Non ho mai esercitato la professione di Personal Trainer come comunemente inteso. Non so nemmeno se lo potrei fare. Non mi sono mai posto il problema. Ho seguito passo passo come un personal trainer vero segue i suoi clienti delle persone con delle disabilità particolari che imponevano un certo tipo di assistenza. Era la mia formazione professionale a suggerirmi che quella era l’unica modalità per poter seguire quel tipo di allievi (non li chiamo “pazienti” ma “allievi” per filosofia più che per deformazione professionale).
A volte mi domando se quando ho scelto questa strana sigla “Personal Trainer Gratuito” per definire un mestiere che in Italia non esiste che è quello di “consulente dell’attività motoria”, ho fatto bene. Avrei potuto chiamarmi “Personal Trainer della Mutua”. Ma è una mutua che non esiste. Visto che, in quest’ambito professionale, sono “nato” su un percorso della salute avrei potuto chiamarmi “Assistente tecnico al percorso della salute”. Ma dopo, magari, mi dicevano di curare meglio l’erbetta del percorso e di provvedere a riparare alcuni attrezzi presenti sulle piazzole.
Chiamandomi “Personal Trainer Gratuito” ho fatto ancora più caos. Forse meglio perché tanti si sono fermati proprio per capire che cavolo era questo “PTG” incomprensibile.
Io dico sempre che con un Personal Trainer come comunemente inteso non ho nulla a che spartire ed in questo senso potrei proprio aver sbagliato sigla, ma c’è una cosa che mi accomuna ai veri personal trainer: è l’ambizione di dare consigli o, meglio ancora, di relazionarmi sull’attività motoria, con dei singoli più che con delle “pluralità astratte”. Ho sempre sostenuto che il consiglio generico abbia gran poche possibilità di successo. Per quello il mio compito su Internet è molto più difficile che al percorso della salute. Il rischio di generalizzare su Internet è molto più elevato.
Dei personal trainer veri ne so piuttosto poco. Non ho mai esercitato quella professione e la conosco per sentito dire. A dire il vero anche gran poche delle persone con le quali ho avuto a che fare hanno svolto piani di attività motoria assistiti da tecnici personali.
Tuttavia un’opinione me la sono fatta. Può essere sbagliatissima ma posso esprimerla tranquillamente da comune cittadino, se non da professionista del movimento.
Tornando indietro solo un secondo sul mio PTG , visto che ho scritto di “professionista del movimento”, quando ho lanciato questo mio logo qualcuno ha detto che stavo svendendo una professionalità. In effetti non la stavo svendendo, la stavo semplicemente regalando. Lo sponsor che mi assiste al percorso, che ringrazio infinitamente per la fiducia accordatami, copre solo una piccola parte delle spese sostenute nell’espletamento del servizio.
Detto questo posso lanciarmi nel mio anatema senza paura di essere frainteso. A mio parere il personal trainer classico, come comunemente inteso, ha solo un grosso problema: non è alla portata di tutte le tasche. Il servizio come comunemente inteso è terribilmente costoso per il normale cittadino. Non conosco il mercato ma non penso che ci siano personal trainer in giro che possono offrire assistenza a prezzi stracciati. Io stesso se dovessi seguire individualmente delle persone costerei troppi soldi. Anche le agevolazioni fiscali che hai quando lavori con il pubblico vanno a farsi friggere nel momento in cui devi lavorare privatamente per un singolo soggetto.
Ovviamente, visto che è costoso, spero che il servizio offerto da questi tecnici del movimento sia di ottima qualità. Poi però mi giunge un altro dubbio ed è quasi più filosofico che tecnico. Io personalmente se fossi un comune mortale che deve mettersi in forma (invece di essere un malato della corsa oltre che un tecnico “generico” del movimento con specializzazione sulla terza età) non contatterei un personal trainer. Faccio fatica a scindere me stesso da una presunta persona normale che deve mettersi in forma. Nessuno di noi e “normale”, io lo sono meno degli altri e questa “normalità” è un’astrazione un po’ difficile. Però dalla mia anormalità reale fatico con la fantasia a calarmi nel ruolo di cittadino che ha bisogno del personal trainer.
Ritengo l’attività motoria un’esperienza troppo intima per poterla far gestire da un estraneo. Ma se il personal trainer fosse tuo fratello? Ma nemmeno in quel caso. Gli chiederei certamente consigli ma dopo vorrei esplorare personalmente le varie soluzioni a costo di sbagliare.
Le “varie soluzioni”. Forse è questa la chiave per spiegare perché l’assistenza costante di un tecnico mi metterebbe a disagio.
La Scienza del Movimento (come tante) non è una scienza esatta. Se contattate dieci personal trainer diversi probabilmente vi suggeriranno dieci piani diversi e magari pure molto diversi fra loro. Da questo punto di vista i tecnici del movimento sono molto peggio dei medici. Non ne trovi uno che concordi con l’altro.
Se uno ama davvero l’attività motoria vuole esplorare personalmente le varie soluzioni e difficilmente si fa condurre passo passo da un tecnico, può fare così solo se ha una grande paura di sbagliare ed ha la necessità di giungere al risultato in tempi brevi. Fa così il professionista dello sport che si affida al miglior tecnico perché deve certamente giungere al miglior risultato, ma il divertimento, in quella situazione, non è certamente uno degli obiettivi.
Insomma il movimento a mio parere va “scoperto” e nello scoprirlo è anche opportuno sbagliare, magari non in modo tragico ma in modo “formativo”. Come un buon cuoco diventa un buon cuoco dopo aver cucinato anche delle pietanze disgustose così l’appassionato del movimento impara a gestire il suo corpo dopo aver fatto delle discrete fesserie. Chiaramente questa non è l’unica via. Ripeto è una questione filosofica più che altro. In una società terribilmente competitiva che non ci permette di sbagliare in nessun ambito io rivendico il diritto a sbagliare in modo giocoso (ovviamente con buon senso) nell’ambito del movimento. Questo “gioco” è possibile fin tanto che si è sani. E’ per quello che io reclamo sempre di utilizzare il movimento, quando ancora si è in salute, a livello preventivo.
La sedentarietà cronica è un pessimo cliente e può portare si, quando è degenerata, a percorsi obbligati. A quel punto il cardio frequenzimetro e la presenza costante di un tecnico qualificato possono diventare un obbligo più che una curiosa opzione.