“GRETINI” NON DEPRIME IL MOVIMENTO, LO RINFORZA

Mi sono trovato dentro alla manifestazione ieri, ai margini, non proprio dentro come partecipante al corteo, come spettatore a lato del loro percorso. Non era un presenza casuale, una cosa troppo importante per essere ignorata ed ho avuto la sensazione di partecipare ad un evento storico che può segnare in modo indelebile questa epoca di “false evoluzioni”.

Ho notato subito la massima correttezza dei manifestanti e quando a casa ho visto cos’è capitato in giro per il mondo ho capito che è stato un mezzo miracolo. Non è stato un caso che nella mia città non sia andato bruciato un solo cassonetto, non danneggiata alcuna macchina, nessuna vetrina rotta, questi hanno degli anticorpi grandi come palloni da calcio sulle nefandezze del ’68 ed hanno capito cosa non bisogna fare per non essere annientati subito. Sono milioni, sono quasi tutti giovani ed hanno le idee molto chiare alla faccia che sono giovani. Oserei dire, visto che molti li paragonano ai sessantottini, dicono che è un “nuovo ’68”, che dai sessantottini hanno preso solo le cose buone ma hanno giustamente lasciato a casa e represso l’idiozia della violenza. La cosa fantastica di questi è che non sono violenti, di più, sono proprio “non violenti” e forse proprio per questo sono decisamente potenti ed inattaccabili. Io sostengo che anche se andassero in giro a dire delle grossissime idiozie meriterebbero comunque attenzione perché è vincente e glorioso il modo con il quale le espongono. Da questi c’è solo che da imparare, sono una lezione di stile, altro che balle e se si crea una frattura generazionale io sto proprio con loro anche se sono vecchio. Faccio il giovane anche se sono vecchio perché riconosco che le loro istanze sono sacrosante. Chi li definisce “gretini” nella migliore delle ipotesi non ha capito nulla e se invece ha capito tutto allora è anche falso e corrotto oltre che cretino con la “c” nel vero senso del termine.

Un tormentone di questi giorni è chi sta dietro loro, chi li organizza con questa efficienza invidiabile, chi fa il miracolo di farli manifestare senza violenza. Si sobilla che dietro a loro ci sono gruppi di potere animati da chissà quali interessi e ciò corrisponde proprio a vedere la pagliuzza nell’occhio altrui e non la trave nel proprio perché sappiamo benissimo invece quali sono gli interessi contrari all’espansione di questo movimento, sappiamo benissimo quali sono i grossi freni alla rivoluzione verde. E’ chiaro che è partita una guerra fra la green economy e l’economia di mercato propriamente detta. Inutile dire se sia un’idea di destra o di sinistra, questa è una inutile categoria per tentare di delimitare l’ideologia del movimento che supera distinzioni sia politiche che religiose. Se queste sono idee più di sinistra che di destra allora mi spiace per i ragazzi di destra che perdono un’ottima occasione per dimostrare che anche le loro istanze non sono da buttare (la lotta contro il comunismo corrotto non è un valore da sottovalutare…) ma sono pressoché sicuro che questo movimento sia gonfiato anche da figli di vecchi democristiani oltre che da radical chic e non sono del tutto convinto che da destra non ci sia un buon numero di idealisti che della corruzione del libero mercato ne ha le scatole piene. Probabilmente la destra che appoggia questo movimento è la destra della povera gente non di quelli che votano a destra senza credo ideologico ma solo perché ritengono che votare a destra sia un sistema per tenere tutto com’è.

Ecco se devo vedere un comune denominatore in questi ragazzi provenienti da tutte le classi sociali, da tutte le ideologie politiche  e religiose vedo una gran voglia di cambiamento, nella consapevolezza che questa società se non si evolve tende a peggiorare ulteriormente perché è sostenuta da persone incapaci, propense a farsi  condizionare solo dall’economia di mercato e non dalle reali esigenze del pianeta.

Sono stato intervistato a margine di questa manifestazione da un gruppo di ragazzi che autonomamente hanno deciso di fare un’ indagine sul pensiero degli adulti, il pensiero di quegli adulti che sembravano capitati lì per caso, solo perché coinvolti nella loro routine quotidiana e quindi non partecipanti attivi bensì passivi, fortuiti. Ebbene io non ero uno di quelli, non ero lì per caso, anche se non sfilavo, ero ai margini e non gridavo assolutamente nulla senza alcun cartello in mano.

Mi sono calato nel ruolo dell’adulto che non c’entra niente, accettando di essere intervistato. Ho recitato la mia parte perché pur dicendo subito che ritenevo le loro istanze sacrosante mi sono messo in contrapposizione su alcuni aspetti e così, gli intervistatori che inizialmente erano tre sono diventati dieci, dodici e non erano lì per menarmi ma per ascoltare. Li ho adescati bluffando, sostenendo il ruolo del vecchio sessantottino sconfitto ma io in realtà al ’68 non ho partecipato perché ero troppo giovane e ne sono uscito sconfitto subendo le decisioni idiote degli altri, io non ho potuto partecipare al ’68 perché è morto subito, forse è per quello che mi occupo ancora di questi temi. La rabbia è stata di subire le nefandezze del riflusso per colpa di atteggiamenti sbagliati di alcuni protagonisti del ’68. E’ come se adesso una elite di idioti trovasse il sistema per far fallire in poco tempo questo movimento colossale. Non voglio crederci, questi hanno i numeri per evolversi e rifondare davvero la società che sta ancora dormendo sul sonno epocale del riflusso.

Lo scontro ideologico fra me e loro si è focalizzato sul ruolo della scuola. Loro ritenevano che la vera lotta deve partire da un cambio di atteggiamento delle grandi multinazionali che devono cambiare rotta, io sostenevo che il cambiamento invece deve partire da loro, dalle piccole cose e dalla scuola che è una grande cosa e che forma le menti.  Ho fatto pure l’esempio del mio settore e li ho sorpresi dicendo che esiste anche un’attività fisica sostenibile che è quella fatta fuori dalle palestre, all’aperto, senza macchine. Loro che si occupano di evitare l’uso indiscriminato di macchine intese come auto si fanno stordire da attività fisiche dove c’è un uso di macchine assolutamente inutili, spropositato.

Hanno insistito sul ruolo fondamentale delle multinazionali nella perpetuazione di questo sistema economico ed io, calandomi nel ruolo dell’adulto rompiballe ed attirando a me qualche altro spettatore (è solo il contraddittorio che crea “audience”…), ho sbottato: “Va bene, allora io sono l’adulto stronzo, sono la grande multinazionale, sono il “capo” della multinazionale, sono il grande imprenditore ricchissimo con il pacchetto azionario di maggioranza di quella mega azienda,  mi dici che interesse ho a rivoluzionare la mia azienda rischiando il fallimento per applicare i tuoi sani principi alla linea produttiva?!?” Per un  attimo li ho zittiti, li ho portati con i piedi per terra. Poi ho aumentato il brodo: “Capisci che sei tu che vuoi cambiare che devi trovare una soluzione nuova? Che devi metterti a studiare davvero e non in modo finto come fate adesso per capire come fare a cambiare in primo luogo la scuola e poi la società e il mondo del lavoro? Capisci che se lavori bene adesso e ti prepari davvero ed inventi la “green economy”, che al momento esiste solo a parole ma non nei fatti, quando esci da scuola non saranno più i datori di lavoro a dirti “Le farò sapere….” ma sarai tu a dire a loro “Le farò sapere…” se sei davvero preparato perché questi dovranno rassegnarsi a cambiare per sopravvivere? Se tu diventi il protagonista del cambiamento e ne avrai le chiavi, il sapere, sarai ricercato da tutti altrimenti sarai schiavizzato da un mondo del lavoro che continuerà ad opporre grandissime resistenze al cambiamento. La scuola la cambi tu, non la cambiano i professori, non la cambiano gli adulti, non la cambiano le multinazionali anzi è già tanto che le multinazionali non investano cifre per tenerla così com’è, funzionale all’economia di mercato. Se riesci a cambiare la scuola hai qualche speranza di migliorare la società nella quale ti inserirai dopo, altrimenti hai perso in partenza…”.

A quel punto se fossero stati giovani del ’68 mi avrebbero dato fuoco ed invece sono stati lì ad ascoltare e a controbattere con argomentazioni che, pur estremamente ideologicizzate e tendenti all’utopistico, avevano comunque un criterio molto logico di esposizione. Avremmo potuto star lì tutta la mattina ma loro dovevano proseguire le interviste ed io ho tradito la mia coerenza prolungando l’intervista su tempi ben fuori da quel laconico “Basta che sia una cosa rapida” che ho proferito accettando l’intervista e calandomi subito nel ruolo dello stronzo distaccato.

Stronzo forse lo sono anche ma “distaccato” proprio per niente, anzi sono pienamente coinvolto in queste tematiche, le vivo sulla mia pelle ed è come se le rivivessi una seconda volta anche se non ho avuto la possibilità di viverle direttamente oltre cinquant’anni fa.

Del ’68 questi hanno l’entusiasmo ma non la violenza e forse sono i veri sostenitori del mitico slogan “fate l’amore non fate la guerra” che è l’autentica eredità di quel movimento. Questi hanno una marcia in più: “Fate l’amore, non fate la guerra e rispettate il pianeta altrimenti qui va tutto a remengo…”.