GINNASTICA “VERSUS” FISIOTERAPIA

“Ginnastica versus fisioterapia” è un altro degli ormai tanti titoli idioti che invento per i miei articoli. In pieno spirito giornalistico l’importante non è dare un titolo coerente con il testo ma dare un titolo che attiri l’attenzione, altrimenti non legge nessuno. Ecco, allora sgombriamo subito il campo dall’idiozia presunta, ginnastica e fisioterapia non sono praticamente mai in contrapposizione ma sono sempre valide alleate nel processo di riabilitazione di un allievo che qualche accidentino, almeno un minimo di sovraccarico articolare ce l’ha avuto altrimenti scomodare il fisioterapista non ha molto senso. Vi sono atleti di alto livello che, pur non avendo nessun problema hanno sempre lì a fianco il fisioterapista cronico. Complimenti, quello è un lusso che i comuni mortali non si possono permettere e che, tutto sommato, se sono sani non sentono nemmeno la necessità di potersi permettere. Se stai bene ed hai quattro soldi da buttare non buttarli in fumo ed alcol ma non ha nemmeno senso che li dai al fisioterapista che generalmente ha pure tanto lavoro ed è giusto che spenda il suo tempo per chi effettivamente ne ha bisogno.

Nella stragrande maggioranza dei casi della fisioterapia ce n’è effettivamente bisogno e questa si accompagna quasi sempre a della buona ginnastica riabilitativa. Nelle prime fasi di riabilitazione dopo un infortunio piuttosto grave è pure possibile che non si possa intervenire immediatamente con la ginnastica (nemmeno con la fisioterapia ma quella può partire un po’ prima) ed il compito del fisioterapista sarà proprio, appena può intervenire, di mettere quanto prima il paziente in grado di servirsi anche della ginnastica per coadiuvare il processo di riabilitazione. Indugiare troppo con la sola fisioterapia senza fare intervenire la ginnastica quando ormai è opportuno metterla in campo vuol dire perdere tempo e danaro perché le due cose si integrano e, generalmente, la ginnastica costa anche meno.

Una conflittualità fra ginnastica e fisioterapia non esiste praticamente mai, bisogna ammettere che ad uno stadio molto evoluto del processo riabilitativo esiste un margine di variabilità nella scelta dell’utilizzo dei due mezzi di riabilitazione nel senso che se stai benino puoi perfezionare la riabilitazione con molta ginnastica e poca fisioterapia, se invece sei pigro ed il fatto di avere tanti soldi per le tasche ti porta ad allungare oltre modo i tempi di collaborazione con il fisioterapista allora puoi tenere anche tanta fisioterapia in un momento nel quale ti potresti arrangiare molto bene anche con la ginnastica. In genere la scusa di questi pigri con il portafoglio pieno è che “Ho paura di sbagliare con la ginnastica ed ho bisogno dell’assistenza continua del fisioterapista perché mi fido solo di lui.” Praticamente quasi sempre il fisioterapista è una persona onesta e con molto garbo fa capire che il paziente deve cominciare a muoversi con le proprie gambe e pure con la propria testa e non è che lui ancorché fisioterapista possa comportarsi come un baby sitter o un maggiordomo e per 60 euro l’ora (non poco come baby sitter o maggiordomo…) possa finire pure per portargli il caffè al tavolo.

Molto spesso è proprio il fisioterapista a far capire quando è giunto il momento di servirsi della ginnastica e se è attento e premuroso finisce anche per redigere un comodo schemino riabilitativo per il paziente che può svolgerlo anche da solo senza l’assistenza di nessun professionista. Ovviamente la prudenza non è mai troppa ed il fisioterapista raccomanda di essere contattato appena vi sono dei dubbi o qualcosa non vada come dovrebbe andare.

E’ giusto precisare (anche per far capire ulteriormente che in realtà non esiste nessun “ginnastica versus riabilitazione”) che l’insegnante di educazione fisica non ha proprio nulla da obiettare quando il fisioterapista indica degli esercizi al paziente da fare a scopo riabilitativo, anzi l’insegnante potrà proprio osservare che questo è un fisioterapista attento, premuroso e competente perché alcuni purtroppo se ne fregano e ti dicono “Quando ha bisogno di me io ci sono ancora, mi telefoni” e se il paziente chiede un programmino anche striminzito di ginnastica riabilitativa quelli sono pure capaci di dire “Non vorrei che da solo si facesse male, è meglio che si rivolga a qualche palestra oppure chiami me”. Il fisioterapista che si comporta così e, da quel che so, per fortuna ce ne sono sempre meno, è uno che non ha voglia di terminare il suo lavoro perché suo compito sarebbe anche dare delle indicazioni perché il paziente possa terminare con successo il processo riabilitativo anche da solo. Poi può fissare degli appuntamenti di controllo, quello ci sta, ma non ha senso che dica “Adesso arrangiati” senza dare nessuna indicazione. Non ti ho chiesto di farmi un programma per preparare le Olimpiadi (non esiste, anche lì ci vuole la supervisione di un tecnico…) ti ho chiesto di darmi della indicazioni per rifinire al meglio la riabilitazione, puoi darmele e non porti via il lavoro a nessuno a darmele.

Vi confesso che da insegnante di educazione fisica io spero proprio che tutti i fisioterapisti diano indicazioni per proseguire con la ginnastica. Qualcuno qui sì che potrebbe sospettare che esiste una sorta di concorrenza fra insegnante di educazione fisica e fisioterapista e pensare che addirittura il fisioterapista non dia indicazioni sulla ginnastica proprio per non interferire con il campo di competenza dell’insegnante di educazione fisica. Niente di tutto ciò. All’insegnante di educazione fisica fra proprio comodo che il fisioterapista contempli l’adozione di alcuni esercizi di ginnastica “attiva” (ginnastica “attiva” è una terribile espressione per definire la ginnastica normale che ogni persona può fare senza farsi muovere è una ginnastica teoricamente non riabilitativa che non ha bisogno di nessun operatore esterno e si distingue dalla ginnastica “passiva” che ha proprio bisogno di essere seguita ed orchestrata dal fisioterapista che la “somministra” al paziente con molta attenzione come se fosse un farmaco) perché ciò implicitamente da molto valore alla ginnastica tradizionale e le riconosce un valore anche riabilitativo che è giusto riconoscere.

Mentre l’insegnante di educazione fisica non deve assolutamente invadere il campo del fisioterapista, il fisioterapista può, se lo ritiene opportuno, invadere il campo dell’insegnante di educazione fisica e può farlo fin tanto che l’allievo viene ritenuto un paziente e pertanto non completamente riabilitato. Poi, una volta ricevuto l’ok dal fisioterpista, l’insegnante di educazione fisica, esperto di attività motoria per i sani, può intervenire anche con più successo del fisioterapista per portare a piena efficienza fisica quello che ormai è ritenuto semplicemente un allievo e non più un paziente.

A chi obietta che potrebbe sembrare ingiusto che il fisioterapista possa invadere il campo dell’insegnante di educazione fisica proponendo esercizi di ginnastica tradizionale mentre l’insegnante di educazione fisica non può nemmeno sognarsi di proporre esercitazioni di ginnastica “passiva” che sono di esclusiva competenza del fisioterapista osservo che istituzionalmente il fisioterapista ha a che fare solo con pazienti e pertanto con soggetti con qualche deficit mentre l’insegnante di educazione fisica ha a che fare con tutti gli altri, con i sani. In un mondo normale si ritiene che i sani siano molti di più dei malati e pertanto essendo il bacino di utenza degli insegnanti di educazione fisica decisamente superiore la disputa non si pone nemmeno, lasciamo lavorare i fisioterapisti come meglio credono e se anzi se usano pure la ginnastica tradizionale, tanto meglio, questa è una grande pubblicità per quel tipo di ginnastica.

Quello che manca nella cultura corrente invece è il concetto di ginnastica come strumento di salute per i sani e se questo concetto non passa non è per niente colpa dei fisioterapisti ma è esclusiva colpa di chi organizza l’attività motoria per i sani. Se l’atleta di alto livello ha sempre alle calcagna il medico sportivo o il fisioterapista o peggio ancora lo psicologo quella può essere vista come una conquista di maggior professionalità del mondo dello sport di alto livello oppure come una grande sconfitta della categoria degli esperti del movimento. Se ti alleno bene e se sei sano devo solo allenarti e non “riabilitarti”, non hai bisogno né del fisioterapista, né del medico che ti controlla ogni giorno e tanto meno dello psicologo come se fossi lì a saltare per aria da un momento all’altro. L’aberrazione dello sport di alto livello purtroppo ha fatto sì che l’ingresso di queste figure nei grandi club abbia avuto un suo motivo concreto. L’allenatore che crede di fare tutto da solo senza l’intervento di altre figure che in un primo tempo potrebbero sembrare indispensabili per soggetti non del tutto sani e non per atleti teoricamente molto sani è una figura del passato legata ad una visione romantica dello sport di un tempo, quando la differenza era fatta semplicemente dal talento dell’atleta e dalla validità delle strategie di allenamento dell’allenatore esperto.

Adesso si è più concentrati sul far sopportare carichi di allenamento massacranti ad atleti gladiatori sullo stile del modello sovietico lanciato oltre mezzo secolo far per produrre i campioni della propaganda politica nello sport. E allora sono giustamente necessari fisioterapista, medico e psicologo costantemente presenti, io aggiungo che è già tanto che non sia necessario anche lo psichiatra perché in questo vortice un po’ strano l’atleta qualche turba ce la può pure avere.

Penso che sia compito degli esperti di attività motoria riappropriarsi della gestione tecnica dello sport anche di alto livello. Pure qui il conflitto con i fisioterapisti non esiste perché loro sono ben contenti di lavorare solo con i pazienti veri e non con quelli finti creati da preparazioni sportive irrazionali e non fisiologiche.