“…sono d’accordo anch’io che sia molto importante dare importanza alla base anche da un punto di vista tecnico senza star lì a viziare i giovani talenti ma da un punto di vista pratico come fai per incentivare il ragazzino che non fa risultati altisonanti e magari fa pure fatica a conciliare la scuola con l’attività sportiva?…”
E qui si tratta di avere un po’ di fantasia ma una volta che il criterio è adottato ci sono mille strade possibili da percorrere. Intanto se proprio abbiamo soldi per far girare questi ragazzini non facciamo più girare solo i più forti ma delle intere squadre ed allora, per esempio, potremmo promuovere delle sfide fra società di una regione contro società di un altra regione, o anche semplicemente sfide provinciali. Il concetto è che comunque non devi far muovere solo il numero uno o due di una determinata disciplina ma anche il numero 100 o il numero 1000 e per far questo non è difficile approntare dei regolamenti a tal scopo. I campionati di società non devono premiare solo la qualità ma anche la quantità. E così se una squadra è veramente forte nel salto in alto dovrà giocarti per esempio 5 personaggi invece di uno. Per qualche squadra questo diventa un problema ma per qualche altra diventa un’opportunità e, soprattutto, il famoso ragazzino da 1.60 nell’alto viene motivato perché diventa importante praticamente in tutte le squadre, anche nelle più forti.
Si tratta sempre di disponibilità finanziarie ma allora se ci sono dei mezzi invece di investirli su una ristretta elitè spalmiamoli sulla base e così i rimborsi spese invece di darli sulla base dei risultati ottenuti diamoli in base al numero degli atleti coinvolti. Una squadra che deve muovere cento ragazzi ha spese superiori a quelle di una squadra che ne muove solo venti. Alla fine, comunque siano i regolamenti, saranno sempre le squadre più ricche a prevalere su quelle più povere ma ciò non deve procurare invidie di alcun tipo e se lo sponsor tira fuori i soldi per far muovere anche il ragazzo che fa risultati abbastanza normali questa non è certamente una brutta cosa. Vista da chi critica questo atteggiamento è vero che ci si potrebbe trovare a muovere un movimento colossale per avere risultati simili a quelli prodotti da un numero molto minore di atleti, ma questo, se si ha cuore lo sport per tutti, non è certamente un inconveniente.