Ci sono ottocentometristi (ma possiamo definirli tali?) che sanno correre i 100 metri in 10″8 ed hanno buone doti di resistenza ma non hanno mai corso la distanza in meno di 1’50”. Ci sono ottocentisti (e dobbiamo certamente definirli tali…) che riescono a correre i 100 a malapena in 11″2, hanno doti di resistenza appena accettabili ed hanno già corso la distanza in 1’45” o anche meno. Mistero del mezzofondo veloce. In realtà non è tanto un mistero perché soprattutto negli 800 metri, specialità decisamente ibrida, tanto è vero che i tecnici non sanno se definirla “velocità prolungata” o “mezzofondo Veloce”, la capacità di fondere le doti di velocità con quelle di resistenza in modo ottimale è determinante per poter riuscire a correre bene la gara.
Sono molto di moda le esercitazioni extracorsa nella preparazione dell’ottocentista, in realtà queste hanno una indubbia utilità nel processo di velocizzazione dell’atleta e ne hanno certamente meno nella messa a punto della resistenza specifica. Un tempo l’atleta veloce che voleva correre gli 800 metri veniva caricato di chilometri nel periodo invernale più o meno come i suoi colleghi delle distanze più lunghe poi nel periodo agonistico estivo (stiamo trattando di atleti che non prendevano parte alle competizioni indoor) si metteva a correre specificamente al ritmo gara senza indugiare in molte esercitazioni extracorsa. Stiamo parlando di oltre 40 anni fa e c’era chi in quel modo arrivava ad 1’45”. Adesso le esercitazioni extracorsa sembrano imprescindibili per la preparazione dell’ottocentista e forse si è persa un po’ di vista la capacità di coniugare la velocità alla resistenza. Ovvio che l’atleta che punta a fare il record del mondo non può accontentarsi di correre i 100 metri in 11′”2 perché con quella base di velocità è pure possibile che al record del mondo non ci arrivi mai, ma se l’obiettivo è quell’1’45” che ti lancia sulla scena internazionale si può pure optare per una semplice preparazione specifica che ti porti ad ottimizzare quell’ 11″2 su un più che accettabile 1’45” sugli 800. Il passaggio matematico facile da scrivere, un po’ meno da mettere a punto sul campo, è che da 11″2 sui 100 si corrono i 200 metri in 22″3, da 22′”3 sui 200 si passa 47″5 sui 400 e da quelli, se un atleta è davvero uno specialista degli 800, a 1’45” ci si arriva. Se in questi passaggi si perde qualcosa non ci sono esercitazioni extracorsa che tengono perché l’unica possibilità è affinare il gesto specifico di gara e renderlo ottimale per gli 800 metri. A quel punto cascano gli altarini perché è ovvio che un atleta che corre i 100 anche in 10″8, nei piedi ha la dinamite di un velocista, magari innescata proprio dalle innumerevoli esercitazioni extracorsa, ma non sa economizzare il gesto perché in realtà non è ancora un ottocentista ed ha un tipo di corsa che è più funzionale alla corsa veloce (la classica corsa reattiva con un avampiede anche esagerato e tallone che non prende mai contatto con la pista, segmento coscia che sale in modo spropositato, elegante quanto antieconomico) che alla corsa degli 800 metri, può avere seri problemi di tenuta specifica nella gara anche se magari in allenamento riesce a correre a 3′ per chilometro senza problemi dimostrando doti di resistenza generale più che sufficienti. in realtà il vero ottocentista deve essere un po’ resistente ma può avere qualche problema a correre anche 3’10”-3’15” al chilometro e non è certamente la sua incapacità di ottenere tempi vicini ai 30′ sui 10.000 a minare le sue possibilità di costruire un’ottima resistenza specifica. Said Aouità correva i 10.000 metri in 27 minuti e mezzo per poi correre gli 800 in 1’43” ma Alberto Juantorena ad 1’43” (due volte il record del mondo a 1’43″5 e 1’43″4 rispettivamente) ci è arrivato anche se i 10.000 metri non riusciva a correrli forse neanche in 33′.
Dunque questa misteriosa capacità di fondere bene le doti di velocità con quelle di resistenza che per certi versi potrebbe pure essere una dote innata dell’ottocentista vero e così trovi il ragazzino, che andrà indubbiamente velocizzato, che sui 100 fa a malapena 13″ ma corre già gli 800 in meno di 2′ anche se non corre mai più di 40 minuti di corsa continua in allenamento. Poi quello che corre i 100 in meno di 12″, subisce già allenamenti di corsa lunga su distanze superiori ai 15 chilometri ma… sugli 800 non è ancora approdato a tempi inferiori ai 2′. Insistere sulle esercitazioni extracorsa e sui grandi chilometraggi invernali con questo tipo di atleta è un po’ prenderlo in giro perché vuol dire preoccuparsi già di quando correrà in 1’45” senza che sia mai sceso una volta sotto i 2′. Ad ogni giorno la sua croce, viene da dire, ed il ragazzino con buone doti di velocità e di resistenza che non piazza bei colpi sulla gara degli 800 si domanda già se sia o meno un ottocentista. Pertanto io non suggerisco di preparare la resistenza specifica già a tredici anni su un modello di stampo sovietico ma di far assaggiare le modalità di corsa tipiche della gara di 800 metri ad un ragazzo di sedici anni certamente altrimenti inizia a prendere delle bastonate a livello agonistico che possono pure stroncare precocemente la sua carriera di atleta.
Insomma come il saltatore in alto anche se è veloce ed ha uno stacco da paura non è detto che vada molto in alto se non ha una buona tecnica di salto così l’ottocentista anche se ha ottime doti di base non è detto che sia un buon ottocentista se non sa fondere con armonia le doti di velocità con quelle di resistenza. Pertanto molto tempo della preparazione dovrà essere dedicato a questo tipo di capacità più che alla capacità di correre sempre più velocemente i 100 metri oppure i 10 chilometri delle sgroppate in campagna.
Ovviamente con riferimento ai giovani va considerata la possibilità di spostare l’atleta su distanze diverse ma anche punzecchiando saltuariamente le doti necessarie per mettere a punto un certo tipo di resistenza specifica piuttosto che un’ altra ci si accorge se uno ha doti naturali più verso una specialità o verso l’altra. Qui posso fare il confronto fra un millecinquecentista ed un ottocentista. Un tempo si aveva l’abitudine di preparare indistintamente entrambe le discipline poi l’atleta andava in gara ed in base ai risultati conseguiti decideva se indugiare più su una specialità o sull’altra.
Anche senza attendere i risultati delle gare si può notare tale propensione in allenamento. L’ottocentista è quello al quale risulta più facile la messa a punto della corsa da 800 metri, il millecinquecentista quello che trova più naturali le tensioni della gara dei 1500. Banalizzando si potrebbe anche accennare ad un discorso di ampiezza della falcata ed impiego di elasticità dove l’ottocentista è tendenzialmente più ampio ed elastico rispetto al “cugino” millecinqiuecentista che è più compatto, frequente e “cuore e polmoni” rispetto all’ottocentista.
Ma altre cose si scoprono proprio con la propensione a certi allenamenti. Ci sono degli ottocentisti di tipo veloce che proprio non ci sentono nella proposizione di carichi di allenamento di corsa lunga, Quelli potranno certamente essere preparati per la gara degli 800, talvolta non disdegneranno di partecipare anche a gare sui 400 metri dove probabilmente vanno anche piuttosto forte ma sarà tempo sprecato voler provare ad indirizzarli anche sui 1500. Al contrario con loro si tratterà proprio di indugiare molto sulla resistenza specifica ma senza nausearli per non incappare nel rischio di farli scappare sulla psicologicamente abbordabile disciplina dei 400 metri.
Su questa potenziale conflittualità fra 400 metri ed 800 metri mi sia consentita un’ osservazione. In realtà una certa conflittualità c’è e prova ne sia che il solo già citato Alberto Juantorena ha fatto cose incredibili su entrambe le discipline (ma in campo femminile non si può dimenticare Jarmila Krastochilova anch’essa grandiosa in entrambe le discipline). In Italia un tempo c’era una leggenda che per fortuna sta un po’ sparendo che per colpa della staffetta 4×400 non si riuscivano ad avviare alla specialità degli 800 atleti abbastanza veloci. Come si interpretava questa curiosa leggenda. Che siccome nella 4×400 c’erano 4 o più posti, con le rispettive riserve, in caso di dubbio un atleta bivalente sceglieva la distanza dei 400 dove poteva trovare spazio più facilmente grazie alla staffetta. In realtà questa leggenda avrebbe potuto essere giustificata se posti nella staffetta ce ne fossero stati dieci o quindici ma per i 4 posti della 4×400 non era molto razionale. Obiettivamente però è sempre rimasta questa idea che se un quattrocentista va abbastanza forte sui 400 non c’è nessun motivo che deva andare a cercare rogne negli 800 che sono lunghi il doppio.
Andiamo nella filosofia dello sport. Soprattutto trattando di giovani penso che sia opportuno provare tutto, poi, in una mia visione per nulla scientifica ma oserei dire romantica dello sport, io dico che il giovane si deve innamorare di una certa disciplina. E, se le doti ci sono ed è veramente innamorato di quella disciplina i risultati vengono altrimenti può anche cambiare idea per ricostruirsi una vita sportiva, Possibilmente non a 25 anni quando i giochi da un punto di vista sportivo sono già fatti. Se sbagli disciplina non hai molti anni per capirlo, per questo, soprattutto da giovani è bene provarle un po’ tutte, Non è reato.