IL VERO OTTIMISMO

Ci fanno passare l’ottimismo per quella capacità di fare “chiodi” (debiti) pazzeschi per comprare cose assolutamente inutili e non necessarie confidando in un futuro migliore nel quale avremo le disponibilità finanziarie per sanare tali “chiodi”.

Quello, più che ottimismo è la follia del consumatore patologico che crede di trovare la felicità in acquisti sempre più assurdi e che non danno assolutamente la felicità ma solo l’obbligo di lavorare sempre di più per far fronte a spese sempre più impossibili.

Per conto mio l’ottimismo, soprattutto in tempi di crisi economica, è la capacità di riuscire a fare a meno di sempre più cose che ritenevamo necessarie ma non lo sono assolutamente e di notare che la nostra qualità della vita migliora man mano che riusciamo a rinunciare a sempre più cose. Praticamente è il concetto opposto a quello di prima. Quando ci riempiamo di cose andiamo incontro allo stress e ci svuotiamo di valori autentici, quando lasciamo perdere le cose, riacquistiamo la serenità e ci riappropriamo dei valori autentici che migliorano la qualità della vita. Quando diventiamo consumatori patologici siamo sempre più schiavi del lavoro e storditi da ritmi impossibili, quando rinunciamo ai consumi inutili ci liberiamo dagli incubi e ci possiamo addirittura permettere il lusso di lavorare meno trovando il tempo libero per cose molto importanti.

L’attività fisica per la salute, spesso snobbata perché non si trova il tempo libero per farcela stare, fa i conti con questi modi di intendere l’ottimismo e quando diamo la precedenza alla salute rispetto alla necessità di accumulare cose e danaro ci troviamo improvvisamente a dare spazio a quell’attività fisica che avevamo sempre ritenuto una cosa facoltativa, non necessaria per vivere bene e comprimibile in tempi sempre più ridotti perché se si vuole produrre alla grande non si può perdere tempo in tante cose.

Si tratta essenzialmente di capire qual’è il tempo perso e quale quello guadagnato, se partiamo dal presupposto che tutto il tempo non dedicato a produrre reddito e quindi a creare i presupposti per acquistare nuove cose è tempo perso allora è evidente che il nostro concetto di salute veste panni discutibili. Siamo mediamente molto più ricchi dei nostri predecessori di settanta anni fa anche se mediamente meno sani. Campiamo più a lungo grazie ai progressi della medicina ma siamo mediamente meno sani in quanto più stressati e alla faccia del computer e di tutta la tecnologia che ci straripa da tutti i pori lavoriamo mediamente di più dei nostri predecessori, disoccupati compresi.

La televisione ci dice che dobbiamo andare a votare perché è un dovere del cittadino ed in effetti fare la figura di chi se ne sbatte di fronte ad una situazione simile non è molto edificante ma non si capisce perché un cittadino riflessivo che pensa con la sua testa e non con quella della televisione dovrebbe votare qualcosa di diverso dalla scheda bianca dove il bianco non è quello della vecchia Democrazia Cristiana che dopo trent’anni ci accorgiamo che tutto sommato era quasi un buon partito, almeno al confronto di quelli che girano adesso, ma il bianco candido della scheda immacolata senza parolacce, senza insulti nei confronti di politici ricchi che vogliono diventare sempre più ricchi e non fanno nemmeno il gesto di adeguare i loro compensi alla crisi economica.

Non esiste un partito dei poveri, di chi patisce la crisi economica, di chi è davvero disoccupato e non per finta perché ai ricchi che comandano la politica un partito così non fa comodo. Un partito dei poveri i soldi da chi li va a prendere? Dai poveri? Eh no va a prenderli dai ricchi altrimenti che partito dei poveri è? E per quale motivo una classe politica ricca deve fare gli interessi dei poveri? Per eroismo? E allora si racconta che un paese con i ricchi in difficoltà è un paese allo sfacelo che sono loro a trascinare il paese e se li facciamo scappare via va tutto in malora e insomma bisogna continuare a lavorare e a produrre come dei dannati perché anche se la crisi economica persiste e la sperequazione dei redditi aumenta all’infinito almeno i ricchi restano qui e salvano la Patria.

E quindi possiamo restare ottimisti in quanto ottimi consumatori, anche se non abbiamo le disponibilità finanziarie per essere ottimi consumatori.

L’evasione fiscale non sono i miliardi non versati dai ricchi, sono le poche migliaia di euro evase dai poveri, perché poi i poveri sono tanti e va a finire che il totale di quelle somme evase è quasi superiore al totale delle somme evase dai ricchi. Peccato che la torta “non versata” dai ricchi sia composta da fette enormi mentre quella “non versata” dai poveri sia composta da tante fettine minuscole e che quelle fettine minuscole corrispondano molto spesso all’essenziale per “tirare a campà” mentre l’evasione dei ricchi è quella che se non messa in atto può compromettere l’acquisto della barca di lusso o della terza casa per le vacanze.

Non tutti si possono permettere il lusso di muoversi, anche se muoversi è essenziale per la salute e non dico di muoversi nella pratica sportiva di sport di lusso ma di muoversi nel senso di trovare un’ora di tempo libero al giorno per andare a camminare in qualche stramaledetto luogo di periferia o in qualche parco appena fuori dallo stress quotidiano.

Non ci sono i soldi per l’assistenza sanitaria, è già tanto che ci siano quelli per mangiare e tutto sommato quelli ci sono ancora altrimenti gli immigrati col cavolo che farebbero la fila per imbarcarsi rischiando la vita pur di venire qui, cosa vuoi che ci siano le disponibilità finanziarie per poter fare l’attività fisica necessaria a rimanere in salute, quello è proprio troppo.

L’ottimismo è la capacità di rinunciare al superfluo e di riuscire a trovare nelle nostre giornate stressanti il momento da dedicare all’attività fisica in barba ad un sistema economico bloccato che ci costringe a lavorare sempre di più, nonostante la disoccupazione galoppante. Andate a votare quel che volete, se ci credete, ma andateci a piedi così un minimo di ossigeno lo buttate dentro almeno per quel breve tratto che separa casa vostra dal seggio elettorale, poi, con il cervello adeguatamente ossigenato, magari votate pure meglio ma io non sono così ottimista da pensare che sulla scheda elettorale ci sia un’ opzione migliore di altre. Quello è essere veramente troppo ottimisti…