Lo sport ha già un enorme vantaggio rispetto alla scuola: che non esistendo dei “programmi ministeriali”, delle direttive e degli obiettivi suggeriti dal ministero, si può affrontare un programma di perfezionamento sportivo senza stress e senza controlli di alcun tipo. Questa cosa che già è possibile praticamente in tutti gli sport è ancora più perfettamente perseguibile negli sport individuali.
Gli sport di squadra, purtroppo, un minimo di vincolo ce l’hanno e nasce dal fatto che in certi sport, per comodità organizzative, alcune esercitazioni di allenamento devono essere svolte in gruppo e se qualche atleta si allena in modo eccentrico può finire per costringere a condizionare la preparazione dell’intera squadra oppure se non vuole correre tale rischio deve rassegnarsi a svolgere quel tipo di preparazione “non conforme” solo nei momenti nei quali può isolarsi dal resto della squadra.
Negli sport individuali tale vincolo non esiste ed è possibile partire con quella meravigliosa premessa che nessun docente scolastico potrà mai proferire senza essere scomunicato. “Sappi che qualsiasi cosa che proviamo può essere sbagliata, così come qualsiasi cosa strampalata può rivelarsi decisamente più utile di tutte le cose che sono state provate fino ad ora. In ogni caso è certo che se non proveremo qualcosa di nuovo non avremo nessuna possibilità di scoprire qualcosa di nuovo e tanto meno di fare qualcosa di meglio di ciò che sia stato già fatto con gli altri tipi di preparazione fino ad ora adottati.
Il percorso di autentica curiosità e di autentica scoperta di cose nuove può essere tollerato al campo sportivo ma non a scuola dove, se per sbaglio va a buon fine, fa scoprire che il re è nudo, delegittima l’insegnante che si calcifica sui programmi ministeriali e tutti i libri di testo politicamente corretti e passati al vaglio del controllo dell’informazione.
In breve al campo sportivo è ammessa l’autenticità di chi parte per un viaggio non sa dove va e non sa nemmeno quando torna, se torna. La scuola non è così e si muove dentro a dei paletti ben fissati. Fra questi paletti più duri e limitanti l’apprendimento c’è quello che comunque l’allievo deve rispettare alcuni contenuti didattici che è tenuto addirittura a far suoi anche se non gli interessano e deve dimostrarne la lettura se non l’approfondita analisi anche se sono ben distanti dal percorso formativo che avrebbe scelto per attitudine.
Insomma a scuola ti dicono già cosa devi imparare, non hanno dubbi, la risposta ce l’hanno già e, cosa piuttosto assurda, se alla fine del percorso di studi la tua risposta è diversa dalla loro non gliene frega nulla, tu devi comunque dimostrare di aver appreso bene qual’ è il loro punto di vista che poi tu sia d’accordo o no quelli non sono affari loro.
Lo sport è bello perché è esattamente l’opposto. Se fai tutto quello che fanno gli altri senza metterci del tuo potrai anche diventare un grande atleta ma non potrai diventare un campione, non potrai diventare meglio degli altri. O meglio se ciò capiterà, accadrà per una tua dotazione genetica superiore ma non per strategie di allenamento innovative che non ti sei degnato di mettere a punto con il tuo allenatore.
A me piacerebbe che alcune strategie di indagine che vengono affrontate al campo sportivo potessero essere perseguite anche a scuola ma evidentemente una scuola elastica e aperta a più soluzioni è scomoda, mal gestibile e non è negli obiettivi del Ministero che ha finalità dettate da una precisa linea politica. Chi dice che a scuola non si fa politica dice una gran balla. Di politica a scuola se n’è sempre fatta gran tanta a partire dai vertici, a partire proprio da chi la comanda e da chi la informa. Purtroppo è una politica ingessata come tipicamente in tutte le democrazie occidentali dal dopoguerra in poi, è sempre quella politica e anche se la società ha bisogno di un radicale rinnovamento perché fa i conti con macroscopici errori di questa politica non si profila all’orizzonte un qualcosa di nuovo che possa arrivare dall’istituzione scolastica. Lo sport, se praticato come si deve, è forse l’unica oasi di libertà che ci concede la società attuale.