FANDONIE SULLA RESPIRAZIONE

Partiamo da un presupposto: la miglior respirazione che riusciamo a fare è sempre quella che eseguiamo normalmente senza pensarci, in modo del tutto involontario ed in qualsiasi situazione, anche quando abbiamo paura.

Ho citato il caso della paura non a caso. La paura è in grado di modificare sensibilmente la respirazione e lo fa in modo completamente automatico senza che ci pensiamo. Quando abbiamo paura non abbiamo nessun bisogno di ricordarci di cambiare la respirazione: abbiamo giusto giusto la respirazione che ci serve per avere quella paura. La nostra psiche ha deciso di avere paura e ci sono centomila motivi per averla, la nostra respirazione si adegua a quello stato d’animo. Fra l’altro, in genere, quando abbiamo paura abbiamo ben altro a cui pensare che non alla respirazione e sarebbe una disgrazia nella disgrazia se in momenti di alta tensione ci dovessimo pure ricordare di cambiare la respirazione.

Poi ci sono i trucchetti di ginnastica respiratoria o di condizionamento della respirazione (ritmo e ampiezza essenzialmente) che si possono applicare volontariamente in una miriade di situazioni ma quello è tutt’altro discorso.

Atterrando sulla ginnastica a corpo libero si può osservare che durante una lezione della medesima si può benissimo alterare la respirazione a piacimento ed adattarla in vari modi a molti esercizi ma, secondo la mia religione, per i soggetti sani (e questa è un’importante precisazione) la miglior respirazione durante una lezione di ginnastica a corpo libero è proprio quella assolutamente istintiva che si fa in modo del tutto involontario senza pensarci minimamente. Se la pensate diversamente vuol dire che siete di un’altra religione. A parte scherzi, la religione non c’entra ma questo è un dogma scientifico che se siamo sani non possiamo ignorare.

La respirazione si adatta perfettamente alle circostanze e l’esempio che ho fatto prima sulla paura ne è una chiara dimostrazione. Pertanto, insistendo nel caso della paura, il problema non è la respirazione alterata bensì la paura. Se vi trovate in banca durante una rapina (soprattutto come cliente o come impiegato più che come rapinatore…) avrete certamente una respirazione alterata ma il problema non è la respirazione quanto la rapina. Finita la rapina, si spera senza esiti drammatici, la respirazione potrà pian piano tornare quasi normale senza che siate costretti a pensarci. E’ la paura a condizionare la respirazione e non la respirazione a condizionare la paura.  Chi vi racconta che modificando la respirazione potete mutare gli stati d’ansia vi racconta una discreta frottola. Gli stati d’ansia si instaurano per cause molte volte anche difficili da sondare e possono portare ad un certo tipo di respirazione. Modificare la respirazione in quei frangenti è un bel giochino di consolazione per tentare di fare finta di non vivere lo stato d’ansia, e forse riuscirete anche momentaneamente a respirare in modo diverso, non come un soggetto ansioso ma non avrete certamente risolto lo stato d’ansia perché non dipende dalla respirazione ma da altre cause, pertanto, appena non ci pensate più tornerete a respirare nel modo normalmente ansioso di chi sta vivendo uno stato d’ansia.

Questo esempio ci può far capire cosa accade in palestra. In palestra possiamo anche decidere di dedicare tutta l’ora alla ginnastica respiratoria, cosa questa che se non abbiamo conclamati problemi respiratori non ha molto senso, ma la richiesta di ossigeno della nostra attività motoria non dipende da come abbiamo deciso di respirare bensì da come abbiamo deciso di muoverci.

Per coerenza, se vogliamo concentrarci sulla ginnastica respiratoria dovremo eseguire degli esercizi semplici e a ritmo molto lento perché abbinare la ginnastica respiratoria ad un’attività intensa è proprio un controsenso.

Facciamo il banale esempio di un esercizio per la tonificazione della muscolatura addominale. Un normale esercizio di quel tipo a corpo libero potrà essere eseguito ad una cadenza di circa 40-50 movimenti al minuto. Se abbiniamo la respirazione a quella cadenza andiamo ad eseguire degli atti respiratori che saranno certamente incompleti e di bassissima qualità per il semplice motivo che quella cadenza pur non stordente come ritmo è decisamente elevata come ritmo respiratorio in base alle richieste di ossigeno di quel tipo di esercizio. Pertanto o rallentiamo decisamente il ritmo dell’esercizio in modo drastico fino ad una cadenza di 8-10 movimenti al minuto per poter giustamente abbinare una respirazione profonda e ben coordinata oppure ci affideremo ad una splendida respirazione in automatico che potrà essere per esempio di 15-20 atti respiratori al minuto che non c’entra niente col ritmo dell’esercizio per la muscolatura addominale e che non c’entra niente nemmeno con il ritmo respiratorio suggerito da un comune esercizio di ginnastica respiratoria. Insomma non si può confondere il sacro con il profano e lascio a voi in base alle vostre esigenze decidere cosa sia il sacro e cosa sia il profano. Se l’obiettivo è condizionare la respirazione, ripeto, sarà opportuno concentrarsi su esercizi molto semplici, con un basso impegno muscolare e da poter tranquillamente svolgere a ritmo molto basso, se, al contrario l’obiettivo sarà eseguire particolari esercizi di ginnastica a corpo libero che anche se non molto impegnativi possono comunque essere svolti a certi ritmi allora il tipo di respirazione da preferire sarà quella in automatico dove non c’è nessuna coordinazione fra esercizio ed atto respiratorio e la cadenza degli atti respiratori è governata esclusivamente dalla richiesta di ossigeno.

L’esempio della corsa intensa ci aiuta a comprendere ulteriormente la problematica. Nella corsa intensa (quella che si fa fatica a parlare da tanto intensa che è, tanto per intendersi) la richiesta di ossigeno è decisamente elevata e qualsiasi tentativo di variazione volontaria del ritmo respiratorio è semplicemente folle e sconsiderata. Vengono in mente i consigli di un tempo, quando si diceva “respira con il naso!” e quello era il miglior modo per mandare in ipossia un atleta che avesse provato anche per pochi istanti a correre ad una certa intensità. Un atleta che riesce a respirare solo con il naso (o anche solo ad inspirare con il naso, come dicevano altri “luminari”) mentre corre sta a testimoniare solo una cosa: che sta correndo ad un’intensità che per lui è veramente ridicola perché se quella intensità fosse non dico elevata ma anche solo appena apprezzabile già la respirazione usando solo il naso risulterebbe impossibile dopo pochi momenti.

Insomma la respirazione è si volontaria ma durante l’esecuzione di certa attività fisica non può essere certamente condizionata e, se proprio si vuole condizionarla bisogna scegliere delle esercitazioni molto semplici per poterla governare.

L’ultimo esempio è drammatico: anche la frequenza cardiaca volendo si può governare con molta maestria ma se la ragazza con la quale uscite è  molto carina è assolutamente impossibile riuscire a fare ciò. Non per nulla c’è un detto che recita “Al cuor non si comanda”. Ecco in certe situazioni di attività fisica non si comanda nemmeno alla respirazione. A meno che non usciate con una ragazza meno carina, pardon a meno che non adottate esercizi molto blandi.