Mi arriva una domanda un po’ generica sulla “velocizzazione” nella corsa. La domanda purtroppo è incompleta e l’ho fatto presente al mio lettore che spero che potrà completarla per avere uno straccio di risposta almeno un pochino utile ma mi da comunque stimolo per una considerazione sulla corsa in genere.
Quando parliamo genericamente di “velocizzazione” parliamo di tutto e di niente perché se parliamo per esempio di uno splendido 12″ netti sui 100 metri che la maggior parte dei ragazzi sani (ed anche un buon numero di ragazze se fanno sport in un certo modo…) dovrebbero riuscire a fare parliamo di un risultato che per esempio potrebbe essere insufficiente per chi vuole correre i 200 metri in 23″7. Se vuoi correre i 200 in 23″7 anche se hai una buona resistenza specifica devi riuscire a fare almeno 11″9 sui 100 e pertanto anche quel buon 12″ netti dovrà essere migliorato. Se invece sei uno specialista della maratona forse il 12″ netti non ti va stretto nemmeno se vuoi essere il primo uomo a correre in meno di 2 ore (ce n’è già stato uno, Kipkoge, ma l’ha fatto in condizioni particolari che non hanno consentito l’omologazione). Il perché è presto detto. Se sei resistente con 12″ netti sui 100 corri i 200 in 23″9 e, sempre se sei resistente con 23″9 sui 200 corri i 400 in 50″ netti. Tolgo la premessa del “se sei resistente” perché la do per scontata e vado avanti un po’ come Branduardi nella canzone “Alla fiera dell’est…” Con 50″ sui 400 puoi correre gli 800 in 1’48” e con 1’48” sugli 800 puoi correre i 1500 in 3’33”. Con 3’33” sui 1500 puoi correre i 5000 metri in 12’50” e con 12’50” sui 5000 puoi correre i 10.000 metri in 26’30”. Con 26’30” sui 10.000 puoi correre la mezza maratona in 57’40” e con 57’40” sulla mezza maratona puoi anche correre la distanza intera in meno in meno di due ore. A parole il giochino è fatto. Per la maggior parte dei maratoneti allora il giochino più difficile non sarà avere una base di 12″ netti sui 100 bensì una di 57’40” sulla mezza o anche 26’30” sui 10.000. Quando ci sono quelle basi è praticamente matematico che quel tipo di atleta sappia correre anche i 100 metri in 12″ netti.
Tutta questa pappardella per dire che il discorso velocità di base deve essere ben ponderato con preciso riferimento alla corsa che si vuole correre.
Personalmente con riguardo alle corse di resistenza ho sempre preferito gli atleti non troppo esuberanti di velocità che hanno buone capacità di mettere bene a frutto le doti necessarie a correre bene una certa distanza.
Il milecinquecentista che corre i 400 metri in 48″ se non va vicino ai 3’30” sui 1500 vuol dire che non è sufficientemente specializzato. Sebastian Coe correva anche parecchio più veloce di 48″ sui 400 ma faceva il record del mondo sugli 800 e comunque nei 1500 si trovava a sgomitare con atleti che non facevano meglio di 48″ sui 400. Atleti che cedevano solo alla fine grazie alla resistenza che Coe aveva sviluppato con grandi allenamenti ma senza la quale col cavolo che avrebbe potuto vincere due olimpiadi sui 1500. Uno di questi atleti, Sydney Maree, s’è pure preso la soddisfazione di siglare il record del mondo sui 1500 (pur se per pochi giorni fra fine agosto 1983 e l’inizio di settembre dello stesso anno) dimostrando che per correre in 3’30” non occorre essere dei quattrocentisti ma… non ha vinto alle Olimpiadi.
Insomma la velocità del corridore di distanze medie e lunghe è sempre un fatto relativo e non può essere misurata con un solo parametro riferita ad una sola distanza ma invece analizzata nella sua trasformazione nel passaggio dalle distanze più brevi a quelle più lunghe.