Una signora porta la figlia adolescente dal medico. Entra in ambulatorio tutta preoccupata e comincia subito lei a parlare: “Mia figlia è completamente inebetita, sta dieci ore al giorno sul telefonino è ormai curva in quell’atteggiamento e non so proprio cosa fare…” Il medico guarda con aria rassicurante verso la figlia, apparentemente apatica e disinteressata e prova a coinvolgerla: “Io a questa storia non ci credo, per conto mio tua madre mi sta raccontando delle balle…” la signora, senza lasciare il tempo alla figlia di abbozzare una timida risposta, riprende seccata ed inviperita. “Ma stiamo scherzando? E’ tutto vero, glielo giuro sul mio smartphone…”
Siamo noi che indichiamo la strada ai nostri figli. Siamo noi che gli abbiamo dato il telefonino e questa società rimbecillente. poi ci lamentiamo se vanno ad imbrattare i monumenti per far vedere che esistono quando noi i monumenti li abbiamo fatti tutti neri.
Alcuni si lamentano che non vogliono lavorare a trenta euro al giorno al sabato ed alla domenica dando interessanti segnali di vita. Noi rimaniamo scandalizzati dimenticandoci che ci sono personaggi di cinquant’anni che pigliano anche 1000 euro in un giorno, feriale, non festivo.
Bisogna attendere i 50 anni per essere trattati con rispetto e dignità?
Allora si chiudono in palestra a sollevare pesi perché rifiutano il loro corpo che evidentemente ha qualcosa che non va e noi invece di dire che a quell’età si fa sport e con grande entusiasmo invece di chiudersi in palestra a sollevare pesi, accettiamo perché sia mai che se si appassiona davvero allo sport dopo magari va a finire che si allena tutti i giorni e non trova più il tempo per studiare come si deve a scuola. Si, perché su quello siamo severi. Sul telefonino che rimbecillisce siamo permissivi e lasciamo che esegua la sua opera di distruzione di massa ma sulla scuola non si transige. Bisogna prendere bei voti perché così dopo avrai migliori possibilità di inserimento nel mondo del lavoro, a trenta euro al giorno anche al sabato ed alla domenica.
Ci preoccupiamo che abbiano buoni voti e non che sviluppino lo spirito critico per cambiare questa società che non funziona, così un giorno, se proprio protesteranno, protesteranno perché non aumenti il prezzo della benzina non per avere un mondo migliore disintossicato da tutte le fesserie che abbiamo creato noi.
Il giovane che va in palestra a sollevare pesi, invece di fare sport come si deve, è colpa nostra, siamo stati noi a costruire questo tipo di società dell’apparenza e fondamentalmente si va in palestra a sollevare pesi per apparire non per acquisire abilità che il mondo non ti riconosce perché tanto l’unica abilità veramente apprezzata è la capacità di adattamento alla società assurda, alla società della pubblicità, dello smartphone e delle disuguaglianze sociali patologiche.
Il giovane che imbratta i monumenti da dei timidi segnali di vita, non è certamente così che riesce a cambiare il mondo ma in quel modo almeno si fa sentire. Ai nostri tempi giovani che non volevano cambiare il mondo anzi lavoravano sodo per tenerlo con tutte le sue contraddizioni facevano le stragi su commissione degli adulti. Così abbiamo tenuto il mondo perfettamente integro nelle sue contraddizioni e nelle sue aberrazioni intollerabili.
La questione dello sport vero che fa a cazzotti con la scuola soffocante è proprio una quisquilia e può pure passare per un vezzo radical chic. Però è la punta dell’iceberg di una società sbagliata che hanno costruito gli adulti e che i giovani stanno subendo in modo pericoloso. Se non reagiscono loro dobbiamo reagire noi ormai non più per noi ma per loro che rischiano di finire sott’acqua, curvi su uno smartphone.
Quando insisto sullo sport coinvolgente, quello delle venti ore alla settimana, non le tre ore di palestra pesi che non servono a niente, insisto anche perché penso che questa sia l’unica via per provare a cambiare la scuola e poi la società nelle sue basi e questa cosa tutto sommato ormai è pure più urgente dello sport vero che ormai non è più solo un obiettivo di salute ma anche uno strumento essenziale per riprendersi la vita. A trenta euro il giorno anche il sabato e la domenica.