E’ arrivato un altro di quei momenti durante i quali posso scrivere anche le fesserie più grottesche sul mio sito che la frequentazione dello stesso aumenta. In questi momenti sono un po’ disorientato e tendente al depresso perché mi rendo conto che quello che scrivo conta gran poco. E’ il nome del sito a “tirare” a seconda delle situazioni contingenti e pertanto, creatasi una situazione di necessità, molti utenti cliccano sul mio sito senza sapere cosa cercare, senza sapere che dopo aver letto qualcosa sul mio sito probabilmente avranno in testa ancora più caos di quello che ne avevano prima in tema di attività motoria. Il mio è un sito destabilizzante ed invece di cavalcare l’onda e rispondere normalmente ai quesiti più frequenti (per esempio: “Sono a casa in lockdown, dammi dei consigli per fare degli esercizi a casa…”) tendo ad inquadrare, o meglio, a “non inquadrare” l’attività fisica secondo schemi che non sono molto di moda.
Ci sono delle cose che dovremmo aver imparato nei lockdown ma che non abbiamo imparato perché ci sono state proposte soluzioni che non ci hanno avvicinato ad un nuovo modo di intendere l’attività motoria. Per esempio che l’attività motoria si fa meglio all’aperto che al chiuso. Razionalmente ciò dovrebbe esserci stato suggerito anche da chi formula le diposizioni per controllare la pandemia. Invece nulla di tutto ciò, quasi un messaggio al contrario, invece di darci indicazioni sui momenti e sui luoghi migliori per uscire a fare attività fisica ci propinano scenette di insegnanti in perfetta forma fisica che ci propongono l’esercizio da fare a casa. L’esercizio da fare a casa va bene per chi è in quarantena che non ha altre possibilità ma chi non lo è fa bene ad uscire proprio per motivi di salute ed è proprio per quello che può farlo anche in zona rossa anche se molti non l’hanno capito. La zona rossa è concepita per tutelare la salute della gente non per guastarla e così sono sempre previste le finestre per andare a svolgere attività fisica all’aperto. Se poi qualcuno, grazie alla televisione, ha capito che queste finestre sono inutili ed anzi pericolose ed è meglio mettersi a fare a casa la ginnastica suggerita dagli insegnanti in perfetta forma fisica allora vuol dire che la televisione può più del legislatore perché l’intento del legislatore non è quello di guastare la salute dei cittadini bensì di tutelarla. E’ curioso come questi soggetti che si risparmiano l’attività fisica all’aperto per assurde fobie siano gli stessi che poi vanno tranquillamente al supermercato o dal tabaccaio come nulla fosse (o, peggio ancora, in farmacia) dichiarando a sé stessi che il minimo indispensabile bisogna comunque farlo. Ecco, allora se siamo in una condizione di “minimo indispensabile” sarebbe proprio il caso di affermare (ma non lo dice proprio nessuno e non pensate che vadano a dirlo in televisione…) che il “minimo indispensabile” è la quota di attività fisica da fare ogni giorno che se vogliamo che sia davvero efficace e salutare deve essere svolta all’aperto e non al chiuso, per quanto riguarda le spese nei supermercati e nei negozi è proprio il caso di organizzarsi con qualcuno che abbia la possibilità di affrontare meglio le situazioni a rischio. Se uno fa fatica a tenere la mascherina perché dopo un po’ ha fame d’aria non lo mando certamente al supermercato dove in quei pochi momenti nei quali si abbassa la mascherina chissà cosa respira ma lo mando a fare attività fisica all’aperto perché trovato un luogo tranquillo potrà abbassare anche la mascherina per respirare normalmente.
E’ per questo che a chi mi ha chiesto esercizi da fare a casa in questo periodo io ho sempre chiesto se era proprio l’unica opzione perseguibile perché se non ci sono altre soluzioni sono perfettamente d’accordo che piuttosto che stare fermi sia utile anche mettersi a fare degli esercizi a casa ma quando la reclusione è dettata da superstizione e falsa informazione allora mi tocca precisare che la salute è la cosa più importante e così come ci proteggiamo in tutti i modi dal Covid dobbiamo tentare di proteggerci in tutti i modi da quelle abitudini poco salubri che possono minare la nostra salute quale quella di stare troppo in casa e frequentare quasi esclusivamente luoghi al chiuso.
Altra grande occasione che abbiamo perso in tempi di Covid anche se non è detta l’ultima parola perché potremmo anche svegliarci fuori un po’ adesso, anche se in ritardo, è la revisione del modo di spostarsi nelle nostre città. Dovremmo aver capito tutti, perché c’è stata l’occasione per sperimentarlo, che con meno auto in città si sta decisamente meglio, si respira meglio, si va meglio a piedi e si va meglio in bicicletta. Allora perché non si prende occasione da questa grande sperimentazione per consentire sempre l’uso dell’auto solo a chi ne ha bisogno improcrastinabile? Perché bisogna attendere il lockdown per poter circolare liberamente a piedi ed in bicicletta nelle nostre città? Dobbiamo sperare nelle disgrazie? Dobbiamo sperare nel Covid per liberarci dalla schiavitù dell’auto? Ci sono delle indicazioni nette, chiare ed inequivocabili che ci ha dato il Covid che continuiamo ad ignorare.
E poi ci sono le follie collettive. Ricordo lo scorso anno di questo periodo due di quelle follie, simili fra loro ma dove la seconda, meno surreale della prima, era forse ancora più grave. In un primo tempo è sparita la pastasciutta dagli scaffali dei supermercati. Giustamente come italiani ci teniamo alla pastasciutta e abbiamo paura di restare senza. Ebbene quella paura era ingiustificata perché di pasta ce n’era a volontà e non aveva senso svuotare gli scaffali. Quelle che mancavano, invece, lo scorso anno erano le mascherine, ma ce ne siamo accorti un po’ troppo tardi quando, chiusi in casa col positivo, abbiamo finito per infettarci a famiglie intere. Peccato per non essersi accorti di questo, assolutamente assurda la fobia della pastasciutta. Ma alla fobia della pastasciutta ne è seguita a breve un’altra che non era del tutto ingiustificata ed era invece follemente concreta. Dovevamo ancora accorgerci che era molto importante avere la mascherina soprattutto nelle situazioni a rischio che già avevamo svuotato gli scaffali di un altro bene di consumo: la farina. E questa volta la cosa era terribilmente vera, perché in effetti gli italiani stavano esaurendo le scorte di farina. Quella della pasta era una fobia ma quella della farina era terribilmente vera. Presi dalla smania del dolce italiani di tutti i ceti e tutte le età a cucinare dolci come dei forsennati come se cucinare il dolce fosse il miglior antidoto per la sedentarietà da Covid. Così c’era gente che invece di studiare come andare a fare attività all’aperto senza rischiare il contagio e pure le multe (che fioccavano alla grande anche in situazioni discutibili) studiava che nuovo dolce fare per stare più tempo in casa e combattere il Covid in quel modo. Ovviamente il giro al supermercato (magari due perché nel primo la farina era quasi certamente finita…) era sempre consentito e così ci tocca rilevare che, nonostante la ginnastica da camera, i contagi aumentavano alla grande.
La salute va tutelata tentando di non pigliarsi il Covid ma non è che una volta evitato il Covid ci invada automaticamente in ogni fibra del nostro corpo. La salute è un equilibrio delicato che ha molto a che fare con l’attività fisica. L’attività fisica per essere salutare deve essere fatta in modo da non esporci al rischio di contagio ma se pensiamo che questo sia l’unico requisito essenziale per un razionale piano di preparazione fisica sbagliamo di grosso.
Per esempio, pensando al Covid, dovremmo anche capire che c’è un’ emergenza cronica che va trattata con uguale energia: è la sedentarietà dovuta all’impossibilità di vivere bene all’aperto le nostre città troppo inquinate e dominate dalle auto, cosa che succede sistematicamente anche quando non c’è il Covid di mezzo, anzi, ancora di più.