita di alzarti dalla poltrona che in molti casi è proprio quella mossa decisamente salutare che dovresti fare più volte ma perché con la scusa del telecomando uno subisce quantità terribili di televisione quando si capisce benissimo dopo due o tre cambi di canale che la programmazione è di una qualità infima e che l’unico tasto che serve davvero è quello dello spegnimento.

Nella preparazione fisica si sono inventati un aggeggio del quale non abbiamo avuto nessuna paura tanto è vero che ne hanno venduto milioni e milioni che ha la presunzione di misurare la fatica speculando su un unico parametro di fatica: é la frequenza cardiaca e l’aggeggio in questione è il famigerato cardiofrequenzimetro.

Gli atleti di alto livello non lo usano perché sanno che la fatica si misura in ben altro modo, gli atleti di basso livello, invece, hanno abboccato e molti di loro sono arrivati a condizionare la preparazione proprio sulla base dei dati offerti da questo stramaledetto aggeggio. Morale della favola mentre i risultati degli atleti di alto livello sono in costante ascesa, quelli degli atleti di livello più basso hanno subito un peggioramento medio abbastanza significativo negli ultimi decenni e questo anche se non abbiamo a disposizione dati scientifici per dirlo probabilmente è proprio da imputare al fatto che la preparazione degli atleti di basso e medio livello è scaduta per colpa di queste abitudini legate alla preparazione condizionata dall’uso del cardiofrequenzimetro. Mentre gli atleti di un tempo sapevano conoscere e dosare bene la fatica perché la ascoltavano come si deve quelli di adesso non sanno più come caricare perché la fatica si illudono di leggerla su un display.

Forse più che paura della fatica dobbiamo avere paura delle mille burle del mercato che è quello che alla fine ci toglie il tempo per far sport perché per colpa di un mercato assolutamente deregolamentato ed eccessivamente invadente finiamo per lavorare troppo e non abbiamo più nemmeno tempo per fare sport. Le paure è giusto averle ma vanno un po’ analizzate perché alcune sono veramente assurde mentre altre che abbiamo represso forse andrebbero ripristinate per tornare a vivere un po’ meglio.

Progresso è anche capire cosa del passato hai buttato via erroneamente e cosa del presente hai accolto senza problemi senza capire che era una gran fesseria. Come sempre, anche per muoversi, bisogna pensare bene a ciò che si fa.