INSEGNANTI DI EDUCAZIONE FISICA E PRETI

Nella scuola attuale a mio parere sono sottovalutate tre materie: l’educazione civica, la religione e l’educazione fisica (che io continuerei a chiamare educazione fisica piuttosto che “attività motoria”).

Il mio concetto è che la scuola deve informare il mondo del lavoro più che servirlo. Se lo serve e basta non può migliorare nessuno, se lo informa, invece, più che subirlo può servire a ristrutturarlo. Largo ai giovani, educhiamoli e poi lasciamo loro ricostruire il mondo invece che costringerli a partecipare passivamente a quello che noi abbiamo costruito per loro. Se passa questo concetto di scuola allora diventa molto importante l’educazione civica , la religione ed è pure importante l’educazione fisica intesa come educazione più che come trasferimento di informazioni sull’attività motoria.

Altrimenti può continuare ad imperare il nozionismo e allora largo alle materie tecniche, aboliamo i libri perché tutto sommato serve solo il computer, non parliamo più di educazione ma solo di trasmissione di informazioni.

Il nozionismo può funzionare bene anche a compartimenti stagni, le varie materie possono anche non essere collegate fra loro.

Altrettanto non si può dire se diamo spazio all’aspetto educativo ed allora educazione civica, religione ed educazione fisica sono fortemente correlate fra loro.

Lasciando perdere per un attimo l’educazione civica, perché altrimenti il campo è troppo vasto, vorrei soffermarmi un attimo su una domanda che per quanto curiosa per conto mio non è per nulla insensata: “Ma, secondo te, l’insegnante di educazione fisica è anche una specie di prete?” risposta: “A mio parere sì”.

Aggiungo un dettaglio: mentre era molto facile per i preti, negli anni d’oro degli oratori, essere anche degli ottimi insegnanti di educazione fisica nel senso che il ragazzino giocava alla grande in parrocchia e costruiva i presupposti per diventare un campione più ancora di quanto li costruisca adesso in settori  giovanili di sport che specializzano troppo precocemente, è molto difficile per l’insegnante di educazione fisica di oggi essere anche un mezzo prete in una società che quanto a principi morali è un po’ allo sbando.

In ogni caso sono convinto che un buon insegnante di educazione fisica deva anche essere una specie di mezzo prete, molto di più di quanto non deva essere un dietologo che è l’altra figura con la quale purtroppo tende ad essere scambiato. Il buon insegnante di educazione fisica deve mandare dal dietologo chi pone quesiti su nozioni di scienza dell’alimentazione ma non può continuamente mandare dal prete su questioni di sport che hanno un forte contenuto etico.

Quando dico che deve essere un mezzo prete non mi schiero con una religione anziché un’ altra così come quando sostengo che lo studio della religione è importante non sottintendo che deva essere esclusivamente la nostra. Anzi visto che adesso è molto di moda l’Islam se studiassimo anche che l’Islam non è quella religione che ti manda a farti saltare in aria in mezzo alla gente sarebbe meglio perché da quanto ci “insegna” la televisione si è capito questo.

Ho conosciuto persone con grande senso religioso anche fra gli atei. Non so se si definivano atei per ignoranza perché non hanno capito cosa vuol dire essere atei, o se per snobismo perché essere atei a volte fa figo o perché altro. In ogni caso erano persone con principi morali solidi che avevano tutte le basi per essere ottimi educatori, anche se di religione magari non ne sapevano un’ acca. Per conto mio quelli erano dei “mezzi preti” più che altri presunti educatori che magari si definivano anche religiosi osservanti ma che con i principi morali ci giocavano molto male.

Io sostengo che l’insegnante di educazione fisica sia soprattutto un educatore e pertanto più che trasferire informazioni “educa” cioè tira fuori cose dall’allievo. Se io ti insegno l’educazione fisica, l’attività motoria la insegni tu a me. Non ho bisogno di bombardarti di contenuti. Ho bisogno di darti gli strumenti per tirare fuori quello che hai già dentro e spesso questi strumenti sono cose che hanno a che fare quasi più con la religione che con l’attività motoria. L’aspetto motivazionale senza principi morali crolla. Non esiste atleta senza uomo.

E’ un modo un po’ arcaico di intendere l’educazione fisica e viene considerato soprattutto “romantico” ma tecnicamente inaccettabile.

Sarà anche romantico e ciò non mi spiace, sarà pure arcaico e, visto che viene perseguito prevalentemente da insegnanti molto stagionati ciò forse è proprio vero, ma io sostengo che dal punto di vista tecnico non solo questo non è inadeguato ma è proprio l’unico sistema perseguibile. Chi crede di trasferire le nozioni di attività motoria con un bombardamento di informazioni che devono andare a “inquinare” (è proprio il caso di dire “inquinare”) il cervello dell’allievo non ha capito nulla.

La “non cultura” dell’attività fisica è dilagante ed è seminata da questi pseudo tecnici che credono di trasferire il “verbo” spargendo nozioni di attività motoria decontestualizzate da un qualsiasi discorso motivazionale.

E’ triste ammettere che molte volte mi arrivano domande specifiche di soggetti che stanno facendo un programma di preparazione strano  e ti fanno una domanda su un dettaglio irrilevante (quante ripetizioni di questo accidenti di esercizio e con che sovraccarico per ottimizzare la preparazione) quando non sanno nemmeno perché stanno facendo quel tipo di preparazione. Peggio ancora, a volte lo sanno, si rendono conto che è un’ idiozia inaccettabile ma non si pongono il quesito del perché di queste motivazioni assurde.

Il numero di persone che fanno attività fisica esclusivamente per motivi estetici, che della loro salute non gliene frega proprio nulla, che non hanno alcuna motivazione di carattere sportivo è aumentato a dismisura. Questi si rendono pure conto di essere schiavi di un modello idiota ma non cambiano obiettivi, ti chiedono il dettaglio tecnico sperando che esista la formula magica per l’obiettivo “strutturale” ma di cosa succede davvero al loro organismo non gliene frega niente. A volte più che un tecnico mi pare di essere un meccanico. Macché meccanico, meccanico è offensivo per una categoria che sta reagendo in tutti i modi a tentativi di spersonalizzazione (li vogliono trasformare in “sostitutori” più che meccanici e loro si ribellano giustamente perché il loro lavoro viene svuotato e spersonalizzato), l’insegnante di educazione fisica viene visto come quella persona che ti aiuta a sostituire i pezzi del tuo fisico che non ti piacciono, nemmeno a farli funzionare meglio (questo sarebbe il meccanico) ma proprio a “sostituirli”.

Da qui al mezzo  prete c’è un abisso. Purtroppo so che questo discorso l’avranno capito di più i preti di certi tecnici che lavorano con il paraocchi. Per fortuna non sono tutti così e anche se i buoni tecnici non osano definirsi “mezzi preti” continuano a dare molta importanza all’aspetto educativo. Quelli che non considerano l’aspetto educativo non ottengono molti risultati perché l’allievo che non conosce sé stesso può dare risultati solo a spot ma poi perde inesorabilmente la bussola.