“Fuga da Alcatraz” è un bel film di tempi andati. Alcatraz non era una scuola bensì un carcere di massima sicurezza dal quale evadere era quasi impossibile.
Il giovane di oggi sulla scuola prova una sorta di “Fuga da Alcatraz” nel senso che non si sogna nemmeno di provare a modificarla, non immagina che la scuola sia soprattutto sua e pertanto sia un suo diritto tentare di migliorarla. No il giovane d’oggi pensa che la scuola sia un’istituzione assolutamente immodificabile, fatta dai professori per i professori e per difendersi dalla quale è possibile solo una splendida “Fuga da Alcatraz” almeno nell’immaginario, nei sogni, perché poi nella realtà la scuola bisogna frequentarla e per farla durare meno possibile bisogna pure studiare abbastanza altrimenti ti bocciano e te la fanno durare anche di più del dovuto.
In questo contesto può essere visto lo sport, più che come quella cosa salutare che ti fa ragionare meglio e ti da gli elementi per avere la forza per cambiare la scuola, che è un po’ il tuo luogo di lavoro da ragazzo. Lo sport è visto giusto giusto per sognare. Sogni di diventare un campione così anche se a scuola va male chi se ne frega e se poi fuori ci sono i problemi di disoccupazione se sei un campione un certo lavoro ce l’hai già anche se non sai quanto può durare, ma visto che più o meno tutti i lavori sono precari meglio trovarsi un bel lavoro che uno noioso e dove magari sei pure sottopagato.
E allora si capiscono i ragazzi che si allenano troppo a sedici anni e poi saltano per aria. Bisogna tentare il grande sogno ed il grande sogno non è di diventare dei buoni atleti che a 27-28 anni ottengono ottimi risultati ma che non ti cambiano la vita, il sogno è proprio di sfondare nello sport e pure in tempi brevi, prima che si presenti lo spettro della disoccupazione ed è per quello che si bruciano le tappe e più che ad una crescita armonica che possa portare ai migliori risultati nell’età giusta si punta ad una crescita precoce che ti possa portare subito a risultati eclatanti ed utili per la “Fuga da Alcatraz”.
Come allenatori facciamo fatica a predicare la pazienza e la razionalità perché queste non sono nemmeno fisiologiche in questa situazione e se non lo sono per una persona che almeno un pochino frena i pensieri istintivi figuriamoci se possono esserlo per un giovane che decisamente fatica a frenare l’impulsività.
Ci verrebbe ragionevolmente da dire: “Ma se questa scuola non funziona perché non provate a cambiarla?” ma se diciamo questa cosa passiamo per pazzi sovversivi ed il bello è che questa etichetta non ce la danno i genitori dei ragazzi che sono anch’essi convinti che questa scuola non sia assolutamente modificabile ma gli studenti stessi che su tale cosa sono assurdamente d’accordo con i genitori: “questa scuola va bene così e non va modificata” è il mantra ripetuto all’unisono.
Allora dobbiamo sostenere l’idea di uno sport dei sogni, un po’ falsa forse ma se lo sport ci aiuta a sognare bisogna sfruttare questa opportunità.
Per lo sport sarebbe meglio sognare una normalità di piccoli miglioramenti che pian pianino ti possano portare a risultati veramente significativi nell’età del massimo rendimento ma questo non è il sogno urgente da fare per la “Fuga da Alcatraz” che è il film suggerito dalla nostra scuola.
Ed allora bisogna cavalcare l’onda ed alla domanda: “Ma io posso farcela ad andare alle Olimpiadi?” invece di rispondere con un tranquillo: “Ma io inizierei col vincere un bel campionato regionale” bisogna scientificamente rispondere: “Nessuno ha i numeri e le competenze per escludere che tu possa andare alle Olimpiadi, dunque… provaci!” Anche se sappiamo benissimo che questo è il metodo migliore per trovarsi con i sogni sgonfi già a sedici-diciassette anni.
Non possiamo riformare la scuola e tararla per il modo migliore di fare sport. Con lo sport non possiamo sognare di avere quella lucidità e quell’energia per poter dare uno scossone determinante a questa scuola arcaica. Non ci resta che appoggiare la “Fuga da Alcatraz” romantica, quasi impossibile ma che, tutto sommato, anche se non ci serve a nulla per far evolvere la nostra scuola. è la motivazione per emergere nello sport. Questa è la piccola onda che ci è concesso di cavalcare, se ne arriva una di un po’ più grande forse è meglio.
l