IL BILANCIO TOTALE DELL’ATTIVITA’ FISICA

Non sono qui a scrivere di bilancio economico dell’attività fisica. Per quello è fin troppo chiaro che se fosse data più importanza all’attività fisica dove è molto diffusa la sedentarietà  sarebbe un bilancio influenzabile decisamente da una più capillare diffusione dell’attività fisica. Pare accertato che il sistema sanitario nazionale potrebbe arrivare a risparmiare fino al triplo della cifra investita per la diffusione dell’attività fisica. Quello è un bilancio economico che ha a che fare con la politica, sappiamo tutti che è così, l’unica cosa che non abbiamo capito è perché gli economisti non convincono i politici ad andare in quella direzione.

Il bilancio del quale voglio discutere è quello più semplice dell’attività fisica propriamente detta che, anche se è abbastanza semplice da valutare, molto spesso viene ignorato così come viene ignorato il conto economico che risulta dal deficit “globale” di attività fisica.

Quando ci si appresta ad iniziare una dieta, almeno in quelle tradizionali che contemplano anche il conteggio dell’apporto calorico, si fanno quattro conti di bilancio fra entrate e uscite. Con la dieta ci si prefigge di non buttare dentro più calorie di quelle che bruciamo normalmente.

Quando si pianifica in tema di attività fisica difficilmente si è così pignoli e ci si accontenta di predisporre un qualsiasi piano di attività fisica, senza fare alcun bilancio.

Non è che sia a proporre come nelle diete, anche qui il bilancio calorico del piano di attività fisica, delle diete pongo come esempio solo il metodo che è quello di considerare quanto accade in tutta la giornata e non solo quello che accade in alcuni momenti. Impensabile tenere sotto controllo la dieta di uno che si controlla ai pasti ma poi, fuori dai pasti, fa strage di porcherie varie. Così nell’attività fisica non si deve tenere conto solo delle cose fatte nelle ore dedicate specificamente al movimento, ma del bilancio di attività motoria dell’intera giornata. Un personaggio che va in palestra per un paio di volte alla settimana può essere molto più attivo fisicamente di quello che ci va tutti i giorni. Si tratta di vedere cosa combina nelle 166 ore settimanali durante le quali non va in palestra, se in quelle ore è decisamente più attivo del collega che va in palestra tutti i giorni è molto facile che abbia un bilancio dell’attività motoria più interessante di quello del “palestrato”.

Ho usato l’aggettivo abbastanza squallido di “palestrato” non a caso. Con quell’aggettivo non si intende chi fa molta attività motoria ma chi, più che altro, usa la palestra come strumento per modificare le proporzioni corporee. Difficile che esista un palestrato sedentario ma può comunque esistere un “palestrato” che si muove globalmente meno di molti altri soggetti. Del “palestrato” si vede che ha svolto un certo tipo di attività di palestra ma non “quanto si muove”. Ci sono soggetti che si muovono tantissimo e non hanno nessuno segno particolare di riconoscimento se non che generalmente sono dei normopeso con una buona mobilità generale e buone condizioni di salute.

Chi non usa la macchina o la usa molto poco, in genere ha un buon bilancio totale dell’attività fisica. Chi usa molto l’automobile, al contrario, a volte ha un bilancio globale abbastanza sfavorevole anche se pratica una qualche attività motoria con una certa assiduità. Non è tanto la qualità del movimento infatti ma più che altro la quantità dello stesso ad incidere sul bilancio totale dell’attività fisica.

Non esiste per tradizione il quadernino dove si segna “tutta” l’attività fisica. Esiste quello dove si annotano tutti i pasti e tutte le calorie ingurgitate durante la giornata ma non quello che riporta il dettaglio di tutta l’attività fisica. Si dirà che la compilazione di un notes simile potrebbe essere di una complessità intollerabile ma il fatto che non ci si provi nemmeno e redigerlo con l’adozione di qualche simbolo e qualche indice o codice, è piuttosto desolante.

Il vero cambiamento delle abitudini di movimento in realtà può avvenire solo se consideriamo anche i cosiddetti “tempi morti” della giornata che magari sono quelli che si presterebbero più degli altri ad essere infiltrati con delle nuove sane abitudini. Un esempio molto banale per chi guarda la televisione e magari è pure affetto dalla mania di cambio canale compulsivo (quel vizio che ti porta a cambiare canale circa 30-40 volte in un ora) sarebbe già una gran cosa far sparire il telecomando. Infatti 30-40 alzate dalla poltrona sono già un carico piuttosto significativo. Detto questo è facilmente intuibile quanto possa essere importante prendere l’abitudine di non parcheggiare solo ed esclusivamente nel posto decisamente più vicino a dove si vuole andare dopo aver fatto innumerevoli giri di attesa prima di sferrare l’attacco finale sull’agognato posto a pochi metri dalla nostra meta. Oppure l’abitudine di evitare l’ascensore a prescindere dal fatto che sia super richiesto o meno. E allora il bilancio vero della nostra attività fisica più che strutturato dalle ore che dedichiamo ad una qualche attività fisica sarà influenzato anche da quelle piccole grandi abitudini quotidiane che portano una quota costante di movimento ripetuta più volte al giorno.

Il bilancio del movimento è quello che siamo portati a fare come cittadini di città molto “meccanizzate” dove anche solo una scala mobile può essere già una discreta fregatura per poter portare in attivo il bilancio. La pedonalizzazione dei centri storici va certamente in direzione di una miglior ottimizzazione di questo bilancio ma deve comunque tenere conto delle esigenze di chi non ha possibilità di scelta e per motivi professionali o di altra natura è costretto comunque a servirsi di un mezzo di trasporto.

Il bilancio del movimento pertanto è quell’indice che più che dare informazioni sulla qualità del movimento, segnala se la quantità di movimento di un soggetto è compatibile con il mantenimento di un buon livello di salute, in caso contrario vanno studiate delle strategie per modificare questo bilancio e quelle più immediate, guarda a caso, sono proprio quelle che hanno a che fare con la mobilità spicciola, quella per le normali faccende quotidiane più che quella legata ad una singola attività sportiva. In ogni caso questo bilancio andrà analizzato alla luce di una valutazione di tutte le componenti del movimento e non esclusivamente quelle riferite all’attività sportiva propriamente detta.