IL FUTURO PASSATO

Da oggi sono ufficialmente un farabutto e probabilmente andrò all’inferno. Il perché è un po’ strano da spiegare ma ci provo.

Da ragazzino, quando mi proponevano qualcosa che non volevo fare, invece di rispondere semplicemente che quella cosa non la volevo assolutamente fare, per dare una possibilità al mio interlocutore, rispondevo: “Si, nel 2023”. Ho iniziato scegliendo quell’anno forse casualmente ma non del tutto perché era una data decisamente avanti nel mio immaginario di ragazzino (erano gli anni ’70…) ma al tempo stesso non tale da far replicare seccamente al mio interlocutore “A quella data siamo morti tutti”. Per quanto riguarda il sottoscritto ci ho azzeccato, ho visto il 2023 e l’ho pure passato completamente però, proprio per questo, ora posso dire di essere stato un gran farabutto. Di tutte quelle cose promesse a più riprese non ne ho fatta nemmeno una e adesso che il 2023 è passato la cosa si può dire chiaramente. Se ci avessi lasciato le penne durante il 2023 probabilmente avrei salvato l’anima perché a Chi mi contestava l’insolvenza avrei potuto replicare “Non mi hai lasciato il tempo di finire i miei programmi…”.

Mi sono comportato come tanti altri umani in tal senso anche se io ho avuto l’idea strana di concentrare tutte le promesse sul 2023, cosa che mi fa dire solo oggi, primo gennaio ventiquattro, che ho preso in giro tutti.

Però questa cosa mi fa pensare un po’ più in generale alla nostra condizione di personaggi che concretamente fanno molte meno cose di quelle che potrebbero fare e non so nemmeno se dire per pigrizia, per paura o per chissà cosa.

Abbiamo la tecnologia per fare passi da gigante ma siamo agli stessi passi di mezzo secolo fa, anzi forse siamo messi pure peggio.

E’ come se un qualcuno, un qualcosa, ci bloccasse nella nostra evoluzione.

Una cosa lampante che non necessita di alcuna analisi è quella che riguarda il sistema economico: è lo stesso identico che avevamo mezzo secolo fa e si è adoperata la tecnologia invece che per scardinarlo nei suoi principi proprio per l’obiettivo opposto, tenerlo immutato con tutte le sue contraddizioni ed i suoi difetti sempre onnipresenti e pure in bella mostra.

La differenza fra classi sociali invece che appiattirsi si è amplificata. Da una parte ci sono i burattini, sempre di più e sempre meno capaci di decidere autonomamente la propria esistenza e dall’altra i burattinai, sempre meno numerosi ma sempre più potenti e capaci, pur in numero estremamente ridotto, di congelare l’evoluzione di un’ umanità con problemi arcaici.

Nello sport abbiamo record che sono fermi da mezzo secolo e non perché la tecnologia non si sia evoluta, tutt’altro, si sono evoluti i materiali con i quali praticare lo sport e la farmacologia si è evoluta in un modo impressionante. Io ho un vezzo radical chic di dire che non si sono evolute per niente le tecniche di allenamento ma la maggior parte dei tecnici sostiene che ci sia stata evoluzione pure lì. Dove di sicuro non c’è stata evoluzione è stato nella percentuale di praticanti che fanno sport davvero e non tanto perché glielo ha detto il dottore. Insomma c’è una percentuale di soggetti che fanno attività sportiva in modo superficiale che è stordente rispetto alla massa totale dei praticanti. Un tempo più o meno tutti i giovani che facevano sport in età compresa fra i 18 ed i 25 anni circa lo facevano sul serio, adesso se non hanno già smesso lo fanno con lo spirito di un quarantenne che deve buttare giù la pancia.

E’ un futuro un po’ poco futuro per certi versi e se devo difendermi dall’accusa di essere stato un farabutto dirò che in questi 50 anni non sono accadute cose che ritenevo normale che dovessero accadere. A partire dal fatto che il progresso tecnologico doveva metterci in grado tutti (e scrivo “tutti”) di lavorare meglio, per meno ore e garantendoci una vita dignitosa senza ammazzarci di lavoro. Non è stato così e forse è il caso di fermarsi a pensare perché non è stato così per non trovarsi fra mezzo secolo, decisamente troppo vecchi, con lo stesso problema.