Scrivendo sul diritto di sciopero forse arrivo al massimo dell’aspecificità degli argomenti trattati qui sopra e qualcuno giustamente si chiederà cosa c’entra lo sciopero con un sito che tratta l’attività motoria e tanto più gratuita.
Parto da distante dicendo che gli italiani nei riguardi della pandemia si sono divisi più o meno in due. Quelli che non vedono l’ora che torni tutto come prima e quelli che sperano che la pandemia sia riuscita a far capire che prima che arrivasse non c’era proprio più niente che funzionava bene e pertanto sperare che torni tutto come prima è pura follia.
Su questo discorso si innesta il diritto di sciopero visto che lo sciopero è uno dei termometri del benessere sociale, uno dei segnali di come stanno andando le cose.
Osservando la quantità di scioperi che si sono fatti in Italia negli ultimi vent’anni si potrebbe pensare che le cose non vadano poi malaccio. Si, ogni tanto qualche sciopero c’è, ma ci sono stati tempi nei quali ce n’erano molti di più.
Ed è proprio questo il problema ed il mondo dell’attività motoria può spiegarlo molto bene.
Quanti scioperi hanno fatto fino ad ora, nella storia della Repubblica, i lavoratori del compartimento dell’attività motoria? Praticamente zero. Perché, sono forse un’ oasi felice? No, la questione è un po’ meno gradevole. Praticamente come lavoratori non esistono. E’ lo stesso motivo per cui i lavoratori neri che lavorano in nero (non è un gioco di parole è una triste realtà) non si sognano mai di protestare. Visto che lavorano in nero non dovrebbero nemmeno lavorare, anzi forse dovrebbero pure lasciare l’Italia perché non hanno nemmeno il permesso di soggiorno. Diritti proprio non ne hanno.
Allora si scopre che in Italia si fanno pochi scioperi… semplicemente perché c’è poca gente che può permettersi il lusso di scioperare e quando uno può permettersi quel lusso bisogna ammettere che, quasi quasi, rispetto ad altri si trova in una posizione di privilegio. Non possono scioperare quelli che vengono lasciati a casa perché la sede nella quale lavorano deve essere “delocalizzata”.
Allora sulle “delocalizzazioni” dove ricchi già molto ricchi vanno a trovare ulteriori possibilità di arricchimento sfruttando mano d’opera a basso prezzo sarebbe il caso di indagare bene e porre dei freni.
Ma questo non è l’unico problema degli scioperi impossibili perché poi accade che per esempio alcune industrie che devono essere assolutamente riconvertite per problemi di salute più che per problemi di economia, dividano in due la popolazione. Allora c’è chi sciopera per il diritto al lavoro e chi si trova dall’altra parte che spera proprio che lo sciopero non ripristini una situazione che non si poteva sostenere.
Industrie che devono essere chiuse per motivi ambientali ce ne sono indubbiamente molte ed una politica presente e attenta a tali problemi si muove per tutelare sia i lavoratori che i cittadini che risiedono nei luoghi dove questi lavoratori esercitano la loro professione.
L’esempio dell’automobile sul quale casco sempre perché sostengo a spada tratta la mobilità a piedi ed in bicicletta come rivoluzione del ventunesimo secolo per salvare l’ambiente e salvare buona parte della popolazione dall’incubo della sedentarietà, è un esempio che casca alla perfezione. Non si possono prevedere politiche che portino ad abbandonare l’utilizzo della vettura privata come comune mezzo di trasporto senza prevedere politiche che progettino un reindirizzamento di milioni di lavoratori che lavorano attorno a quel comparto e attorno allo stile di vita promosso dalla civiltà del mezzo di trasporto privato.
Con politiche che portino la popolazione a servirsi massicciamente di mezzi pubblici e mezzi personali che non siano la classica autovettura ci troveremmo di fronte ad un’infinità di scioperi da parte di lavoratori che già hanno problemi seri perché il comparto dell’automobile è in grande crisi. Queste cose non vanno ignorate come non va ignorato che ci sono milioni di italiani che preferirebbero spostarsi in altro modo invece che con la solita inquinantissima auto privata ma non possono perché tutto è ancora tarato su misura sull’auto privata come nel secolo scorso (meglio dire la seconda metà del secolo scorso).
Questa seconda schiera di cittadini non ha diritto di sciopero. Avete mai visto cittadini che scioperano perché manca la pista ciclabile che collega la loro abitazione al loro posto di lavoro? Non è mai successo e non accadrà mai.
Il diritto di sciopero è una cosa che va certamente tutelata in un paese civile ed evoluto. Se la popolazione sciopera poco può essere perché in quel paese effettivamente le cose vanno abbastanza bene oppure semplicemente perché, per vari motivi, non si può proprio scioperare. In quel caso la situazione è anche peggio di dove molti scioperi sconquassano i normali ritmi lavorativi. Le nostre città brulicano di auto più ancora che prima dell’inizio della pandemia. Ma questo non è un bel segnale di ripresa ma semplicemente la testimonianza che in tema di mobilità urbana, alla faccia del Covid, non si è fatto proprio nulla e non si sta facendo nulla nemmeno ora quando si formulano regolamenti che vietano ai ragazzi di prendere l’autobus per motivi sanitari. Per queste cose chi è che deve scioperare?