Questo non è un articolo sui vaccini. L’immunità di gregge è stata portata in campo a livello di informazione di massa trattando delle vaccinazioni obbligatorie ma io non voglio assolutamente mettermi a disquisire sul fatto che questa possa attestarsi al 90%, al 95% o deva andare al 100% punto e basta. Quello è un fatto tecnico che solo la comunità scientifica potrà e dovrà affrontare perché è anche giusto offrire garanzie ad una popolazione che, così come ha degli obblighi, pretende anche di essere informata in modo attendibile. Sarebbe bello avere le idee ben chiare prima di formulare le leggi di urgenza ma se qualcuno ha deciso che siamo già in una fase di urgenza si tratta solo di verificare che chi ha deciso così ha le informazioni per farlo e non è un ciarlatano.
E’ un altro l’aspetto di salute, collegato addirittura (addirittura!) allo sport che voglio trattare ora e si può collegare all’effetto gregge più che all’immunità di gregge per una questione psicologica che pur ha una sua valenza scientifica così come la vera e propria immunità di gregge che invece non c’entra proprio nulla con strane dinamiche psicologiche.
L’ultima premessa che voglio fare è riferita al fatto che nell’analisi di questi discorsi ho sentito attribuire l’epiteto di “fascista” a chi si è impuntato sull’obbligatorietà dei vaccini. Questa sarebbe una legge di stampo fascista e non democratica perché è troppo autoritaria. Qui non si tratta di fascismo o comunismo. Siamo tutti fascisti e tutti comunisti anche se le categorie fascismo e comunismo dovrebbero essere sepolte da un po’. Qui si tratta di discernere fra leggi utili e leggi inutili e vanno studiate bene perché il rischio che siano inutili o addirittura dannose è sempre presente quando non sono studiate bene e messe a punto con circospezione.
E’ in quest’ottica che io passo a bomba sui miei argomenti preferiti ad in particolare uno, il tormentone antidoping, che sono trattati a mio parere da normative del tutto inadeguate a confronto delle quali quella sui vaccini poteva essere ritenuta già avanti mille anni luce e dunque non suscettibile di revisione urgente. Ripeto alla nausea che non sto qui criticando la nuova normativa sui vaccini ma solo prendendo spunto da questa per far capire come ce ne sono altre che hanno bisogno urgente di una rivisitazione.
In Italia i fumatori sono oltre il 20% della popolazione, altro che immunità di gregge, è un numero di soggetti stratosferico (oltre 11 milioni di persone di tutte le età, non solo anziani che non sono riusciti a troncare un vizio antico…) e la cosa più grave è che non sono in diminuzione il che sta ad attestare che gli sforzi per contenere questo problema non hanno prodotto risultati accettabili.
Il doping riguarda una fetta di popolazione molto più esigua, viene ritenuto una piaga sociale e per combattere questo si impiegano fior di quattrini sostenendo l’istituto dell’antidoping che è un servizio molto costoso che non ha ottenuto risultati apprezzabili nella lotta al contenimento dell’abuso di farmaci nello sport (soprattutto di alto livello).
Perché tratto parallelamente i due problemi? Perché, per conto mio, sono il fulgido esempio di come le normative fatte male possano contribuire a procrastinare ed addirittura alimentare il problema invece di riuscire a contenerlo.
Nella fattispecie, a mio parere, sarebbe sufficiente invertire le normative per avere risultati apprezzabili su entrambi i fronti. Il fumo fa più danni del doping ed è più diffuso, eppure ha normative più soft. Il doping fa meno danni del fumo è meno diffuso e soprattutto è controllato da medici che sono pagati fior di quattrini per fare in modo che gli atleti non abbiano a patire danni da questo problema.
Il problema del doping è essenzialmente un problema di atleti dilettanti che sono assolutamente ignoranti ed usano, per migliorare il rendimento sportivo, sostanze vietate che nessun professionista si sognerebbe mai di adoperare perché sono pericolose, vietate ed inadeguate. Basterebbe fare un’adeguata campagna informativa ed il numero di questi pazzi scatenati calerebbe drasticamente perché le motivazioni che spingono questi atleti a doparsi non sono di tipo sadomasochistico, questi sono illusi del fatto che questi trattamenti siano miracolosi e siano in grado di trasformare un dilettante in un professionista. Di più: credono che la loro differenza nell’essere dilettanti anziché professionisti sia determinata dal fatto che i professionisti si dopano in quel modo e dunque basta prendere quelle sostanze per colmare il gap. E questo è ciò che ti fa credere l’istituto dell’antidoping che quanto ad informazioni in tema è semplicemente diabolico. Può anche essere vero che talvolta la differenza fra un atleta dilettante ed uno professionista a livello prestativo sia determinata anche dall’uso di certi farmaci. Ma la differenza non è nel fatto che il professionista si dopa di più. Al contrario per come si dopa il professionista non si può nemmeno dire che si dopa e se tu dici che si dopa ti può pure denunciare per calunnia perché lui, in realtà non si dopa, anche se usa molti più farmaci di tutti gli altri atleti, anche se è costantemente monitorato e trattato dal proprio costosissimo medico sportivo giorno per giorno. Spendere molti soldi per monitorare questo tipo di atleti è un doppio lavoro inutile, gli atleti di alto livello sono già monitorati dai propri medici personali e, pertanto, se queste sono persone che sanno fare il loro mestiere, non possono risultare positivi ad alcun controllo. Ma ogni tanto anche qualche professionista casca nella rete dell’antidoping, non solo amatori pazzi scatenati, allora vuol dire che c’è qualche professionista che si dopa come gli amatori… Ed è questa la cosa inconcepibile che sballa tutto il discorso educativo dell’antidoping. Se qualche professionista casca nella rete dell’antidoping vuol dire che non ha un’assistenza medica adeguata altrimenti non sarebbe mai stato trovato positivo. Andare a colpire quell’atleta facendo credere che lui ha fatto un qualcosa in più degli altri, quando in realtà ha fatto qualcosa in “meno” degli altri perché si è dopato come un deficiente, come un amatore, perché non ha avuto assistenza medica o addirittura perché non si è fidato della sua assistenza medica (capita anche questo) è terribilmente deviante in fatto di informazione sul doping. Il doping non deve essere usato dagli amatori perché non serve a nulla ed è potenzialmente pericoloso punto e basta. Non serve a nulla perché quell’esiguo miglioramento di risultati che può dare non può trasformare un dilettante in un professionista. Un assistenza medica efficiente può costare ad un atleta di alto livello anche 1000 euro al mese. Può forse disporre di queste cifre un dilettante che vuole diventare professionista? Se non è un privilegiato certamente no e allora c’è poco da mettersi a scimmiottare i trattamenti ai quali si sottopongono i professionisti anche perché di quei trattamenti non si può sapere un bel nulla e oltre che incredibilmente costosi sono anche debitamente occultati. In quest’ottica sarebbe importante fare informazione per scongiurare la diffusione del vetero doping nell’ambiente dilettantistico e l’istituto dell’antidoping non si dimostra certamente un buon organo per la diffusione delle informazioni in tema di trattamenti medici. I vari atleti che vengono trovati positivi all’antidoping sono troppo impegnati a salvare la faccia e a prendere squalifiche più contenute possibile per riprendere quanto prima a gareggiare e non sono per nulla interessati a far chiarezza sull’argomento.
Dunque in tema di doping c’è una grande severità e questa severità non ha prodotto alcuna riduzione dell’abuso di farmaci nell’ambiente sportivo, soprattutto di alto livello. Probabilmente l’antidoping può servire a proteggere un po’ l’immagine di facciata dello sport di alto livello se è vero che per questioni legali ci impedisce di definire dopati gli atleti di alto livello (quasi tutti tranne i pirla che cascano inspiegabilmente nella rete dei controlli) mentre ci autorizza a definire dopati i disperati che si dopano con sostanze facilmente rilevabili.
Passando al fumo questa severità invece non esiste. Sui pacchetti di sigarette c’è scritto che il fumo fa venire il cancro sì, ma poi quei pacchetti li puoi tranquillamente acquistare dal tabaccaio senza esibire nessun certificato medico. Sono per tutti. E’ un po’ come se sull’eritropoietina ci fosse scritto che è riservata solo ai malati e non va usata per incrementare le prestazioni negli sport di resistenza. Almeno l’eritropoietina è più difficile da acquistare oltre ad essere molto più costosa e poi generalmente è somministrata sotto rigido controllo medico perché se qualche pirla se la fa da solo può pure essere scoperto anche se è un prodotto difficile da individuare. Quindi due pesi e due misure. Il fumo è sconsigliato ma insomma anche se fumi e ti puoi provocare il cancro vai tranquillo perché sei uno degli undici milioni di italiani che hanno questo problema. Il doping invece no. Se ti dopi devi essere un atleta di alto livello intanto perché non si può chiamarlo doping e dobbiamo fare che il tuo sia un trattamento farmacologico autorizzato altrimenti sputtaniamo lo sport di alto livello e poi se ti piglio che ti dopi con sostanze rilevabili ti tolgo la possibilità di fare sport, se parli ti radio addirittura a vita o quasi e ti tratto come un criminale. Tutto questo invece di spiegare che i trattamenti farmacologici non vanno fatti a vanvera perché diventano pure pericolosi e se uno non si fida dei medici fa bene a non usare alcun tipo di farmaco.
Non ci sono fascisti e comunisti ma se dobbiamo usare queste categorie io farei una bella legge di stampo fascista che impedisce di fumare a tutti i cittadini e darei l’opportunità di somministrare nicotina o sostanze equivalenti a chi soffre di crisi di astinenza sotto controllo medico per risolvere il problema non per portarlo avanti all’infinito come sta avvenendo con le scritte terroristiche sui pacchetti che non terrorizzano nessuno.
In tema di antidoping invece verrei considerato un comunista o anche un anarchico perché caldeggerei la chiusura dell’istituto dell’antidoping che in questi anni ha fatto solo danni (in Italia per esempio i casi Pantani e Schwazer tanto per citarne solo due di personaggi che hanno provato a far capire che il doping non è il capriccio di pochi scemi) e non è riuscito minimamente a far passare la passione per preparazioni sportive supportate ampiamente dal trattamento farmacologico
Il buon senso deve essere ciò che informa ogni normativa e così tornando alla stramaledetta immunità di gregge, se esiste questo problema ed è sopravvenuta la necessità urgente di fare una legge nuova, quando fate questa informate la gente altrimenti è più che plausibile mettersi in un atteggiamento difensivo e di paura se ci vengono imposte cose importanti senza essere adeguatamente informati. Da democristiano dico che la legge sui vaccini deve essere giustificata con una campagna informativa corretta, precisa ed esaustiva. Peccato che la Democrazia Cristiana non esista più e allora forse questa presunzione di informazione deva essere considerata cosa d’altri tempi. Se mi dicono che una legge energica contro il fumo non si può fare perché sarebbe di stampo fascista e la liberalizzazione del doping è una cosa sconveniente come la liberalizzazione dello spinello allora vuol dire semplicemente che ho sbagliato epoca.
In ogni caso io posso tranquillamente affermare che a mio parere la legge sui vaccini necessita di informazione tecnico scientifica oltre che legale (ma non era questo l’intento dell’articolo) quella sul fumo è inefficiente perchè non sta producendo buoni risultati e quella sul doping è peggio di quella sul fumo. Alla fine oltre che disagi per la salute sono pure soldi spesi male ed è per questo che dovremmo interessarcene tutti, anche chi non ha vaccini da fare, chi non fuma e chi non si dopa.