Domanda sugli 800 metri

Con gaudio e tripudio ricevo una domanda sulla corsa degli 800 metri piani che è la specialità di atletica che praticavo io da giovane.

 

“Ciao, ho diciassette anni e da sei pratico atletica leggera, sono uno specialista degli ottocento metri che nel 2014 ho corso in 2’01”. Mi alleno con una certa regolarità ma non riesco a tenere con una certa continuità lo stato di forma. Io sarei disposto anche ad allenarmi di più e con una maggiore intensità ma i tecnici mi dicono che non devo avere fretta di bruciare le tappe e se esagero adesso rischio di ottenere buoni tempi nel giro di un paio di stagioni ma poi farò fatica a migliorare ulteriormente. Mi dicono che se voglio ottenere i risultati che sono in grado di fare devo trovare continuità di stimoli anche senza pensare di fare miglioramenti molto netti nell’immediato. Io ho paura di non avere questa pazienza e di mollare tutto prima che questa “lenta maturazione” mi porti a risultati soddisfacenti. Cosa mi consigli?”

 

Ti risponde uno che si è “bruciato” a 23 anni per colpa della fretta. “Bruciato” a 23 anni suona strano. In genere uno si brucia a 16, 17, 18 anni. Diciamo più o meno la tua età. E’ l’età nella quale si ha più fretta di fare il risultato, è facile esagerare e dopo una o due stagioni esaltanti si resta vuoti, senza stimoli.

Io quell’età l’avevo superata, non dico brillantemente, ma l’avevo superata. A vent’anni ho cominciato a fare dei discreti risultati e si capiva benissimo che ero a maturazione lenta perché muscolarmente non ero ancora strutturato. Si poteva anche capire che con un po’ di calma, a 25-26 anni avrei potuto fare dei risultati interessanti. Invece è sopraggiunta questa fretta devastante ed a 23 anni ero già sovraccarico di allenamento. Da atleta responsabile ho deciso di non doparmi e così non recuperavo più gli allenamenti. Se fossi stato assennato avrei dovuto ridurre i carichi di allenamento per poter arrivare tranquillamente alla piena maturazione sportiva. Invece sono stato presuntuoso, non  mi dopavo ma pensavo di poter sostenere carichi di allenamento da Superman. Mi allenavo praticamente con gli stessi carichi degli atleti che si dopavano. Per questo sono pienamente d’accordo con i tuoi tecnici e ti consiglio prudenza. Quello di esagerare con i carichi di allenamento è l’errore più grosso che possa fare un atleta della tua età.

Non aver paura di essere altalenante nei risultati. E’ tipico dei giovani e di chi non si dopa. Una volta circolava la leggenda che gli atleti che si dopavano si scoprivano perché erano quelli che avevano una grande discontinuità di rendimento. Adesso è esattamente l’opposto. Gli atleti si dopano proprio per avere una buona continuità di rendimento. Il doping non è più occasionale ma sistematico. Non sei un professionista e non hai l’assillo di dover essere in forma tutto l’anno. Da questo punto di vista ti sconsiglio, a meno che non ti entusiasmino particolarmente, di prendere parte alle gare indoor, necessitano di una doppia programmazione che soprattutto nella preparazione di un giovane rischia di fare solo caos. Se senti la necessità di gareggiare anche d’inverno, al limite prendi parte a qualche corsa campestre, anche se come ottocentista è difficile che tu possa rendere molto in quel tipo di competizioni.

Capisco benissimo anche la tua paura di aver voglia di mollare tutto in attesa di risultati che tardano ad arrivare. Ma questa non è una colpa tua quanto della Federazione che non riesce ad incentivare i risultati di giovani che come te si allenano in modo razionale senza strafare. In Italia un atleta della categoria Junior è osannato se corre in 1’48”. Non si capisce che se corre in 1’48” probabilmente ha già sbagliato qualcosa. O meglio 1’48” è un ottimo risultato se ottenuto senza troppi stress, non se costruito come se fosse un punto d’arrivo. Tanto per dare i numeri ti dico che è meglio l’1’52” del diciottenne ancora integro e fresco dell’1’48” del diciottenne che si allena già come un professionista ed è già spento prima ancora di cominciare ad affrontare l’atletica di alto livello.

Per cui, numeri a parte, io ti consiglio di affrontare l’attività con lo spirito dell’ottocentista che attende il rettilineo finale per piazzare l’accelerazione decisiva. Poi se in quel rettilineo riuscirai ad emergere vuol dire che avevi i numeri per farcela e te li sei giocati bene, se non ce la farai avrai la consolazione di essere arrivato con gli altri a quel finale quando molti altri si saranno già persi per strada e, soprattutto, anche se non vincerai arrivando con una preparazione razionale potrai dire anche di aver offerto salute al tuo organismo e non di averne investita come in un gioco d’azzardo come fanno troppi atleti. In bocca al lupo.