LA LENTEZZA DI KUNDERA

E’ andata come diceva lui. Si resta nella memoria per poche cose da dare in pasto all’opinione pubblica. Nel caso di Milan Kundera è indubbiamente il romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere” che in molti hanno letto ma certamente una folla esagerata di persone sanno che è esistito tanto è vero che associano il nome di Kundera a quel romanzo. Per i più Kundera è esistito in quanto scrittore de “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. Se non fosse esistito quel romanzo non sarebbe esistito nemmeno lui.

Mi viene in mente l’atleta Francesco Panetta capace di prestazioni incredibili sui 5.000, 10.000 metri e sui 3000 siepi che però resterà alla storia per aver aiutato il compagno di squadra Lambruschini a sollevarsi dopo una brutta caduta in una gara. Il quale a sua volta, grande protagonista di 1500 metri e 3000 siepi, passerà alla storia come “quello che è stato aiutato da Panetta dopo una caduta…”

Oppure il mio amico Loris Pimazzoni grande protagonista delle corse su strada degli anni ’80, capace di correre 20467 metri sull’ora in pista che però è passato alla storia per aver vinto un curioso titolo italiano sui 10.000 metri approfittando di una clamorosa svista dello stesso Panetta e di Cova che arrivavano al traguardo insieme (compagni di squadra) passeggiando invece di guardarsi alle spalle da ciò che accadeva nella volata degli inseguitori.

Ci sono certi eventi che ti segnano e ti appioppano delle etichette incancellabili. La televisione nell’appioppare questi marchi è eccezionale e Kundera lo sapeva.

Per me Kundera è quello della “Lentezza” il suo romanzo che mi è piaciuto di più dove contrappone la sublimità della lentezza alla cloaca dello stress.

Non c’è abbastanza lentezza nel mondo affinchè Kundera possa passare alla storia come quello della “Lentezza” e se ciò accadesse probabilmente ci sarebbero dei sistemi di deviazione dell’informazione pronti a dirottare su un suo altro romanzo perché la lentezza è un lusso improponibile ai nostri giorni, una perversione inaccettabile troppo pericolosa per il sistema dello stress. La lentezza è l’unica cosa che può scardinare lo stress. L’unica rivoluzione possibile. Con la lentezza non possono ingabbiarti perché non può esservi nessun capo di imputazione a tuo carico. Però ti passano sopra perché tutto deve scorrere. Se tutto non scorre a certi ritmi il marcio viene a galla, é maleodorante e non è bene che si metta in evidenza.

Kundera è anche quello del Kitsch e guai a mettere in risalto pure quello perché in quello ci siamo immersi. Praticamente tutto lo sport di alto livello è Kitsch e si concentra l’inquadratura solo sul numero uno quando la realtà della competizione la vedi più facilmente dietro.

Anche il giorno della vittoria di Pimazzoni in quei famosi campionati italiani che l’hanno marcato nessun telespettatore si accorse che dietro ai due vincitori c’era un atleta che stava arrivando su ai 30 chilometri all’ora. Lo schermo era piantato sui primi due e sull’ultimo fotogramma appare questo intruso che vince il titolo. Nessuna sorpresa, era un atleta di altissimo livello, forse l’unico in grado di finire così forte in una gara di 10.000 metri, ma la televisione ha le sue regole, il Kitsch si basa sulla consacrazione del primo, ciò che accade dietro non conta.

Kundera lascia un’epoca di contraddizioni che si è prodigato a mettere in risalto nei suoi romanzi. In futuro queste contraddizioni potranno esplodere in un momento di tensione sociale un po’ come la sua primavera di Praga. E’ chiaro che la storia non si ripete mai nello stesso modo e chi vuole sovvertire l’ordine sa che se si comporta sempre in modo violento finisce presto e male.

E’ proprio la lentezza ad illuminarci in proposito. Anche se il Kitsch ha promosso esclusivamente “L’insostenibile leggerezza dell’essere”.