“Vorrei sapere quanto ritieni importante la preparazione specifica sui ritmi gara nella messa a punto dello stato di forma del corridore di 800 metri in atletica e soprattutto cosa ritieni veramente specifico per preparare questa gara.”
Ti rispondo dicendo subito che la gara degli 800 metri è uno dei più grossi misteri dell’atletica leggera e pertanto potrei scrivere pure delle grossissime fesserie esprimendo dei miei pareri in proposito e la cosa più grave è che nessuno è in grado di confutare queste castronerie con argomentazioni attendibili perché attorno alla preparazione della gara degli 800 metri non siamo ancora riusciti a scoprire nulla di certo se non che si può giungere allo stesso risultato proveniendo da strade molto diverse, pertanto gli 800 metri sono quella specialità molto democratica che non solo consente di primeggiare ad alti e bassi a mingherlini e ad atleti supermuscolati ma addirittura consente di emergere con preparazioni di tutti i tipi.
Personalmente ritengo che la preparazione specifica sui ritmi gara sia molto importante anche se devo ammettere che quando un atleta è veloce ed ha una buona base aerobica teoricamente potrebbe essere un buon ottocentista anche senza aver preparato molto i ritmi di gara. Però, e qui do un po’ di numeri per spiegarmi, può esistere l’atleta che corre i 100 metri in 11″ netti e sa correre a 3′ per chilometro senza troppi problemi e magari non corre nemmeno gli 800 sotto ad 1’48” e può esistere l’atleta che corre i 100 non sotto 11″2 che fa a fatica a correre facilmente già a 3’20” per chilometro e che però sugli 800 metri è in grado di correre su tempi vicini al record del mondo o comunque sotto 1’44” che è il livello dell’eccellenza per chi ambisce al vertice della specialità.
Parlando di “tapascioni” perché il mondo è fatto più di tapascioni che di campioni c’è il tapascione che fa 13″ sui 100 e sa correre facilmente sotto i 4′ per chilometro che non ha mai fatto meno di 2’10” sugli 800 e quello che non ha mai corso i 100 in meno di 13″ non sa correre facilmente nemmeno a 4’30” per chilometro però ha già corso gli 800 in meno di due minuti e soprattutto sa correre la gara con grande maestria e pure finendo forte. Insomma pare che ci siano ottocentisti che sembrano nati proprio per correre la gara degli 800 metri anche se non sono né molto veloci né molto resistenti.
Le possibilità di preparazione dell’ottocentista sono così variegate che si fa prima ad analizzare quelle ipoteticamente escludibili di quelle ragionevolmente perseguibili e così facendo ci si accorge che anche posizioni estreme non sono del tutto da buttare per certi atleti.
Nel contesto di una preparazione che considera anche mezzi non specifici partiamo da chi si concentra su solo una delle due doti di base antitetiche: la velocità o la resistenza.
Se si allena solo la velocità e non la resistenza probabilmente si sta percorrendo la via più breve per trasformare un milecinquecentometrista in un ottocentista, ma non è detto. Non è detto perché alcuni ottocentisti con spiccate doti di velocità che, per motivi insondati, riescono comunque ad arrivare in fondo alla gara degli 800 metri, mostrano una sorta di allergia a tutte le esercitazioni indirizzate allo sviluppo della resistenza.
Accade che per questi atleti la scelta di servirsi di allenamenti impostati sulla velocità sia una scelta obbligata altrimenti l’atleta va in crisi e cambia specialità. Questo tipo di atleta in realtà è un quattrocentista (molto spesso infatti ottiene ottimi tempi sui 400 metri) che riesce a correre la gara degli 800 metri ma, stranamente, non riesce a sopportare i carichi di allenamento tipici dell’ottocentista di tipo classico. Verrebbe da dire che è un ottocentista di tipo qualitativo se non che di allenamento di qualità ne deve fare poco perché se insiste troppo tende pure ad infortunarsi ed allora, in modo un po’ più mesto, io tendo a definirlo un ottocentista di tipo “fragile”, dove con quel “fragile” intendo tutta la difficoltà nell’allenarlo anche con carichi di allenamento che ad un primo esame potrebbero apparire più che sopportabili. E’ il cosiddetto ottocentista velocista che va allenato come un velocista e non come un mezzofondista altrimenti invece di migliorare va in sovraccarico. L’allenamento specifico per questo tipo di atleta insiste su poche prove ripetute con recuperi lunghi. Possono essere anche prove abbastanza lunghe nel senso che se sono poche anche l’idea di utilizzare distanze tipo i 600 metri non è da scartare ma è chiaro che se la qualità scade bisogna assolutamente dirottare su distanze più brevi. Trattando di 600 metri di qualità elevata si parla di due o al massimo tre prove dove il ritmo deve per forza di cose essere abbastanza vicino a quello di gara, diciamo non più lento del 5% oltre il ritmo gara il che vuol dire, per chi corre gli 800 in 1’52”, correre le prove sui 600 metri in 1’28” o meglio. Prove a ritmo più lento non sono utilizzabili per atleti di tipo veloce per il semplice motivo che vanno ad “ingolfarli” e portano l’atleta a correre male, con tensioni che non sono simili a quelle di gara.
Consideriamo ora l’ottocentista di tipo opposto, il divoratore di chilometri, quello che, ad un primo esame potrebbe apparire un diecimilametrista. Questo ha doti di tenuta eccezionali che in genere gli consentono di fare anche ottime gare sui 1500. Questo può lavorare in pista in modo molto diverso dall’atleta precedente e può arrivare per esempio a correre 15 volte i 300 metri con recuperi abbastanza brevi a ritmo molto vicino a quello di gara. Per cui, per esempio se vale 1’52” può correre questi 300 in 43″-44″ senza grossi problemi svolgendo un allenamento che ammazzerebbe letteralmente l’ottocentista veloce. Poi, magari, questo atleta soffre molto le prove di qualità e se deve correre tre volte i 600 in 1’28” va in crisi perché non riesce a correrli con la stessa fluidità con la quale corre le prove sui 300. Questo tipo di atleta, che in genere sopporta carichi di allenamento piuttosto elevati, può comunque permettersi il lusso di variare molto la preparazione e, soprattutto in periodo agonistico, arriverà pure il momento che farà anche le prove di qualità.
L’ottocentista classico in realtà è un atleta che sopporta abbastanza bene il lavoro in pista e lo usa molto sia per andare in forma che per costruire le doti di base e così si trova il soggetto che pur non essendo né troppo veloce né molto resistente svolge una gran quantità di allenamenti in pista dove oltre che mettere a punto il ritmo gara migliora sia le doti di velocità che di resistenza. Questo tipo di ottocentista può mettersi a fare anche un gran numero di sprint sui 60 metri, magari nel periodo invernale, per allenare sia la velocità che la resistenza alla velocità e poi può pure a mettersi a correre delle prove su distanze lunghe tipo i 1000 metri con il solo obiettivo di migliorare le doti di resistenza generale. Evidentemente anche per lui il momento più importante sarà quando va a mettere a punto il miglioramento delle doti di base per fonderle in ritmi gara corsi nel miglior modo. La specificità dell’allenamento è comunque importante per tutti gli ottocentisti ed io sostengo che siamo in questo ambito quando trattiamo di corse su ritmi che stanno fra il 2 ed il 5% più lente del ritmo gara e corse su distanze comprese fra i 300 ed i 600 metri. Ovviamente se si considerano prove sui 600 metri sarà difficile correrne più di tre mentre se si parla di 300 metri si può trattare anche di 15 o 20 prove. Se la distanza utilizzata sono i 400 metri potremmo considerare allenamenti basati su un numero compreso fra 5 e 8/10 prove mentre se consideriamo i 500 metri potremmo considerare sedute impostate su un numero di prove fra 4 e 6.
Io valuto come altamente specifiche per i ritmi gara questo tipo di sedute, consiglio di non collocarle nelle immediate vicinanze della competizione perché le ritengo molto stressanti e non considero invece utili per perseguire questo obiettivo sedute corse a ritmi più veloci. Non ritengo molto specifiche sedute su prove ripetute a ritmi più veloci di quelli di gara per il semplice motivo che le tensioni di corsa che si producono in queste sedute sono molto diverse da quelle che si concretizzano poi in gara. Con riferimento ai ritmi molto più lenti di gara il discorso è analogo anche se mi sento in dovere di precisare una convinzione personale molto curiosa. Mentre ritengo che indugiare sui ritmi più veloci di gara abbastanza vicino al momento della competizione sia pericoloso anche se non produce grandi livelli di affaticamento, ritengo che indugiare un po’ sui ritmi più lenti di gara in questi momenti possa non essere un errore. Ovviamente tentando di non affaticarsi troppo perché gli allenamenti “voluminosi” possono portare facilmente a consistenti stati di affaticamento, se queste prove sono corse a ritmi anche un po’ più lenti del sopraindicato 5% rispetto al ritmo gara ritengo che possano avere la funzione di mettere in palla e costruire i presupposti per arrivare alla gara con le gambe che girano bene. Sempre dando i numeri, penso che l’ottocentista da 1’52” che si corre 7-8 prove in 59″ a recupero di media durata (3-4′) non faccia una cosa del tutto inutile anche se va un po’ distante dal ritmo gara. E’ mia convinzione (e non ho nessuna giustificazione scientifica a sostegno della mia tesi) che questo tipo di corsa predisponga a correre bene poi al ritmo gara, pertanto un allenamento del genere non sarebbe certamente un allenamento che costruisce nulla di nuovo ma sarebbe un tipo di allenamento che mette in condizione di affrontare bene la gara. Poi c’è chi il giorno prima della gara sente la necessità di correre tre volte i 200 metri in 24″ per “pulire” le gambe (strano il lessico degli atleti…) e se psicologicamente sente questa necessità può darsi che vada bene proprio così. Questa è la dimostrazione che si naviga nell’empirismo e ognuno ha le sue convinzioni.