La moda del podismo ha portato ad una diffusione incredibile di corse sulla distanza di Mezza Maratona (21 km e 97 metri) e sulla Maratona (42.195 metri). La Maratona è la classica distanza di corsa su strada, l’unica prevista dal programma olimpico, la “mezza” si è diffusa sull’onda della moda della distanza intera per il semplice motivo che la distanza intera è un bel polpettone molto difficile da recuperare per tutti (anche e quasi “soprattutto” per gli atleti di alto livello) e se si vuole gareggiare su distanze classiche su strada non c’era altra soluzione che andare a finire proprio lì visto che i 10.000 sarebbero una gara da pista (anche se adesso ne fanno una marea su strada…) la 10 miglia, che sono 16km e 93 metri non è una distanza classica da noi ed i 20 km, nota distanza della marcia, non si usano come corsa su strada proprio perché c’è la “mezza”.
Fra la quasi normale “mezza” e la molto impegnativa Maratona intera c’è un mare di mezzo. Sono proprio gli atleti di alto livello a testimoniarlo con il loro comportamento. Può sembrare assurdo ma mentre i tapascioni corrono indistintamente un gran numero di “mezze” e pure anche più maratone all’anno, gli atleti di alto livello possono anche correre un discreto numero di mezze ma se sono davvero atleti di alto livello difficilmente corrono più di una o due maratone all’anno. La qualità costa e mentre correre con risultati significativi un certo numero di “mezze” all’anno è possibile non è altrettanto possibile correre con risultati altrettanto significativi più maratone all’anno. C’è qualche centochilometrista che fa più maratone all’anno ma non riesce a farle ad un livello qualitativo apprezzabile. Se le corre tutte abbastanza vicine al record personale è per il semplice motivo che quel record personale non è un record di alto livello e pertanto non è il vero record potenziale dell’atleta che si esprime al meglio solo sulla 100 chilometri, se questo atleta ha un buon record sulla maratona allora anche se è un centochilometrista non ce la fa a ripetere quel tempo più volte all’anno dimostrando che tale impresa non riesce a nessuno, nemmeno ai centochilometristi che “teoricamente” dovrebbero affrontare una Maratona come una corsa quasi normale.
In effetti una Maratona non è mai una corsa normale neppure per quei podisti molto tranquilli che l’affrontano ad andatura decisamente turistica.
Dunque “fisiologicamente” la mezza è molto più gestibile, si può quasi improvvisare e, purtroppo, non ha neanche tanto di leggendario. Un qualsiasi podista che porta a termine una “Mezza Maratona”, a meno che non sia stato un sedentario incallito fino a due settimane prima, non compie proprio nulla di eroico. E’ per questo che la Maratona intera, sulla distanza dei terribili 42 mila e 195 metri imperversa, e anche per un altro motivo. L’altro motivo è un fatto squisitamente organizzativo. La Maratona di New York ha insegnato al mondo intero che la Maratona è anche un vero e proprio un business. Lo è se i numeri sono molto significativi. Se vuoi avere 40.000 partecipanti in gara (che, solo come quota di iscrizione, ti possono portare in cassa qualche milione di euro) devi buttarti sulla distanza intera perché sulla “mezza” proprio non ci stanno fisicamente. Una “mezza” con 40.000 partecipanti è assolutamente ingestibile in modo competitivo, potrebbe solamente essere una gigantesca corsa non competitiva dove ognuno parte quando vuole lui ma non potrebbe assolutamente essere garantita una competizione reale con partenza contemporanea vera e propria per tutti i partecipanti come si addice ad una gara vera per atleti, forti o scarsi che siano, ma che vogliono comunque competere alla pari, come è giusto che sia in qualsiasi sfida agonistica.
Così accade che il grande evento è organizzato solo sulla distanza classica di 42.195 metri ed accade anche che se, forse, a stare larghi, quasi il 50% di questi partecipanti è effettivamente preparato per affrontare quella distanza, un buon restante 50%, se non più, di quegli atleti non è effettivamente pronto ad affrontare una distanza così lunga. Poco male, disgrazie non ne accadono quasi mai e se accadono non sono effettivamente da mettere in relazione al grado di preparazione degli atleti quanto a quella casualità imprevedibile in tutte le gesta umane, però da un punto di vista strettamente sanitario c’è da dire che un bel po’ di quegli atleti va a caccia di problemi e soprattutto non va a somministrare al proprio organismo un qualcosa di molto fisiologico. Io ho spesso definito la Maratona a livello amatoriale, anche con riferimento a quelli che la preparano abbastanza bene, come quell’evento per preparare il quale ci si comporta molto bene per sei mesi adottando uno stile di vita salutare e raccomandabile a tutta la popolazione, poi il giorno della gara ci sarebbe da augurarsi che succeda un accidentaccio per il quale la gara non viene effettuata per il semplice motivo che è l’unica cosa non fisiologica e poco raccomandabile di tutti quei sei mesi. In poche parole l’atleta amatore che prepara la Maratona per sei mesi offre un buon servizio al suo organismo migliorando la sua salute generale per poi, il giorno della gara, andare a compiere un gesto che di salutare non ha molto e che per essere recuperato completamente può richiedere anche un mese.
Nasce un problema: se la Mezza maratona è più fisiologica ma non leggendaria e, particolare non di poco conto, non riesce a contenere più di 7-8 mila partecipanti che riescano a correre gareggiando davvero e non a ‘mo di corsa non competitiva, non può esistere una distanza intermedia che sia un po’ più leggendaria della “mezza” e che, soprattutto, riesca a contenere molti atleti senza “ammazzarne” (in senso figurato ovviamente…) più della metà?
Per conto mio questa distanza esiste ed è la 30 chilometri. Non è molto diffusa semplicemente perché non è di moda. Si tratta di renderla “leggendaria” con un buon battage pubblicitario, dopodiché se gli atleti dimostrano di apprezzarla e ciò potrebbe accadere perché la 30 chilometri ti stanca ma non ti ammazza, certamente anche i comitati organizzatori potrebbero accoglierla perché, se non stiamo parlando di una classica delle più quotate, una gara che riesce a contenere 12-15 mila atleti, quanti sono quelli che possono competere agevolmente su una 30 chilometri ben organizzata, è certamente una gara interessante anche per molti organizzatori.
Purtroppo, nella mentalità attuale, quando un atleta è pronto per correre la 30 chilometri si sente pronto anche per compiere il grande balzo che lo porta a preparare con un po’ di follia la leggendaria Maratona. Allora si tratta semplicemente di sostituire alla follia ed alla leggenda il gusto per le cose “normali” e “razionali” che fanno bene alla salute, poi se uno è animato da strani istinti sadomasochisti è libero di continuare a farsi del male, in ogni caso io proverei a promuovere la 30 chilometri come distanza da proporre anche agli atleti ben preparati che non hanno bisogno di scomodare la leggenda. Al momento attuale ci sono atleti che hanno capito questo ma continuano a gareggiare sulla distanza di 42.195 metri perché sostengono che le gare più belle sono organizzate su quella distanza lì. Organizziamo anche delle belle 30 chilometri e vediamo cosa succede…