Non sono un violento ma se mi trovassi davanti un negazionista del clima convinto (non di quelli che lo sono per scimmiottare, per accodarsi al branco) in questi giorni avrei voglia di dargli un pugno sui denti. Poi però lui mi massacrerebbe di botte perché non sono un animale da combattimento e pertanto non sono violento nemmeno in questa circostanza. Ma questa volta, devo ammettere per freddo calcolo, non per istinto e così mi crolla l’orgoglio di essere un “non violento dentro”. In questa circostanza non lo sono.
In questi giorni la mia città (e probabilmente anche altre della Pianura Padana) sta toccando record del caldo da quando esiste la metereologia con riferimento al mese di giugno. Se queste sono le premesse a luglio potrebbero essere pure “migliorati” (che bel “miglioramento”!) i record assoluti di caldo. Sono passati solo 13 anni da quel 2003 che nella sola Parigi ha fatto oltre 3000 morti (altro che terrorismo, quasi peggio degli incidenti stradali…) e siamo qui a parlare di nuovi record del caldo. Di solito le annate climaticamente eccezionali si verificano ogni 50 anni ma qui con riferimento al freddo non se ne ricordano più (salvo la modesta eccezione del 1985 bisogna andare a più di 50 anni addietro per parlare di freddo vero ed io che sono un po’ stagionato da questo punto di vista divento un vero bebè perché non ho memoria di altri inverni veramente storici anche se mi tocca dire che quello del ’56, almeno da quanto raccontato da una splendida canzone di Mia Martini deve essere stato almeno “fresco”). Quando si parla di caldo invece i dati sono una marea e tocca aggiungere che solo due anni fa, nel 2015, pur senza produrre la continuità mortale del 2003, si sono toccate punte di calore record, da pronto soccorso.
I negazionisti del clima sono imperterriti: dicono che sono variazioni normali che non c’è da preoccuparsi. In realtà loro si preoccupano perché si sa benissimo che il clima è alterato dall’inquinamento, si sa benissimo che l’effetto serra è scatenato dalle attività produttive dell’uomo e non dalle scoregge degli elefanti e si sa benissimo che è il solito problema di iperproduzione della società capitalista. Bisogna produrre a basso prezzo per essere competitivi (leggi Cina, il paese più capitalista del mondo alla faccia di un Comunismo che è esistito solo a parole, ma del Comunismo ha messo in scena solo gli aspetti più aberranti e dittatoriali) e così si può liberamente smerdare il mondo. Tanto i capitali restano nelle mani di chi produce e la merda si può sperare che si diffonda equamente nel mondo. E così in effetti accade perché se è vero che in Cina bisogna circolare con la mascherina è pure vero che l’inquinamento è più democratico della distribuzione dei capitali e va a toccare anche popolazioni che non ne sono assolutamente responsabili.
Quando scrivo di queste cose mi si dice sempre che tratto argomenti che non dovrebbero essere citati nel mio sito e non c’è nesso fra la materia che tratto e l’inquinamento. Come fa a non esserci nesso se ci sono certi giorni che puoi fare attività fisica solo al chiuso perché all’aperto non si respira? Io, che ho sempre sostenuto l’attività fisica all’aperto, mi ritrovo a fare del terrorismo su quella e ad intimare a fare attenzione a fare attività fisica con certe temperature perché il rischio di disidratazione è in agguato. Se uscite, uscite negli orari migliori e attenzione all’idratazione con bevande non fredde (assolutamente non alcoliche) perché il freddo poi aumenta i problemi di percezione del calore. Quando c’è caldo la miglior bevanda è l’acqua fresca, possibilmente non troppo clorata (anche lì problemi di inquinamento di troppe città italiane) e se non lo è si può star tranquilli che per il resto, in genere, la qualità dell’acqua dell’acquedotto è almeno come quella della maggior parte di quelle imbottigliate. Nella mia città l’acqua di rubinetto potrebbe benissimo essere venduta come acqua imbottigliata. Non succede altrimenti casca il palco delle acque minerali che fa muovere migliaia di camion (altro business che non fa bene all’ambiente) sul territorio nazionale.
Il business delle acque minerali mi ricorda il peregrinare dei giocatori di calcio. La squadra di calcio del nord gioca con buon giocatore del sud che potrebbe benissimo giocare nella squadra di calcio della sua città, al sud, salvo che il suo ruolo è coperto da un altro buon giocatore del nord che a sua volta potrebbe giocare nella sua squadra del nord. Ma se i giocatori non vengono scambiati il presidente che figura ci fa? Chi ha comprato?
E così l’acqua del rubinetto. Molti acquedotti per fortuna si salvano ancora ma gli abitanti del nord consumano una splendida acqua del sud e quelli del sud (anche dove l’acquedotto è buono) bevono una magnifica acqua del nord che potrebbe benissimo essere bevuta a casa sua. Ma se non fai così come fai a far circolare i camion? Siamo il paese dove il trasporto su gomma surclassa quello su rotaia, tanto l’effetto serra non esiste. Non ho mai visto un cane (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, non so chi deva farlo) controllare i gas di scarico di camion che hanno emissioni inquinanti pari a quelle di dieci vetture vecchie. (Perché poi il problema delle emissioni inquinanti pare che sia di chi si tiene l’auto vecchia. Non si sa che un’ auto vecchia a metano inquina meno di un’auto a gasolio di ultima generazione e che un camion sempre a gasolio, anche se è nuovo, se non è costantemente messo a punto inquina come una ciminiera).
E’ chiaro che come insegnante di educazione fisica faccio fatica a dare indicazioni per combattere l’inquinamento. Più che esortarvi a ridurre i consumi, a dichiarare controcorrente che la deflazione (ormai cronica in questo sistema dove tutti producono ma nessuno riesce più vendere) ne ammazzerà meno dell’inquinamento, più che esortarvi ad andare a piedi e a non acquistare auto che inquinano come quelle di trent’anni fa (anche lì andando controcorrente perché il mercato dell’elettrico non ne vuole sapere e continua a considerarlo un prodotto per ricchi), più che esortarvi a non comprare cose inutili anche quando fate attività fisica (non è necessario comprare tante cose inutili per fare attività fisica) non riesco a fare.
Anzi no, forse un’altra cosa la posso fare. Quando andate in giro fuori dalla vostra auto perfettamente schiavizzante ed “ovattante” nei confronti della realtà esterna (le auto moderne inquinano quasi come quelle vecchie perché sono meno aerodinamiche, pesano di più, hanno prestazioni superiori e funzionano con carburanti molto inquinanti però hanno una capacità molto superiore a quelle di un tempo di isolarti dalla realtà: hanno praticamente tutte l’aria condizionata, non ti accorgi del caldo infernale che fa fuori e percepisci una realtà distorta) provate e percepire se l’effetto serra esiste o è solo la perversa percezione di qualche miliardo di cittadini del pianeta non curanti degli interessi di qualche migliaio di industriali che non possono permettersi il lusso di considerare questa sciocca presunzione.
L’attività fisica serve anche a questo. A fare in modo che il vostro fisico sia ancora capace di percepire la realtà e lo metta in contatto con la centralina di comando. Se state correndo con 35 gradi ed uno vi dice “Vai tranquillo che è la giornata giusta!” può darsi che quell’incitamento vi aiuti un po’. Ma quella non è la giornata giusta e se tirate come dei disperati sperando di fare un buon risultato quel giorno oltre che sprecare fatica rischiate pure la salute. Non rischiamo la salute per gli interessi di chi comanda il pianeta.