Domanda sulla specializzazione sportiva dei bambini

Questa domanda non è nuova ma siccome è interessante la riporto anche se sovrapponibile ad altre alle quali ho già risposto: “…ho visto il saggio di mia figlia di 8 anni che fa ginnastica artistica e, anche se devo ammettere che mi è piaciuto, al tempo stesso mi sono un po’ preoccupato perché ho la sensazione che certe capacità di questi bambini così entusiasti vengano un pochino esasperate per l’età che hanno…”

 

La domanda è più che lecita ed è per quello che non esito a trattarla anche se non è la prima volta e la mia prima risposta è sempre quella: “Sarebbe molto peggio se la bambina non facesse proprio nulla e fosse incollata davanti alla televisione per tutto il “poco” tempo libero che le lascia la scuola.” In effetti se la bambina fosse malata di televisione, come purtroppo lo sono ancora (alla faccia del progresso…) molti bambini italiani, sarebbe molto peggio, sarebbe una vera e propria disgrazia. Poi non c’è dubbio che per i nostri figli vogliamo il meglio e allora non vogliamo che l’attività fisica che fanno sia semplicemente “sopportabile” ma vogliamo proprio che sia fatta bene e utile alla salute.

Ma proprio per questo concetto di salute che è fondamentale quando parliamo di bambini ( perchè quando trattiamo di adulti e anziani conta meno?!? Gli adulti possono forse giocare con un attività fisica poco salutare e gli anziani possono farne a meno perché ormai tanto sono anziani?) parto dal mio incubo sulla televisione che tanto stressa i miei lettori e mi fa meritare in tutto e per tutto l’appellativo di “vecchio monotematico”.

Non capisco perché in una società che trita tutto, dove tutto diventa obsoleto in pochi istanti la televisione è ancora di moda dopo oltre 60 anni che è stata inventata e continua a far danni come se fosse stata inventata ieri, anzi molto di più. Un tempo i programmi televisivi per i bambini erano ristretti ad una esigua fascia oraria e non c’erano nemmeno tutti i giorni, adesso li trovi a tutte le ore, tutti i giorni e su una infinità di emittenti. E’ chiaro che il bombardamento è di una pericolosità incommensurabile, altro che specializzazione sportiva precoce.

Comunque vengo al dettaglio della domanda perché forse una delle poche carte da giocare che abbiamo per difendersi da questo flagello è proprio far capire quanto sia utile il gioco, lo sport e quanto sia importante per i bambini, più ancora del corretto apprendimento della lingua madre, delle mitiche “tabelline” e delle altre materie di scuola senza l’apprendimento delle quali il bambino può crescere con tutte le speranze intatte di restare sano e pure di diventare un genio della scienza in tempi successivi quando avrà imparato alla perfezione tutte ma proprio tutte le tabelline.

E’ vero che per i bambini il gioco è più importante dello sport. Il gioco non codificato, quello imprevedibile che a noi adulti fa tanta paura perché lo crediamo pericoloso è l’attività fisica in assoluto più utile per i bambini. E non si chiama “psicomotricità” (anche se “è” in tutto e per tutto psicomotricità ma non occorre uno “psicomotricista” per condurlo…), non si chiama ginnastica artistica, non si chiama Judo, non si chiama, calcio, non si chiama pallavolo. E’ gioco e basta, non ha regole, non è sport. A noi fa tanta paura perché i bambini lo possono fare anche da soli (anzi lo fanno meglio…) e temiamo che si fracassino qualcosa alla prima disattenzione. In effetti se alla prima disattenzione si fanno del male vuol dire che sono già dei bambini messi un po’ male nel senso che non sanno giocare da soli.

E allora, a malincuore, mi tocca ammettere che nel terzo millennio ci siamo evoluti così tanto che forse in certi casi è è proprio opportuno che qualche adulto controlli cosa fanno i bambini quando giocano da soli, che non si facciano del male. In ogni caso diciamo pure che l’abbiamo sempre fatto perché qualsiasi genitore non ha mai lasciato che i bambini giocassero da soli troppo isolati da un qualsiasi adulto che potesse soccorrerli tempestivamente in caso di infortunio.

Lo “psicomotricista” in un certo senso è li per darci queste garanzie. In più siccome è uno che il gioco dei bambini l’ha studiato, certamente non farà giocare i bambini in modo poco utile alla loro salute, ha studiato per quello figuriamoci se può commettere quell’errore. Dunque, da un certo punto di vista, l’ideale sarebbe poter far fare ai bambini queste 20-30 ore alla settimana di “psicomotricità” (gioco…) di cui hanno bisogno ed in un amen avremmo risolto tutto il polpettone tormentoso della paura della specializzazione sportiva precoce.

La specializzazione  precoce se la sono inventata i russi per mandare alle Olimpiadi degli atleti “predestinati”.  Loro volevano che fosse chiaro che questi bambini avrebbero dovuto tenere alto l’onore della patria nello sport. Noi abbiamo portato avanti il concetto nella specializzazione precoce del telespettatore nel senso che vogliamo già che a dieci anni sia ben chiaro che quel bambino non contesterà mai il sistema della pubblicità e che servirà con devozione il consumismo (per onore di chi non si sa, della patria no di sicuro).

Ora il problema non è se i nostri bambini continuano a ripetere le stessa gesta sportive per due ore alla settimana e a casa ripetono sempre quelle (quando non fanno i compiti…) perché conoscono solo quelle. Il problema è che non riusciamo a pagare lo “psicomotricista” (che giustamente non è gratis perché deve vivere anche lui, nonostante che sia “psicomotricista”) per 20-30 ore la settimana e dunque può accadere che quelle poche ore alla settimana di “gioco codificato” (che in altre parole si chiama “sport”) che fanno i bambini possano andare a costituire una piccola forma di specializzazione verso un determinato sport. Ma il vero problema non è la specializzazione, il problema è se lo sport è “solo” questo non per la presenza di questo ma per la mancanza di altri. Mi viene in mente una splendida battuta del comico (comico? Io lo vedrei meglio in politica di altri “presunti politici”) Roberto Benigni sulle donne: “Le donne nella mia vita? Mi hanno rovinato! Troppo poche…”. E così lo sport nei bambini può essere pericoloso se è troppo poco. La specializzazione nello sport dei bambini mi fa paura se tutto il tempo dedicato al gioco è dedicato ad un solo sport, ma questo accade se il bambino gioca troppo poco. Se gioca molto certamente troverà il tempo per fare anche movimenti che con il suo sport preferito non c’entrano nulla e quella è la salvezza. Non perché i movimenti del suo sport preferito siano dannosi ma per il semplice motivo che da bambini occorrono tanti ma proprio tanti movimenti, quanti sono i numeri di tutte le tabelline del mondo.