“Con le poche righe sul “Movimento del movimento” prendi decisamente una posizione politica ed insisti ad occuparti di politica su un sito che tratta l’attività motoria. Guarda che rischi di perdere di credibilità…”.
Bene, è giunto il momento di scrivere della vecchissima barzelletta dei pomodori su questo sito. Ma prima una breve replica a questa ormai monotona osservazione.
E’ inevitabile trattare il movimento, inteso come attività fisica nel suo complesso, andando a lambire anche aspetti che sono decisamente politici. La scelta di dare molta importanza alle biciclette sulle nostre strade è certamente una scelta politica. La scelta di dare molto spazio all’attività motoria nella scuola è un’altra scelta decisamente politica. La scelta di effettuare la vera prevenzione sanitaria tramite l’attività motoria e dunque aprendo capitoli di spesa che riguardano solo indirettamente il sistema sanitario è un’altra scelta politica. Tutte queste scelte sono scelte politiche con i loro pro ed i loro contro. Molti, per esempio, mi dicono che la mia mania di incentivare l’uso della bicicletta per gli spostamenti quotidiani è un’ idea assolutamente improponibile da un punto di vista economico per gli enormi costi diretti (piste ciclabili, etc.) e per gli altrettanto insopportabili costi indiretti (danno all’industria dell’auto e all’economia del petrolio che già patisce grosse difficoltà) che può provocare una scelta del genere.
E’ chiaro che quando si fanno delle scelte di macroeconomia vanno messi sul piatto della bilancia sia i pro che i contro. Non si può da un giorno all’altro trasformare un paese di automobilisti in un paese di ciclisti. La Cina sta facendo il contrario e noi torniamo indietro per cosa? Per salvare il pianeta da soli? E’ come chiudere una centrale nucleare quando tutti attorno continuano a farle funzionare.
La necessità di incentivare l’uso della bici nasce da una pluralità di motivazioni. E’ probabilmente la via più breve per combattere la sedentarietà, visto che non possiamo disporre di quei 20-30 miliardi necessari per dotare il paese delle strutture sportive necessarie a proporre un cambiamento di rotta.
In ogni caso io resto della mia idea che la lotta alla sedentarietà richieda un certo tipo di scelte, le espongo su questo sito che tratta l’attività motoria e a chi osserva che questi sono discorsi da economisti o da politici rispondo semplicemente che spesso queste scelte vengono delegate a soggetti che non sono né politici nel senso vero del termine né economisti, ma sono semplicemente industriali che hanno la capacità di orientare le scelte di macroeconomia in direzione dei loro interessi di mercato.
La risposta un po’ più complessa per difendermi dall’accusa di occuparmi di politica su questo sito mi tocca darla scrivendo l’ormai antica barzelletta dei pomodori. La sanno tutti ma forse vale la pena “rinfrescarla”.
C’è un grande (molto grande…) gruppo di pomodori che scenda la vallata cantando ad alta voce: “Noi siamo i pomodori, noi siamo i pomodori…”. Il gruppo si gonfia sempre di più, diventa sempre più numeroso, è impossibile non notarlo e continua monotonamente ad intonare “Noi siamo i pomodori, noi siamo i pomodori…”. La scena prosegue ed il grande Walter Chiari una scena del genere te la portava avanti chissà quanto e ti faceva ridere anche senza finire la barzelletta. Io non ho la magia di Walter Chiari e sono costretto a tagliare corto…
In mezzo alla vallata c’è uno stronzetto che canta: “Io sono un pomodoro, io sono un pomodoro…” L’enorme e chiassoso gruppo dei pomodori non si accorge di questo ma il capo molto attento ed accorto lo nota, giunto in prossimità dello stronzetto ferma il gruppo e dice di stare zitti. Tutti sentono ‘sto stronzetto che canta “Io sono un pomodoro, io sono un pomodoro…” Alché il capo dei pomodori lo ferma e gli dice: “Eh no! Tu non sei un pomodoro, sei semplicemente uno stronzo!” E lo stronzo replica “Certo signor capo dei pomodori ma io ho pensato che così come voi che siete dei pomodori è ormai da giorni che state facendo gli stronzi io che sono uno stronzo potevo fare un po’ il pomodoro…”.
Io sono lo stronzetto e vi dirò che non mi pare nemmeno di aver provato a fare il pomodoro, rilevo solo come non si possa inneggiare al movimento come scelta culturale senza scomodare almeno un po’ la politica. Scusate per questa “intromissione”.