“Ho letto con interesse l’articolo su “L’informazione che modifica il cervello”. Tu tratti l’attività motoria e ne hai scritto con riguardo a quello, io penso che un concetto piuttosto simile sia estendibile anche all’informazione vera e propria oltre che all’attività fisica. Purtroppo è vero che ti sei spiegato in modo un po’ complicato. Non potresti portare qualche altro esempio e non ritieni anche tu che il concetto possa essere esteso anche in altri ambiti oltre che all’attività motoria? Ciao, grazie.”
Grazie per l’attenzione. E’ chiaro che qui non stiamo facendo scienza ma stiamo solo esprimendo delle opinioni del tutto personali. Il tuo parere probabilmente conta molto più del mio ed in effetti anch’io penso che il concetto sia estendibile ad altri ambiti al di fuori dell’attività motoria. Non ho voluto uscire dal campo dell’attività motoria anche per non allargarmi troppo. In effetti il concetto è di una vastità impressionante e quando tratto queste cose io ho sempre paura di andare a toccare argomenti che alla fine possono avere anche una qualche connotazione politica. Quando tratti di politica su Internet diventi il bersaglio di una marea di buontemponi che sono pronti ad appiccicarti addosso etichette prestampate che ti inquadrano ben benino secondo le loro perversioni.
Inutile che ci diciamo bugie, destra e sinistra come categorie mentali esistono ancora anche se nella politica reale ormai sono concetti molto sfumati. La destra esiste nella testa di chi vede un mondo di comunisti e la sinistra esiste in chi vede un mondo di fascisti.
Allora, rischiando di espormi a critiche di tutti i tipi, mi espongo ad un’osservazione insidiosissima che non avrei fatto se non mi fosse giunta questa domanda.
A mio parere tutta la scuola italiana è invischiata in un problema di informazione che informa poco. E’ chiaro che questo è un concetto politico. Ed è pure un concetto piuttosto arcaico perché va a rispolverare motivazioni di quasi 50 anni fa. Siamo partiti dal ’68, poi siamo passati alla droga, poi al riflusso per approdare alla televisione cretina. In tutto questo percorso la scuola è sempre stata a guardare passando sempre informazione che non scalfiva le menti più di tanto. Abbiamo sempre perso delle grandi occasioni. Per sommi capi, perché non voglio scatenare un putiferio, io la vedo così. Il ’68 poteva essere una grande occasione invece ci si è limitati a prenderne le distanze. Una cosa era il ’68 ed una cosa era la scuola. La scuola buona era quella dove il ’68 non entrava. E poi la scuola migliore era quella dove il ’68 era finito prima o comunque era passato senza lasciare traccia. Insomma la scuola era la cosa seria mentre il ’68 erano le istanze di quattro ragazzi cretini, incoscienti, irresponsabili che dovevano essere ricondotti sulla retta via. Così si è passati alla droga. Quella clamorosa, quella molto visibile. Ed anche lì la scuola è stata a guardare. La droga era in classe e si vedeva, perché i drogati di allora li individuava anche un deficiente, ma il problema era costantemente ignorato. La droga entrava materialmente a scuola ma non entrava nei programmi di studio. Non si è studiata la droga, la si è subita e basta. Si continuavano a studiare le cose di venti anni prima come se la droga non esistesse. Si vedeva la droga come un qualcosa di ineluttabile. C’è stato il ’68, abbiamo fatto finta di niente, c’è la droga, continuiamo a fare finta di niente. E miracolosamente, per certi versi, è un po’ passata perché dai e dai i ragazzi non erano proprio deficienti e si sono resi conto che ne stavano morendo un po’ troppi. Poi è arrivato il riflusso, la cultura vuota, vietato pensare. E anche lì la scuola ha cavalcato l’onda. Non pensate? Pazienza, almeno studiate le “cose di scuola”. Le “cose di scuola” purtroppo non sono mai state le cose dei ragazzi in questo cinquantennio, anche se con le “cose di scuola” i ragazzi ci hanno avuto a che fare per diplomarsi, per laurearsi. Ma i più le hanno subite. E qui sarò contestabile finché volete ma fate pure tutti i sondaggi del mondo che verrà comunque fuori che la scuola è sempre stata subita dagli studenti italiani che quasi mai l’hanno vissuta come protagonisti, come soggetti in grado di cambiarla. Si è arrivati alla televisione idiota e mi pare che sia l’epoca attuale. La televisione idiota ti lavora fin da piccolo ed ha prodotto i baby sedentari, i ragazzini già devastati dalle merendine prima dei dieci anni.
Questo è chiaramente un discorso politico. Io dico che non è né di destra né di sinistra ma è certamente un discorso politico. Una scuola che informa davvero fa politica ed è in grado di stravolgere la politica. Siamo fermi all’idea che la scuola deve essere informata dal mondo del lavoro e deve essere guidata dagli adulti. Allora continuiamo a tenerci questa scuola, non cambiamola nemmeno per i prossimi 50 anni, accettiamo il sistema di corruzione perché tanto l’idealismo è una follia infantile e misuriamo la maturità dei ragazzi sulla base della capacità di accettare il mondo degli adulti senza tentare di cambiarlo minimamente.
La tragedia della scuola attuale è che non esiste nessuna frattura fra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi. I ragazzi si stanno bevendo la cultura degli adulti ed hanno perso la capacità di contestare.
Avevo fatto l’esempio del telegiornale nell’articolo precedente. La televisione è semplicemente devastante e quando presenta la contestazione come la “violenza di piazza” stravolge l’informazione in modo inaccettabile. La violenza di piazza è la miglior arma di chi non vuole cambiare nulla. E’ un sistema che protegge se stesso. Chi non ha voglia di dimagrire si mette a dieta, chi non vuole cambiare nulla spacca le vetrine e fa la figura del cretino grazie a milioni di televisori. Lo so che sembrano frasi contraddittorie, ma l’informazione reale non è quella dell’apparenza quanto quella che modifica il cervello. Le poesie a memoria saranno anche innocue ma non allenano a pensare. Chi guarda tanta televisione mangia più merendine ma non si evolve.