Per andare in vacanza attraverso l’Italia e vado nei luoghi dei miei avi. Le mie radici sono lì. Viaggio di notte, per evitare il caldo, in strada statale e mi accorgo subito di una cosa importante, ma la tratto dopo.
Andiamo con ordine, si parte dai tipici discorsi delle vacanze e mi accorgo di essere quasi in perfetta sintonia con persone che abitano molto distanti da casa mia. Ma probabilmente “geneticamente” siamo molto più simili di quanto si possa pensare. Ovviamente simili, non uguali. Uguali non lo sono nemmeno i gemelli.
Discorsi da vacanza dicevo, quando puoi pensare a cose meno spicciole di quelle di tutti i giorni. E sono molto simili ai famosi discorsi da bar, ma comunque importanti, terribilmente importanti.
Allora a raffica, perché è inutile tergiversare. “Siamo comandati da una elité di oligarchi che mandano avanti le loro pedine e non si espongono mai perché fanno esporre di volta in volta le pedine scelte per i loro interessi. Siamo immersi ancora inesorabilmente nell’economia del petrolio, televisione e scuola non fanno assolutamente nulla per farci spostare nemmeno un millimetro da questo tipo di economia…”. E fin qui sono praticamente perfettamente d’accordo. Sono le prediche che faccio io. Poi però il sigillo di differenza, altrimenti se fossimo tutti uguali sarebbe preoccupante: “Le scie che si continuano a vedere nel cielo sono sostanze chimiche disperse nell’aria per contenere i danni climatici dell’inquinamento, così possono far finta che i danni dell’inquinamento non siano devastanti e si può tranquillamente proseguire con l’economia del petrolio…”. No, fin lì io non ci arrivo, per certi versi sono più pessimista, non arrivo a pensare che si prendano provvedimenti per portare avanti tranquillamente l’economia del petrolio. Per conto mio l’economia del petrolio va avanti perché non si sono ancora inventati un altro sistema per far soldi e quel giorno che lo trovano la tradiscono, altro che sostanze chimiche per rimediare un clima migliore.
Dunque scopro le mie origini in un modo di pensare che è molto simile al mio e mi richiama al titolo di un libro di un mio omonimo, che, non a caso, proviene da quelle terre. Il titolo è “Il dubbio” e sul dubbio incentra tutto il testo. Forse lo spirito critico è rimasto solo in certi territori?
Un passo indietro addirittura sulla religione: “Questo papa è un buon papa, però non lo ascolta nessuno…”. E pure lì sono d’accordo ed aumento il brodo: non capisco quelli che osteggiano questo papa ed invocano l’infallibilità pontificia solo quando c’è su il papa che fa comodo a loro. Sono un cattolico “strasso” (detto nel dialetto della regione dove abito e non delle mie origini…) ma è innegabile che la Chiesa sia divisa in due. Da buon cattolico strasso storcevo un po’ il naso di fronte ad alcune rigidità di papi che hanno preceduto questo e, obiettivamente, più volte mi sono domandato se la questione dell’infallibilità pontificia abbia davvero un fondamento cristiano. Adesso si gira la frittata. Visto che mi avete propugnato l’infallibilità pontificia per oltre cinquant’anni della mia esistenza mi arrendo. Sono d’accordo sull’infallibilità pontificia, ma lo sono adesso. Torniamo su cose più terra terra altrimenti vengo scomunicato.
Penso che un sano “dubbio” sia concesso a qualsiasi “cattolico strasso” ed il dubbio più grosso adesso ce l’ho… sul codice della strada.
Tornando ai passi iniziali, attraversando l’Italia in strada statale mi sono reso conto che la storia dei limiti di velocità (fondamentale nel codice della strada) nel nostro paese è una favoletta di poco conto. Non c’è assolutamente nessun criterio nello studio di questi limiti e sembrano messi lì apposta per non farli rispettare. Limiti troppo elevati in punti molto pericolosi dove sarebbe assolutamente necessario pretendere una grande prudenza, limiti esageratamente severi in altri punti dove ovviamente la prudenza è sempre d’obbligo ma certe velocità, se rispettate, portano a situazioni semplicemente grottesche e, ovviamente, nessuno li rispetta. Per certi versi sono proprio questi ultimi i più dannosi perché sono quelli che stanno a testimoniare che, nel nostro paese, i limiti sono messi giù così a caso, senza uno studio adeguato e pertanto non ha senso rispettarli. Se in un punto dove si possono fare i 70 all’ora metti il limite dei 50 istighi la gente a fare i 90 perché, quando ha visto che non c’è l’autovelox, capisce benissimo che quel limite non è attendibile. Se, al contrario, i limiti fossero studiati bene, l’automobilista che vede il limite dei 70 e sta facendo i 90, capisce che forse sta procedendo in modo un po’ troppo pericoloso.
Cosa c’entra tutto ciò con il dubbio e con l’economia del petrolio? Con lunghissimi giri pindarici torno alla mancanza di spirito critico che è propria di troppi cittadini e consente la perpetuazione di queste oscenità che non sono dettagli perchè su queste cose si gioca anche la salute dei cittadini. In sintesi non c’è una vera regolamentazione del traffico automobilistico in Italia, ognuno fa un po’ quello che gli pare e, alla fine, ciò è il miglior sistema che farà anche bene anche all’industria dell’auto e pure a quella petrolifera ma non fa bene alla salute dei cittadini. Si viaggia troppo velocemente, si va dappertutto ma in modo pericoloso ed altamente inquinante. E’ la dittatura dell’automobile, guardatevi intorno per vedere se non è vero.
Proseguendo nel volo pindarico: cosa c’entra tutto ciò con la nostra cultura del movimento?
C’entra eccome se c’entra. Nella cultura dell’automobile il movimento è un optional e purtroppo poi mi arrivano le domande preconfezionate con risposta a crocetta dove poi io rispondo in modo disorientante perché invece di rispondere a crocetta rispondo in modo “rivoluzionario”.
L’esempio perché è la cosa più chiara: “Ho problemi di obesità, i pesi li devo fare così o cosà?” Risposta: “Se hai problemi di obesità i pesi non devi nemmeno guardarli, devi solo lasciare l’auto in garage”. Poi quello mi risponde che nella sua città a piedi o in bicicletta non ci si va perché è troppo pericoloso e così io resto senza repliche con i miei dubbi esistenziali.
Le vacanze fanno male alla salute, l’ho sempre detto, però non possiamo guardare la realtà solo come un test a crocetta dove possiamo scegliere solo fra risposte preconfezionate. L’attività fisica migliore è quella che si può fare liberi nelle nostre città non più schiavi di un traffico automobilistico che ormai non è più al passo con i tempi. Questo devono insegnarcelo a scuola, devono dirlo in televisione e dobbiamo dirlo tutti in coro anche come insegnanti di educazione fisica. Poi so benissimo che se lo dice il papa non lo ascolta nessuno, anzi qualcuno potrebbe pure obiettare che forse l’infallibilità pontificia va rivista perché le parole del papa sono importanti ma l’economia del petrolio molto di più.