I CINQUANT’ANNI DELL’ATLETICA BOVOLONE

Vado a Bovolone con le mie figlie, ci sono i 30 metri in piazza ed il salto in alto organizzati per festeggiare i cinquant’anni dell’atletica Bovolone, noto sodalizio che ha dato tanto ossigeno all’atletica locale. La manifestazione è aperta a tutti e, anche per incentivare la partecipazione delle mie figlie un po’ timide e titubanti, prometto che se nel salto in alto l’asticella viene posta a misure molto basse salterò anch’io.

Arriviamo in piazza e vengo annunciato dallo speaker come se fossi Sebastian Coe, ma io non sono stato Sebastian Coe, sono stato un pirla qualsiasi dell’atletica che ha gareggiato molto e che con Bovolone ha avuto un rapporto particolare, non l’unico, ma questo lo spiego dopo…

Dopo un’ infinità di batterie dei trenta metri dove non ho bisogno di fare la partenza falsa che mi ero preventivato di fare se qualcuno mi chiedeva di fare pure i 30 metri (faccio una partenza falsa, vengo squalificato e dunque non ho bisogno di correre rischiando di farmi del male, perché io ho un’ età che anche per provare i 30 metri devo scaldarmi come se fossi alle Olimpiadi) mi trovo al salto in alto dove, anche per far superare la timidezza alle mie figlie, ho promesso che mi ci metto pure io (e lì la questione mi pare meno pericolosa perché ho già visto che un saltino a quote infime riesco a farlo anche senza scaldarmi…). Sono in mezzo ad una bolgia infernale di bambini che continuano a saltare senza un momento di pausa, le mie figlie hanno già saltato tutte e due e sono in coda per saltare di nuovo ed io sono lì indeciso fra il mantenere la mia promessa e far finta di niente approfittando della confusione. La figlia più piccola è troppo presa dai salti e non mi guarda nemmeno, la più grande non mi dice nulla ma sulla fronte ha un display che si illumina e sul quale appare una scritta: “Papà non farlo, ci stiamo divertendo, non occorre che salti, il ghiaccio è rotto, se salti tu magari si rompe pure qualcos’altro…”. Arriva il presidente della società, ovviamente lo conosco perché è della vecchia guardia ed io a Bovolone, pur non avendoci abitato, sono di casa, ma questa cosa continuo a spiegarla dopo e, orgoglioso, mi dice “Bel movimento, vero?”. Io istintivamente vorrei rispondere “Gran casino, mi sa che non riesco proprio a saltare…”. Ma tornato sulla terra e capito che in quella situazione non c’è bisogno che mi metta a saltare perché in effetti c’è una festa di bambini e tutto va alla grande mi limito a rispondere “Si, c’è proprio una bella partecipazione”.

Mi tranquillizzo, quello che dovevo fare l’ho fatto, ho portato le mie figlie a questa festa, non c’è bisogno che salti. E però la mente comincia a svolazzare e penso che mentre il fatto più importante è che le mie figlie si stiano divertendo e stiano saltando in mezzo a tanti altri bambini (diciamo pure un gran casino…) per me sono già successe due cose  che non contano nulla ma che per me sono importanti. Sono arrivato lì in piazza e sono stato annunciato come se fossi Sebastian Coe e poi mentre stazionavo nei dintorni dell’alto è venuto ad affiancarmi nientepopodimeno che il presidente della società (non per dissuadermi dal tentativo di salto perché non sapeva dei miei folli propositi).

Cosa ho da spartire io con questa società che è da mezzo secolo che promuove l’atletica a Bovolone?

C’è che una volta succedevano cose un po’ impensabili adesso e praticamente la mia società aveva contatti con una moltitudine di società di provincia, una delle quali era proprio l’atletica Bovolone. In un certo senso eravamo società “parenti” perché molti atleti dell’atletica Bovolone venivano poi a gareggiare con i colori della mia società in certe gare a Verona o in giro per la regione, o anche in campo nazionale. Così a me è capitato di andare a gareggiare parecchio a Bovolone e di gareggiare pure con la maglia dell’atletica Bovolone (che ho ancora a casa ben custodita) per certe dinamiche di partecipazione alle gare che una volta erano possibili (praticamente in certe gare potevi pure continuare a cambiare società che non c’era questo gran controllo e parlando di gare di livello provinciale era proprio una bella cosa e assolutamente non deplorevole). In particolare ricordo una volta che corsi un 800 metri in meno di due minuti sulla pista che non era molto performante, era ancora in terra rossa (ma io che sono vecchio conoscevo bene le piste in terra rossa…) e anche allora fui accolto più o meno come Sebastian Coe. In effetti c’è da dire che quella simpatica gara è stata una delle poche che ho tirato dal primo all’ultimo metro in vita mia. Io non tiravo praticamente mai ed ero famoso per risparmiare energie fino all’ultimo metro per tentare di vincere alla fine con il minimo sforzo, ma quel giorno volli andare in testa fin da subito per dimostrare che si poteva correre abbastanza veloce anche sulla terra rossa ed in ogni caso rischiare tatticamente (perché tutte le volte che andavo in testa subito rischiavo dei clamorosi crolli nel finale) non mi pesava perché quelli erano tutti miei amici e potevano benissimo battermi senza provocare traumi nel sottoscritto. Piccolo inciso: ho sempre creduto nei traumi positivi in atletica più che in quelli negativi e per me un vero trauma era quando battevo un atleta delle blasonate squadre militari (proprio non ci dormivo la notte…) e non quando venivo battuto da un principiante qualsiasi. La sorpresa in atletica, subita o perpetrata è sempre una gran cosa, è chiaro che se sorprendi con delle bidonate di gare pazzesche poi hai anche voglia di sorprendere con qualche gara vinta in modo inaspettato ma per conto mio l’atletica vive sulla sorpresa, non sulla perpetuazione del successo del favorito.

Insomma a Bovolone ho avuto veramente molti amici e quando siamo andati via, alla fine, le mie figlie mi hanno chiesto: “Ma tu a Bovolone conosci tutti!?” Dopo aver risposto che a Bovolone non conosco tutti ma praticamente tutti quelli che hanno portato avanti questo miracolo dell’Atletica Bovolone, ho pensato che anche per me l’Atletica Bovolone è stata una gran cosa come tutta l’atletica di quel tempo e come mi auguro che riesca ad esserlo anche l’atletica di ora.

Chiudo con un’osservazione delle mie: per conoscere tanta gente devi insistere nel tuo sport un certo numero di anni senza continuare a cambiarlo, altrimenti fai solo conoscenze superficiali di un anno o due, ma occorre anche un altro requisito per conoscere bene il proprio ambiente: dargli molta importanza. Ho la sensazione che i ragazzini di oggi una volta che riescono a primeggiare in campo provinciale siano subito messi in un’ ottica nazionale e comincino a pensare subito a cosa riescono a combinare in altri ambienti perdendo di vista le radici. Per primeggiare a livello nazionale c’è tempo nell’età adulta, non è assolutamente necessario farlo da minorenni e, al contrario, è dimostrato che chi emerge troppo presto è più portato all’abbandono precoce dell’attività di chi emerge dopo per il semplice motivo che chi diventa forte troppo presto non è allenato alle sconfitte che prima o poi arrivano per tutti.

A Bovolone io ci sono andato anche quando avevo già la mia bella automobilina (perfettamente inquinante) anzi ci andavo ancora di più proprio perché ero autonomo e anche se non trovavo gare dove si poteva fare il record del mondo ho avuto la possibilità di affinare le mie doti agonistiche senza necessariamente cercare sempre solo ed esclusivamente le gare dai contenuti tecnici superiori. L’atletica per conto mio può continuare a crescere nel momento in cui si da molta importanza all’attività provinciale e a quella regionale. Per quella nazionale c’ è sempre tempo e comunque c’è un sacco di gente che se ne occupa e non c’è pericolo di passare inosservati.

Come atleta ho trovato molta più assistenza a Bovolone che non in campo nazionale. Non si sono accorti che sono un grande saltatore in alto ma quella è solo colpa del presidente che mi ha distratto mentre mi accingevo all’ennesima impresa…