Sono finite le Olimpiadi, per chi vi ha partecipato senz’altro una bella soddisfazione, per chi le ha viste là una discreta spesa oltre che uno spettacolo senza dubbio gradevole, per chi le ha viste in televisione una “maratona” televisiva un po’ pericolosa se non gestita ad arte alternandola con una sana attività fisica. Diciamo pure che chi ha esagerato un po’ come il sottoscritto, ghiotto consumatore di sport spettacolo, il rischio rincoglionimento è stato piuttosto elevato.
Adesso, se queste olimpiadi sono servite a qualcosa, dobbiamo riempire i campi sportivi, perché il messaggio delle Olimpiadi è proprio quello di spronare tutti i cittadini a fare sport. Adesso siamo tutti probabili olimpici, in oltre sette miliardi e fra quattro anni si deciderà di nuovo chi sono le fortunate poche migliaia di atleti che possono andarci davvero e quei miliardi di meno fortunati che dovranno ciucciarsele per televisione o quelli ancora che spendendo una fortuna potranno andare a vederle dal vivo.
Il problema delle Olimpiadi è che focalizzano troppo l’attenzione sugli atleti di vertice e poco su quelli di seconda schiera. Anche per televisione se posso fare una critica ai vari operatori, più o meno tutti hanno indugiato troppo sul numero uno restando avari di dettagli su quelli che venivano poco dietro. Una regia efficiente sa cambiare bene immagine al momento giusto e riesce a far vedere più gare possibile tralasciando i festeggiamenti di una gara appena conclusa nel momento in cui ne è appena partita un’altra. Anche la gestione delle interviste è stata un po’ criticabile nel senso che l’intervista non è per nulla necessario mandarla in diretta e si può posticipare alla fine della trasmissione se è in programma una competizione importante quanto quella dell’intervistato. Prima le gare poi le interviste, lasciamo al telespettatore decidere qual’ è l’intervista più importante ma non soffochiamo le competizioni con le interviste.
Abbiamo da premere un bottone magico per risolvere tutti questi problemi: è quello che spegne il televisore, poi, con calma, vedremo tutti i problemi che ci sono nello sport reale, nello sport concreto, quello dei quartieri, delle provincie, delle regioni, per arrivare anche a quello olimpico che fra quattro anni ci inchioderà di nuovo davanti alla televisione. Al momento, i protagonisti diventiamo noi, con tutti i nostri problemi un po’ diversi da quelli degli atleti di spessore olimpico.