Ho già “versato” (forse si potrebbe scrivere “sbrodolato”) circa mezzo milione di parole su questo sito. Sono sempre le solite mille, girate e rigirate, ma insomma in un modo o nell’altro piazzate lì circa mezzo milione di volte a formare una colonna che se fosse su un’unica linea sarebbe lunga probabilmente più di 10 mila metri. Il famoso Lasse Viren ci avrebbe impiegato più di 27 minuti per correrci sopra… senza leggerle.
Verrebbe da dire che per me la parola magica sia “entusiasmo”, è da una vita che mi occupo di sport, continuo ad avere passione per lo sport, per l’attività motoria in genere, mi occupo pure (e molto su queste note…) di politica dello sport e per questo vengo giustamente criticato perché in Italia, chiunque si preoccupa di politica viene selvaggiamente criticato, non importa “come” se ne occupa se bluffando o credendoci ma per il solo fatto che se ne occupa viene criticato.
In effetti sono convinto che il “motore” di tutto ciò sia proprio l’entusiasmo, ho entusiasmo per lo sport e l’attività fisica in genere e dunque me ne occupo in modo maniacale in un modo che va ben al di là da quanto richiesto dalla mia professione (che poi si può chiamare professione? Io non so mai se la mattina quando vado ad occuparmi di persone più su con l’età del sottoscritto devo dire “vado a lavorare” oppure “vado a giocare”. Se guardo all’età delle persone con le quali vado a relazionarmi dovrei dire che vado a lavorare ma se poi guardo alla natura dei vincoli burocratici che mi si parano davanti nell’esercizio della mia professione mi pare proprio di andare a giocare. Molte volte ho avuto la sensazione che chi ascolta i miei problemi di carattere organizzativo pensi: “Ma va pure a giocare in palestra con i tuoi anziani basta che non rompi le balle più di tanto!”). Però, anche se ne sarei tentato, non voglio scrivere che la parola magica è entusiasmo perché quello o ce l’hai o non ce l’hai, è quasi come la Fede, è difficile trasferirla in termini razionali da un soggetto all’altro. Come insegnanti di attività motoria siamo chiamati ad inventarci tutte le strategie necessarie per poter trasferire l’entusiasmo sui nostri allievi ma poi, forse, più che l’entusiasmo andiamo a proporre solo delle strategie applicative e per quanto riguarda l’entusiasmo andiamo solo a disseppellire quello che già c’era ma era rimasto sotto terra per chissà quali motivi.
In queste strategie di “disseppellimento dell’entusiasmo” a mio parere la parola magica è “specificità”. Siamo in sette miliardi, abbiamo a che fare con sette miliardi di situazioni specifiche, una diversa dall’altra. Non si può lavorare con lo stampino, non si può avere la formula magica per i sette miliardi, bisogna analizzare le singole situazioni una per una. Questo è il grande limite del mio sito e forse questo è anche il motivo per cui è giusto che esista, perché io essenzialmente continuo a predicare “State attenti a chi vi da la formula magica, prima di darvi consigli, perché possano essere sensati devono aver compreso la vostra realtà specifica”.
Un giorno hanno fatto una foto a tradimento (senza avvisarci) in una palestra nella quale stavo lavorando (giocando?!?) io con un gruppo di anziani e proprio perché la foto è stata fatta senza preavviso ne è venuto fuori un quadretto molto interessante. Eravamo nel bel mezzo di una lezione e stavo proponendo un semplice esercizio di ginnastica a corpo libero. Dalla foto si capiva che eravamo tutti in movimento ma non si capiva assolutamente che esercizio stavamo facendo, ognuno aveva una sua posizione, seppur con sensazione “dinamica” dell’immagine, che non c’entrava niente con la posizione del collega vicino. Ebbene, con un moto d’orgoglio, io ho giustificato quella varietà coreografica spiegando che quella era la chiara testimonianza del fatto che i miei allievi avevano diligentemente messo in pratica quanto da me predicato. Praticamente ognuno aveva cercato una sua via “specifica” a quel movimento e anche se le posizioni erano tutte diverse per il semplice motivo che non muovendosi a tempo erano casualmente in fasi diverse di quell’esercizio comunque un’esecuzione adattata molto alle singole esigenze delle varie persone con diverse doti aveva prodotto un confronto fra tante situazioni diverse. Ognuno, più che cercare un modello ideale di esecuzione di esercizio aveva cercato di svolgerlo nel modo più confacente alle proprie esigenze. Questa è una spiegazione istantanea del concetto di specificità che può certamente interessare l’attività per anziani ma interessa anche quella dei giovani e pure quella dei bambini. Non siamo tutti uguali e pur giocando allo stesso gioco produciamo gesta diverse. Questa cosa vai a spiegarla a chi fa nuoto sincronizzato e poi scoprirai che anche lì per giungere ad un movimento che deve sembrare più uniforme possibile e rigidamente conformato ad un ben preciso schema si percorrono strade diverse. E’ proprio ciò a darti la conferma dell’alta specificità del movimento: dato un preciso traguardo finale codificato ognuno percorre una sua strada per arrivarci. Ma i gemelli fanno le stesse cose anche in preparazione… Non è vero e, alla faccia che sono gemelli, hanno una loro individualità che la madre che li conosce in modo profondo e non superficiale riesce perfettamente a comprendere.
Predico la specificità poi, a livello nazionale, mi impunto sempre su un fatto che è terribilmente generico e batto il chiodo sul tormentone che in Italia il grande problema è la mancanza dello sport a scuola. Quello è effettivamente un fatto generico ma è purtroppo specifico del nostro paese che primeggia nel resto d’Europa per questa mancanza. Ciò implica una infinità di situazioni specifiche per cui i ragazzi italiani devono andare ad inventarsi chissà che cosa per poter praticare una sana attività sportiva che non è proposta dalla scuola e non solo ma a volte finisce proprio per essere osteggiata indirettamente dalla scuola. Non solo il ragazzo italiano deve arrangiarsi per poter praticare lo sport, non solo molte volte deve impiegare un sacco di tempo per trasferirsi durante la giornata dove può praticarlo ma alla fine ha pure la beffa di venire ostacolato dall’istituzione scolastica in questo suo impegno. Cornuto e mazziato. E’ assolutamente normale che ci sia chi non ci prova nemmeno e al momento ha pure la sensazione di risparmiarci in stress e salute. Ma la salute purtroppo la coltiva meglio chi si rompe le scatole per conciliare tempi della scuola e tempi dello sport in un equilibrismo che a volte è veramente difficile. Dunque per gli studenti italiani ci sono certamente milioni si situazioni specifiche perché a livello generale è proprio previsto che ognuno si arrangi a modo suo.
La specificità alla quale faccio riferimento io pertanto è sì una specificità tecnica riferita al fatto che ognuno ha la sua struttura fisica, ognuno è portato per un determinato sport ed ognuno ha un suo modo di prepararlo ma è anche una specificità organizzativa legata al fatto che purtroppo ognuno deve inventarsi una sua via al movimento anche da un punto di vista organizzativo. Se crediamo di essere nati nel paese che si occupa della nostra attività motoria ci sbagliamo di grosso. Abbiamo già l’assistenza sanitaria gratis e, di questi tempi non è per nulla poco (paesi che si dicono evoluti come gli USA sono ancora lì a chiedersi se sia un diritto di tutti i cittadini o solo di quelli ricchi…) per l’attività motoria dovremo attendere ancora qualche decennio. Al momento abbiamo milioni di situazioni altamente specifiche. Presa dal lato giusto si potrebbe anche dire una splendida anarchia con grande libertà. Come i miei anziani in palestra. Torno a dire che a livello di movimento l’anarchia vuol dire ricchezza di alfabeto motorio, a livello organizzativo l’anarchia è quella che mi rode tanto il fegato, se finora non si era capito.