I teorici della “decrescita felice” sono molto ottimisti. Siamo solo all’inizio di una crisi economica su scala mondiale che non si sa dove ci potrà portare e questi parlano di “decrescita felice”. Felice per chi? Per i ricchi che continuano a gestire politica e finanza a loro uso e consumo o per la povera gente che non sa più come tirare avanti in qualche modo?
In Italia, che siamo giocherelloni, continuiamo a giocare al gioco delle tre campanelle ed invece di tentare di cambiare qualcosa votiamo sempre per qualche ricco che giustamente fa gli interessi dei più ricchi. Potrebbe essere che in un futuro imminente ci faremo governare pure da un capo comico, ovviamente ricco, che promette che se va al comando della nave farà gli interessi dei più poveri. Ma quella ormai è una battuta che non fa più ridere nessuno.
Tutto sommato sono abbastanza ottimista anch’io perché penso che il fondo “morale” se non economico della nostra nazione sia stato toccato quel giorno che una signora un po’ attempata è andata in televisione e si è messa a piangere dicendo che non ci sono più i soldi per le pensioni degli italiani. La gente invece di mettersi a ridere l’ha presa sul serio ma l’ha presa sul serio male perché ha capito che il problema era l’economia. Non hanno capito che il problema era lei. Una che va in televisione a dire a tutta la nazione che i soldi sono finiti e non finisce il discorso dicendo che visto che lei è una di quelle che comanda si decurta con effetto immediato lo stipendio a seguito di questa nuova situazione è una che sta prendendo in giro la nazione. Se i soldi non ci sono più non ci sono più per nessuno, non solo per la povera gente e pertanto vai in televisione a piangere per la tua situazione non per quella degli altri.
Se fossimo coerenti voteremmo per politici pronti a comandare a duemila euro al mese, ma allora potrebbero davvero saltare certi equilibri. I ricchi possono tenere il comando fin tanto che hanno il controllo dei mezzi di informazione e fin tanto che la povera gente continua a mangiare. Quando la gente non mangia più qualcosa di brutto succede anche se comandi la televisione. E non penso che sia colpa degli extracomunitari come qualcun altro vuol farci credere.
Sono quasi ottimista perché penso che tutto sommato si tenterà di non ridurre la gente alla fame perché la rivoluzione non la vuole nessuno. Siamo un popolo di telespettatori e la televisione si può guardare solo con la panza piena, con lo stomaco vuoto spegni la tv e scendi in piazza a protestare. Penso che chi governa le televisioni tenterà di scongiurare questa eventualità, in questo senso sono ottimista.
Il mio “quasi ottimismo” si esalta con riferimento allo sport dove penso che la crisi economica potrà produrre scenari interessanti. Lì c’è proprio da sperare che si riesca a spegnere la televisione. Se lo sport televisivo va in crisi non c’è più bisogno di star lì a vederlo ore ed ore. A quel punto non scendi in piazza a protestare per il deterioramento dello sport televisivo ma ti rassegni a fare sport tu perché capisci che lo sport praticato è più importante di quello “visto”.
E’ chiaro che un aiutino da parte dello Stato in crisi ci vuole per una scelta così coraggiosa e allora sarebbe bello che apparisse sulla scena qualche politico pazzo scatenato che decide che bisogna finalmente risparmiare un po’ di danaro sull’assistenza sanitaria e pertanto è il caso che cominci a fare sport anche chi fino ad ora lo sport si era limitato a guardarlo in televisione. La “rivoluzione” dello sport potrebbe essere una rivoluzione pacifica. Non abbiamo più i mezzi per sostenere lo sport di alto livello ma raschiamo dal fondo del barile i soldi necessari per far fare sport alla gente comune che altrimenti ci costa una fortuna in assistenza sanitaria. La decrescita felice dello sport. Forse folle utopia come quella dell’economia ma non del tutto impossibile.
Le mosse politiche da fare non sarebbero nemmeno così complicate: si tratterebbe semplicemente di dichiarare (senza piangere…) che visto che la situazione economica è mutata il sistema sportivo nazionale non è più improntato alla produzione di campioni che tengono alto il nome della nazione all’estero bensì alla diffusione capillare dello sport su tutto il territorio nazionale con il solo “nudo” obiettivo di migliorare lo stato di salute della popolazione e con il dichiarato intento di risparmiare sulle spese di assistenza sanitaria. Ovviamente le varie Federazioni sportive dovrebbero un po’ ristrutturarsi e molti sponsor scapperebbero via, insomma sarebbe un discreto terremoto ma lo scenario finale potrebbe essere meno apocalittico di quello che si possa immaginare.
Fantascienza dello sport. Se gli economisti sono in grado di parlare di “decrescita felice” non vedo perché io, che mi occupo di sport, non posso immaginare uno scenario così, che se esistesse una vera programmazione dello sport si sarebbe già concretizzato ben prima di finire i soldi per lo sport di alto livello.