GABER, LA DESTRA, LA SINISTRA, L’IDEALISMO E LA REALTA’ FINTA

Mi è stato chiesto perché ritengo che l’idealismo sia potenzialmente sovversivo e pericoloso per questo sistema economico.

Forse oltre che sovversivo e pericoloso è pure un po’ utopistico perché viviamo in una finta realtà che è controllata in tutti i suoi dettagli da un colossale sistema di controllo funzionale al perpetuamento del sistema capitalista

Una volta c’era Giorgio Gaber che cantava di destra e di sinistra e già a quei tempi (era fine millennio) rilevava la confusione fra destra e sinistra e quindi lo sgretolamento di un certo tipo di idealismo. Adesso in effetti il concetto di destra e sinistra non esiste praticamente più, le cose più di destra vengono fatti da governi dichiarati di sinistra e la destra non disdegna di utilizzare i metodi utilizzati dalla sinistra per governare in qualche modo.

Esiste un’altra categorizzazione piuttosto evidente ma non abbastanza sbandierata per non creare inutili polemiche: l’idealismo moribondo e l’accettazione rassegnata della realtà finta.

La realtà finta è la grande contraddizione del nostro Tempo. E’ reale perché concreta e diffusa praticamente su tutto il pianeta, finta perché fondata su principi finti funzionali solo a tenere in piedi il sistema capitalista che produce ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri.

Praticamente lavoriamo per tenere in piedi i colossali sistemi di controllo di una realtà che non vogliamo nemmeno perché ci costringe a lavorare troppo. Nell’era dove grazie al progresso tecnologico potremmo lavorare tutti un po’ meno e vivere dignitosamente siamo invece schiavi di questa tecnologia che è messa a punto solo per salvaguardare l’ingessatura del sistema e non la sua evoluzione.

Non esiste destra o sinistra come via di fuga ma solo la possibilità molto remota di provare a lavorare meno per uscire dal sistema dei consumi, cosa che viene resa di gran difficile esecuzione perché e quasi impossibile svincolarsi dal sistema dei consumi a meno che non ci si voglia dare ad un sano eremitaggio.

Anche lo sport vive questa contraddizione e se è molto facile essere spettatori dello sport finto ipertrofico non è per niente facile poter praticare senza problemi lo sport autentico, non ipertonico che fa bene alla salute.

Assurdo ma quegli aggettivi “ipertrofico” ed “ipertonico” che io uso per definire in modo metaforico lo sport più gettonato sono aggettivi che concretamente accompagnano quel tipo di sport perché realmente si appoggia una metodologia di allenamento che pone sempre più al centro del processo di allenamento la forza sviluppata in palestra più che l’affinamento tecnico ricercato sul campo.

Dunque il miraggio verso la realtà finta e pertanto, la forza, la ricchezza, i lustrini, più che la sostanza e la concretezza dell’affinamento tecnico, troppo apparentato con l’idealismo e la ricerca di affinamento culturale.

Ecco forse, parafrasando Gaber, la cultura è rimasta di sinistra e pertanto non è più di moda, non vale la pena star lì a darsi pena per ricercare chissà cosa quando con quattro pastigliette si può trovare quell’ipertonia che risolve tante cose.

I sistemi di controllo essenzialmente lavorano sulla cultura che deve essere monolitica e deve essere quella che appoggia il sistema dei consumi, così lo sport deve essere quello dei campioni che va in televisione perché dell’altro non gliene frega niente a nessuno, non va in televisione, non serve a niente anzi è una perdita di tempo e sia mai che la gente si metta a lavorare di meno perché vuole fare sport sul serio.

C’era una volta l’idealismo, poi arrivarono il PIL, la necessità di risanare l’economia, il debito pubblico ed il telegiornale. Con i telefonini hanno chiuso il cerchio ed il sistema dei consumi che ci fa lavorare sempre di più minacciandoci di disoccupazione potrà sopravvivere ancora a lungo, perché chi muove i fili può mantenere il suo privilegio solo con quello.