Se riuscissi a fare un articolo attendibile su questo argomento probabilmente si inventerebbero un premio Nobel apposta da darmi per premiarmi nel senso che l’abuso di farmaci nello sport è una pandemia veramente inarrestabile.
Intanto un distinguo sui termini: il problema è proprio di abuso di farmaci, non puoi chiamarlo doping. Sul doping ti fregano perché praticamente nessuno si dopa, soprattutto fra i professionisti dello sport, prendono farmaci a scamionate ma non puoi accusarli di doping perché ti dimostrano che non è vero e poi ti querelano. Il doping è reato, prendere scamionate di farmaci no (anche se tecnicamente lo sarebbe perché l’abuso di farmaci con finalità di miglioramento del rendimento sportivo viene comunque definito “doping” anche se alla fine non è sanzionabile…). Allora, lasciando stare per un momento la definizione di doping, che porta a cavilli legali di dubbia interpretazione, soffermiamoci solo sull’abuso di farmaci includendo anche quelli che si possono prendere in modo lecito senza essere accusati di doping.
Qualcuno dice che il problema non viene risolto perché bisogna tutelare gli interessi delle case farmaceutiche. E’ un po’ come il problema delle auto a petrolio che vanno ancora a petrolio non perché non ci sia la tecnologia per sostituirle ma perché bisogna tutelare gli interessi dei petrolieri. La salute passa in secondo ordine, comanda l’economia.
Può darsi che ciò sia anche un po’ vero ma non è certamente l’unico motivo per cui i farmaci circolano a tonnellate nel mondo sportivo (e forse pure nemmeno l’unico motivo per cui il petrolio è ancora utilizzato alla grande per l’autotrazione).
Altri dicono che l’alta medicalizzazione dello sport fa comodo ai medici che in tal modo riescono ad entrare da protagonisti nel mondo dello sport e riescono a governarlo meglio di altri attori dello sport, in modo ancora più decisivo degli stessi tecnici. Personalmente non penso che i medici abbiano bisogno di affollare il mondo dello sport per lavorare vedendo quanto bisogno c’è di loro negli ospedali di tutto il mondo, comunque è pure possibile che la lobby dei medici, tradizionalmente molto potente, abbia pure qualche interesse a stare ben piazzata anche nel mondo dello sport.
Altri ancora dicono che lo sport spettacolo ha delle sue leggi ben definite ed ha bisogno di far lavorare in modo continuo ed intenso i suoi principali protagonisti e pertanto il ricorso ai farmaci è necessario altrimenti questi saltano per aria prima del tempo. E anche questa è pure possibile perché come nel mondo dello spettacolo gira la cocaina a fiumi perché gli artisti non ce la fanno a tenere normalmente i ritmi dello spettacolo così nello sport gli atleti si aiutano con il supporto farmacologico per riuscire a competere secondo calendari che i vari manager non riescono a diluire.
Su questa mi permetto di dissentire almeno parzialmente nel senso che qui c’è un fatto culturale da analizzare. Io sono convinto che nel tempo, in realtà, possa durare molto di più l’atleta che non abusa di farmaci e l’attore che non si fa di coca perché chi resta in salute ha più probabilità di far durare a lungo anche la sua carriera nel mondo dello spettacolo. Il problema è che si vuole che il rendimento venga concentrato in alcuni particolari anni ed allora l’aiuto esogeno viene visto come quel trucchetto di bassa lega che ti fa concentrare gli sforzi in quei determinati anni. Ma allora il problema non è dello sportivo o dell’attore bensì del mondo dello spettacolo che vuole bruciare il suo beniamino in poche stagioni sia esso uno sportivo o un attore e questo non è amore ma frenesia patologica.
Altri dicono che le preparazioni molto consistenti in volume hanno bisogno del supporto farmacologico altrimenti saltano alcuni parametri bioumorali e l’atleta rischia di star male invece di raggiungere la forma sportiva. E qui si tratta di capire se è nato prima l’uovo o la gallina nel senso che è evidente che se spingi l’atleta al massimo è pure facile che questo si rompa, se ti metti sistematicamente al riparo da sorprese usando i farmaci a livello preventivo vuol dire che non ti interessa gran molto della salute dell’atleta. E’ un po’ come quel ragazzo che va alla festa in autobus perché sa già che si sbronzerà in modo indecente, eviterà di fare un incidente e di fare del male a qualcuno per carità, ma non va a quella festa animato dai migliori propositi. Così l’atleta che trangugia sostanze di sintesi per migliorare un recupero impossibile innescato da allenamenti troppo consistenti in volume vuole che questo carico di allenamento reagisca nel miglior modo possibile ma non pare interessato molto alla sua salute se ragiona così.
Altri dicono che se togli i farmaci dallo sport crolla il palco e gli sponsor scappano perché si scopre finalmente quanto la chimica abbia infestato lo sport di alto livello. E questo è un punto sul quale è bene essere chiari. E’ vero che gli sponsor hanno la necessità di apparire limpidi agli occhi del pubblico, pena il disastro commerciale del prodotto che vanno a pubblicizzare in caso di sputtanamento mediatico. Questo è uno dei motivi per cui quando un’atleta viene trovato positivo al doping una delle prime cose che scattano è la risoluzione dei contratti di sponsorizzazione. Lo sponsor scappa via, con quell’atleta non vuole aver più a che fare, sapevano benissimo che usava farmaci alla grande ma se viene fuori che è dopato è un traditore, un appestato da cui stare alla larga, che non contagi anche gli altri. Ecco, se dobbiamo parlare di comportamenti omertosi e vigliacchi forse tocca ammettere che gli sponsor di questi atteggiamenti sono proprio i grandi sponsor. Sono proprio loro ad avere interesse ad insabbiare tutto perché se il bubbone esplode alla fine ci rimette il loro prodotto, salta il mercato. Uno dei più grandi motivi di insabbiamento delle problematiche relative all’abuso dei farmaci è la necessità, da parte dei grandi sponsor, che lo sport spettacolo mantenga quell’alone di verginità senza il quale il prodotto non può essere sponsorizzato con successo.
Bisognerebbe offrire una valvola di sfogo ai grandi sponsor, offrire la possibilità di dirottare i loro sforzi commerciali sullo sport di base per metterli al riparo da brutte sorprese ma così facendo andiamo a minare lo sport di vertice, lo sport spettacolo. E’ chiaro che se il grande sponsor intravede la possibilità di investimenti sicuri e a più basso rischio nello sport di base dove l’immagine del prodotto ha più possibilità di restare immacolata senza correre il rischio di essere sputtanata da tristi storie di farmaci non ha più motivo di foraggiare i grandi campioni dello sport spettacolo.
Questa pista di interpretazione dell’occultamento della problematica dell’abuso di farmaci nello sport di alto livello deve essere valutata con attenzione e se, come penso io, è una pista molto importante allora è in atto una battaglia fratricida all’interno dello sport fra sport di base e sport di vertice dove il primo lotta per avere visibilità e sponsor ed il secondo lotta per mantenere la verginità ed il diritto ad essere considerato la parte trainante di tutto lo sport. Ma forse le cose stanno cambiando ed il grande campione che ci insegna a vivere è un’ immagine romantica del passato. Nel non voler rinunciare a questa bella romanticità mi piacerebbe che lo sport dei riflettori si potesse pian piano sgonfiare senza traumi lasciando spazio e sponsor allo sport di base. A quel punto uno sport spettacolo più umile potrebbe forse anche cominciare ad affrontare al suo interno una battaglia per una vera pulizia e non solo di facciata e potrebbe tornare ad essere uno sport esemplare anche per i ragazzini. Sogni forse un po’ troppo fanciulleschi ma non impossibili.