Alla faccia del concetto di prevenzione in Italia è ancora molto di moda la figura del “guaritore”. E’ più facile che torni di moda anche lo stregone che non l’ipotesi che ci si evolva verso un concetto di operatore della prevenzione per il semplice motivo che questo non sappiamo proprio chi possa essere.
Esiste un concetto di diagnosi precoce delle malattie che è portato avanti con molto successo, ma quella non è la vera prevenzione quanto svegliarsi fuori quando il danno è ancora rimediabile. La vera prevenzione è un passo un po’ più in la. Anche con riguardo a malattie devastanti quali il cancro siamo un po’ riluttanti nei confronti delle vera prevenzione nel senso che accettiamo di fare un’indagine medica in più ma non accettiamo di modificare le abitudini che portano alla diffusione dei tumori.
Così nel campo dell’attività motoria continuiamo ad abusare degli analgesici come se fossero il metodo migliore per aggirare i problemi dovuti ad un’attività fisica spesso mal strutturata. Evolvendoci un po’, per chi ne ha la possibilità, tendiamo a spostarci verso le indicazioni che può darci un fisioterapista che ci aiuta a risolvere meglio il problema senza imbottirci di farmaci ma anche lì facciamo fatica a fare il passo successivo perché non sappiamo a chi rivolgerci per prevenire i problemi che ci portano dal fisioterapista (che, ripeto, per chi può permetterselo, è già un notevole passo avanti rispetto alla “pastiglietta”).
La vera prevenzione in realtà dovrebbe farla l’insegnante di educazione fisica che dovrebbe metterti in grado, dandoti le giuste informazioni, di muoverti in modo tale da riuscire ad evitare la situazione che ti porta dal fisioterapista o all’uso della pastiglietta. Accade esattamente il contrario, che un grande numero di istruttori un po’ scriteriati operi in modo grossolano e siano essi stessi a spedirti dal fisioterapista per colpa di un lavoro mal calibrato. In sede di carico infatti molto spesso ci vanno giù troppo pesanti al motto di “Tanto se qualcosa va storto dopo ci pone rimedio il fisioterapista…”. Pare quasi che abbiano una convenzione con i fisioterapisti e piuttosto che ce l’abbiano con le case farmaceutiche molto meglio che ce l’abbiano con i fisioterapisti nel senso che questi almeno affrontano il problema tentando di risolverlo non come chi affidandosi ciecamente alla medicina sposta semplicemente il problema tentando di contenere il dolore. Mi spiego: se uno si muove da bestia provocando dei danni, il fisioterapista va alla ricerca del danno e “meccanicamente” tenta di risolverlo agendo direttamente sui muscoli, poi se il soggetto continua a muoversi da bestia è facile che il problema si ripresenti ed allora il fisioterapista dovrà essere scomodato di nuovo. Con la medicina facciamo molto peggio perché sopprimiamo semplicemente il dolore così uno continua a muoversi in modo sbagliato e continua a far danni. E’ scomodo sentire male ma il dolore è proprio quel segnale che ci dice che stiamo compiendo qualche errore in sede di carico, pertanto, per quanto scomodo, il dolore è una specie di alleato dell’insegnante e dell’allievo per instradarli verso la scelta del corretto carico di allenamento. Reprimere il dolore con sostanze di sintesi è il miglior modo per sovraccaricare l’organismo con sostanze che hanno sempre effetti collaterali indesiderabili e per annullare gli importanti messaggi che lancia il nostro fisico con riferimento a certi carichi di allenamento.
Un grande salto culturale sarebbe quello di passare dalla cultura del “guaritore”, sia esso ortopedico, osteopata, fisioterapista o comunque figura che interviene quando un certo danno esiste già, alla figura del “suggeritore” che in Italia non esiste ancora, o meglio esiste solo a teatro ed è quel soggetto che sta nascosto a suggerire la battuta agli attori che hanno qualche problema di memoria.
Deve essere ben chiaro che il suggeritore ti “suggerisce” la battuta ma non è che reciti al posto tuo ed è su questo che come attori del movimento non ci sentiamo.
L’infortunato tipo è quello che con un’articolazione messa male va dall’ortopedico, espone brevemente il problema e poi si attende la soluzione miracolosa pressoché istantanea. Il salto di qualità culturale consisterebbe nello svegliarsi fuori prima che si verifichi l’infortunio e andare a chiedere consigli per prevenire la degenerazione di una situazione che generalmente prima di portare all’infortunio da altri segnali. La differenza fra “guaritore” e “suggeritore” è che il primo ti cura lui e quando stai male di nuovo sei costretto ad avvalerti di nuovo della sua collaborazione mentre il secondo ti da gli strumenti per capire cosa stai sbagliando e se tutto funziona come deve funzionare per quel problema lì non ci torni più perché impari a prevenirlo. Il “guaritore” lavora lui e ti rimette in sesto, il “suggeritore” ti fa lavorare per capire cosa stai sbagliando, ti suggerisce come indagare sugli errori che hai fatto in sede di carico. In una cultura dell’attività fisica dove siamo ancora alla presenza costante del personal trainer che segue costantemente tutta la lezione dell’allievo siamo semplicemente distanti anni luce da un allievo che impara a gestire i corretti carichi autonomamente e riesce a prevenire gli infortuni.
L’ammonimento è, come sempre, a pensare all’attività fisica che si svolge e tentare di capire come va a bersaglio perché se è un’attività fisica razionale è la miglior cosa che ci possa essere, se è esagerata e mal calibrata è proprio quella che ci può creare problemi facendo sentenziare ai sedentari che “l’attività fisica è pericolosa…”. L’attività fisica non è pericolosa ed è l’unico strumento concreto per combattere gli infiniti danni da sedentarietà molto diffusi nella società attuale, è chiaro che bisogna pensare a ciò che si fa e non confidare sull’intervento di un buon “guaritore” che “tanto se sbaglio dopo ci pensa lui…”. Certo in giro trovate molti “guaritori” e pochi suggeritori perché invitare l’allievo a pensare a ciò che fa non è molto di moda. Un passo alla volta forse ci arriveremo.