IL GESTO DELLA GERMANIA AI MONDIALI DI CALCIO

Per conto mio la Germania può anche uscire dal mondiale al primo turno (non glielo auguro proprio) che il suo mondiale l’ha già vinto. Nella disgraziata partita contro il Giappone di oggi l’immagine dei giocatori (non trasmessa da un regia evidentemente non obiettiva) con la mano sulla bocca in segno di protesta contro la repressione delle manifestazioni di solidarietà verso chi soffre ai margini del grande business, vale già più di un titolo mondiale.

A chi mi chiede cosa penso sulla politicizzazione dello sport rispondo che lo sport televisivo, che poco ha a che fare con lo sport per la salute che è quello per tutti, a mio parere ha ragione di esistere essenzialmente solo in quanto potenziale veicolo di messaggi politici di una certa importanza, quali quello dei giocatori tedeschi di oggi appunto. Se è per le gesta dei grandi atleti saranno anche molto belli da vedere ma non è che siano fondamentali per migliorare la qualità della nostra vita. Insomma lo sport vero è quello che pratichiamo noi tutti i giorni. Quello dei campioni è altrettanto vero ma è inserito in un contesto nel quale se ignoriamo la cornice politica siamo decisamente parziali e non cogliamo le sfumature più importanti dell’evento. Non conta chi vince il mondiale ma conta che questo tipo di protesta ci sia stata e sia stata pubblicizzata in tutto il mondo anche se la regia ha provato ad ignorarla. Esagerando su questa linea si potrebbe dire che a questo punto il mondiale si meriterebbe di vincerlo proprio la Germania che dopo la partita con il Giappone pare invece decisamente inguaiata nel suo cammino.

Mentre il nostro sport è un fatto personale, individuale che ha a che fare direttamente con la nostra salute e non ha molto senso che noi ci mettiamo a manifestare contro certe cose nella pratica di un’attività che non ha molta visibilità, lo sport dei campioni ha una visibilità planetaria e pertanto diventa il miglior veicolo per questo tipo di messaggi. A chi mi obietta che lo sport ha una sua sacralità inviolabile e che deve essere rispettato e protetto anche da eventi di un’importanza colossale ma che non devono inquinare lo sport io dico che tale discorso mi sta benissimo per lo sport di tutti, per quello dei bambini che ha una funzione sociale che non può essere minata da alcunché ma quello televisivo non ha motivo di esistere se viene castrato nella sue possibilità comunicative nei confronti delle masse.

Insomma il grande campione è un professionista dello sport ed è giusto che eserciti la sua professione ma la sua professione è inserita in un contesto dove alcune prese di posizione non possono certamente essere ignorate. Il campione che non fa finta di niente e ammette di essere in un ruolo per certi versi anche scomodo, dove alcune scelte possono anche interferire negativamente con la carriera sportiva, per conto mio è un campione che vale il doppio ed in tal senso apprezzo con profondo rispetto il gesto della nazionale di calcio della Germania che penso che possa essere addirittura arrivata un po’ deconcentrata all’impegno agonistico contro la nazionale del Giappone dagli accadimenti di questi giorni. Per una serie di circostanze i giocatori tedeschi sono diventati porta bandiera di questa protesta e questo ruolo non penso che sia per nulla facile da sostenere. Dopo magari la partita con il Giappone se la perdevano ugualmente ma insisto nel dire che il valore del gesto politico può anche superare quello dell’impresa sportiva e mi piacerebbe che la squadra riuscisse a riabilitarsi in questo campionato per ottenere anche un degno risultato sportivo.

Lo sport televisivo è denso di accadimenti di tale tipo (si pensi alla protesta degli atleti di colore fin dalle Olimpiadi di Città del Messico del 1968) e chi ne è protagonista deve accettare di far parte di un ingranaggio dove bisogna costantemente fare i conti con queste situazioni e dove è importante decidere con coscienza secondo quello che dice la propria testa valutando aspetti che pare che abbiano poco a che fare con lo sport.

Chi ha profondo rispetto per lo sport sostiene che gli sportivi devano essere testimoni di alcuni valori che nessuno può ignorare e si può arrivare a fare sport proprio per testimoniare questi valori in giro per il mondo più ancora che per il culto vero e proprio del gesto sportivo. Il gesto sportivo ha una sua sacralità che puoi coltivare nel tuo campo di allenamento, poi quando vai in giro per il mondo sei testimone di un qualcosa che è più grande di quanto hai messo a punto con il tuo sudore sul campo di allenamento e dare anche un senso politico a questo non è certamente svilirlo ma al contrario renderlo importante per tutti oltre che per te stesso.

A quel punto non è più fondamentale un record del mondo o una grande prestazione sportiva che puoi fare anche a casa tua sei hai costruito i presupposti tecnici per farla bensì la partecipazione ad una testimonianza imprescindibile che diventa il vero fatto storico di quel momento.

Una Germania che oggi, come da copione, batteva la meno titolata squadra del Giappone ma si sottraeva all’onerosità del gesto fatto prima della partita sarebbe stata una Germania con meno valore di quella vista oggi che per conto mio ha già scritto la sua pagina di storia a prescindere dal risultato tecnico che riuscirà ad ottenere in questo mondiale.

In tal senso io, normalmente detrattore dello sport televisivo e fortemente critico verso questo, mi trovo a dargli importanza in questa circostanza. i milioni di sportivi veri che praticano lo sport di base, purtroppo, non riescono ad avere la forza d’urto che hanno gli undici della nazionale di calcio, fra l’altro ignorati dalla regia del paese organizzatore dei mondiali.

Arrivo a dire che il risultato di vertice nello sport può essere importante non tanto per qualificare una carriera sportiva che se è portata avanti con impegno è comunque di qualità elevata ma proprio per poter essere testimoni di questi eventi che hanno un’ importanza epocale.

Lo sport può insegnare certe cose al mondo, non è la politica a fare lo sport ma lo sport che può fare la politica.