I GIOVANI, LO SPORT E L’IMPEGNO POLITICO

I giovani devono praticare lo sport per acquistare fiducia e trovare la forza per cercare quell’impegno politico che possa portarli a rifondare la società.

E’ una società che senza l’impegno concreto dei giovani è destinata a collassare sulle ceneri di un’economia corrotta che pensa solo alle esigenze di una classe dirigente vecchia, bollita e senza valori.

C’è una cultura del “Le faremo sapere…” da rovesciare e l’unica cosa importante da sapere e cosa hanno progettato i giovani per il futuro perché l’unica cosa certa è che questo tipo di società non ha futuro e pertanto la frase magica non è “Le faremo sapere…” bensì “Fateci sapere cosa avete in mente per il futuro perché dobbiamo agire di conseguenza”.

Non siamo noi che dobbiamo indicare la strada ai giovani ma loro che devono indicarla a noi perché questo tipo di società ha indubbiamente fallito, incapace di rinnovarsi, incapace di lasciare spazio ai giovani.

E’ arrivato il momento di far resuscitare la politica e portarla nelle piazze invece di tenerla confinata in un finto teatrino da televisione ideale supporto dell’informazione deviata. Solo una politica autentica che coinvolga i giovani può portare qualcosa di nuovo e decisivo per rinnovare la società.

Negli Stati Uniti c’è un ultrasettantenne che ha deciso che Università devono andare avanti ma le Università sono dei giovani non degli ultrasettantenni e pertanto devono essere loro a decidere quelle che devono andare avanti e quelle che possono giustamente essere chiuse perché funzionali esclusivamente a questa economia bollita.

L’ambito dove la cultura dei giovani può prendere corpo è proprio quello sportivo perché è lì che i giovani toccano con mano ciò che viene proposto loro dagli adulti. I giovani hanno bisogno di uno sport per tutti perché hanno bisogno di questo essenzialmente per motivi di salute. Hanno bisogno di praticare sport diverse ore al giorno e possono farlo solo in una società diversa da questa che non prevede che ogni giovane possa aver tempo di praticare sport più ore al giorno. Ciò che viene proposto loro attualmente invece è uno sport di tipo “olimpico” dove pochi eletti partecipano alle “Olimpiadi” ed una gran massa di telespettatori si limitano a guardare questi pseudo gladiatori per televisione.

Se i giovani riescono a rifondare lo sport grazie alle loro esperienze dirette sul campo (lo sport va appreso sul campo e non sui libri…) poi sono pronti per rifondare la scuola a da questa al mondo del lavoro e dunque alla società intera il passo è breve. A quel punto l’ipotesi di concedere il voto ai ragazzi di sedici anni non è più una folle utopia ma la logica conseguenza di un’evoluzione sociale giustificata dai tempi.

Noi dobbiamo semplicemente avere l’umiltà di ammettere che abbiamo sbagliato e avere il coraggio di dire con rassegnazione ed onestà “Largo ai giovani!”