FEDE E SPORT

Non è la prima volta che scrivo un articolo di questo stampo e almeno un’altra volta mi sono soffermato su una presunta correlazione fra fede e sport. Se penso che su certi argomenti ci sono tornato, anche ripetendomi in modo ossessionante, decine di volte (per esempio la mitica “scuola”) tutto sommato devo dire che di fede ci ho scritto gran poco e non è che sia convinto che sia un argomento che non riguarda gli sportivi, tutt’altro.

Il motivo essenzialmente è che sulla fede ho paura di dire fesserie, mentre non ho paura di dirne in tema di sport e nemmeno di scuola collegata allo sport. Ecco, allora potrei limitarmi a trattare di fede con esclusivo collegamento allo sport e magari indagare su questa paura di “scrivere fesserie”. Partiamo dagli ambiti dove non ho paura (e forse un po’ sarebbe meglio che ce l’avessi…) di scrivere fesserie per vedere poi se si può fare confronti su temi che ritengo più sacri. E partiamo proprio dal fondo: la fede io lo ritengo un argomento proprio “sacro”. Lo è per definizione, la fede ha proprio a che fare con il sacro. Ed allora rispettando il detto popolare “scherza con i fanti ma lascia stare i santi” io dissacro proprio i fanti nel senso che sportivi, operatori dello sport e pure scienziati che ruotano attorno al mondo dello sport (ma non solo quelli) non sono santi ma per conto mio sono equiparabili ai “fanti”.

Sono proprio i miei colleghi a darmi l’assist (termine sportivo…) per poterli criticare e dissacrare. Una delle mie convinzioni è che nell’ambito sportivo il verbo non ce l’abbia proprio nessuno, non i tecnici e nemmeno gli scienziati che purtroppo sono entrati, anche con successo talvolta immeritato, nello sport. La chiacchiera da bar, tanto derisa e sbeffeggiata, talvolta in tema di sport ha più valore del mega studio dell’università blasonata, se non altro perché la chiacchiera da bar viene fuori gratis mentre il mega studio della mega università non è proprio per nulla gratis.

Quando trattiamo di fede non è che ci si possa permettere di sproloquiare perché tanto tutti ne parlano così per sport. Non è così e, pure lì, se l’osservazione del più ignorante dei commentatori può avere anche un valore più sacro del dogma religioso non è comunque il caso di screditare ne l’uno ne l’altro.

In tema di sport dovrei essere altrettanto tollerante e rispettoso dell’opinione altrui, visto che l’argomento è quasi giocoso. Invece lì mi contraddico e spesso magari, con un velato e scarso umorismo, tendo a sentenziare senza farmi problemi se la mia opinione smonta completamente quella di chi sul punto di vista opposto al mio ci ha scritto trattati.

Adesso io non vorrei essere blasfemo e approfittare della Fede proprio per giudicare chi non la pensa come me in tema di attività fisica ma è proprio questo confronto a darmi la forza per non stare zitto dove stare zitto ritengo che sia un danno per il settore dello sport e di tutti quelli che su questo ci lavorano e ci investono passione ed entusiasmo anche senza farne una professione.

Quando dico che la preparazione con i pesi in certi ambiti è una cagata pazzesca come la corazzata Potemkin non ho paura di tirare giù nessun santo e al più potrei aver paura di aver citato la quasi sacra corazzata del mitico Fantozzi per spiegarmi sui pesi in certe preparazioni sportive che sono un’autentica cagata, molto più di quanto lo potesse essere la corazzata Potemkin.

Se lo sport può avere un qualcosa di sacro è che deve lasciarci aperti al confronto e al dibattito senza aver paura di offendere nessuno. Pertanto per me i pesi in certi preparazioni potranno essere una cagata colossale mentre per qualche scienziato potrà essere quel momento imprescindibile della preparazione senza il quale non si va da nessuna parte. Punti di vista opposti e non si può dire chi ha ragione ma non è una guerra di religione, è una lecita disputa su temi sportivi.

Da qui a dire che il sacro non c’entra nulla con tutti gli argomenti di sport ce ne passa ed anzi io sono convinto del contrario. Se trattiamo della metodologia di allenamento di sacro non c’è proprio nulla ma il singolo atleta credente o ateo è comunque “sacro”. Allora al di là delle eventuali convinzioni tecniche noi andiamo comunque a relazionarci con persone che hanno a che fare con il sacro. Ne hanno a che fare tutti i giorni e probabilmente ne hanno a che fare anche nello sport. Adesso vuoi vedere che ci dice che la preparazione con i pesi è blasfema e quella senza è sacra…

No, però noi non possiamo pensare di isolare lo sport in un ambito asettico che non c’entra nulla con tutto il resto del vivere quotidiano e, anche se l’argomento è molto difficile da trattare, il rapporto fra fede e sport non può essere per nulla trascurato.

Allora, tentando di fare un’autocritica, spero costruttiva, io potrei prendermi come minimo dell’ignavo perché pur accorgendomi quanto sia importante considerare la fede anche nello sport, ho continuato a spendere fiumi di parole per dire quanto inutile sia la preparazione con i pesi in certi ambiti o quanto poco spazio lasci la scuola per una pratica razionale dell’attività sportiva ai ragazzi di oggi, quando magari queste cose potevano essere sintetizzate in un paio di brevi articoli.

Indubbiamente sono convinto che sia importante disquisire di fede e sport. E’ certamente difficile e forse noi operatori sportivi dovremmo adoperarci di più perché il tema ci coinvolge anche se non siamo certamente gli unici a dovercene interessare. Ecco, allora un mio proposito potrebbe essere questo. Invece che stare a perdere tempo sulle cose negative (la preparazione con i pesi esasperata per motivi di mercato, la scuola che non da spazio all’attività fisica perché é impostata su un modello intoccabile del secolo scorso) dovrei occuparmi delle cose positive quali per esempio la relazione fra fede e sport. Ci si può provare, ma è più facile scrivere delle cose più semplici anche se queste a volte non si muovono perché non abbiamo il coraggio di affrontare le cose più complesse.