“…abbiamo capito che ce l’hai con il concetto di Patria. Ma qui non si tratta di salvare la Patria, si tratta semplicemente, grazie anche ai valori dello sport, di dare un senso di solidarietà sociale dove ognuno possa contribuire con il suo buon comportamento alla costruzione di una società migliore. In questo senso la caccia al divertimento fine a se stesso non è una bella cosa e non c’è distinzione di mezzi per ottenerlo a dire se questo sia più o meno lecito…”
Ce l’ho terribilmente con il concetto di Patria che ritengo un concetto arcaico ed un disvalore in un mondo che segna diseguaglianze fra una nazione e l’altra che sono semplicemente inaccettabili. Il fatto che sembra che io giustifichi il divertimento fine a se stesso non mi stupisce perché do effettivamente la sensazione di non demonizzare questo concetto.
Inutile che ci diciamo balle, soprattutto da giovani cerchiamo molto il divertimento e che questo sia socialmente utile o no non è che ce ne freghi molto. In questa ricerca del divertimento, che io non ritengo per niente patologica, mi piace fare dei distinguo.
Per esempio trovo abbastanza imbecille cascare ancora nel fumo di sigaretta quando sappiamo benissimo tutti che è un grave fattore di rischio del cancro. Non trovo altrettanto demoniaco apprezzare vino e birra che in modica quantità non sono certamente pericolosi come il fumo ed hanno un innegabile potere di miglioramento dei rapporti sociali. Si tratta di saperci fare e capire come funzionano. In tal senso arrivo pure a fare distinzione fra birra, vino e superalcolici perché la mia pignoleria mi suggerisce come sia molto più facile commettere fesserie consumando questi ultimi. Una civiltà dove i superalcolici hanno soppiantato birra e vino per conto mio è una società che si è involuta piuttosto che una società che si è evoluta perché vuol dire che il desiderio di migliorare i rapporti sociali è stato superato dalla voglia di rincoglionirsi che con tutta la buona volontà non riesco a capire come possa essere interessante a qualsiasi età.
Quanto a fare tardi la sera o andare a letto con le galline trovo assolutamente normale che i giovani abbiano proprio una gran voglia di far tardi e non sono convinto che questa abitudine sia malsana. Dipende in che modo uno fa tardi, perché anche qui senza sconfinare nel perbenismo più ipocrita se un giovane gira tre o quattro feste fintanto che non trova quella giusta dove può trovare anche la compagnia migliore penso che faccia solo che bene. Se invece si mette a girare per strada ubriaco con l’auto allora per conto mio va semplicemente ingabbiato perché è un potenziale criminale. Sono differenze non trascurabili ed è, alla fine, la differenza fra amare e odiare. Se tu cerchi la festa migliore lo fai per amare qualcuno anche se magari questo qualcuno non lo conosci nemmeno, se invece giri con l’auto ubriaco stai già odiando qualcuno perché non consideri che la sua vita sia importante ed il fatto che questo qualcuno non lo conosci non rende meno grave la cosa.
Insomma non si può fare di ogni erba un fascio e mi pare più che giusto dare importanza alla voglia di divertirsi dei giovani che è sacrosanta senza volerla reprimere. Se su questo siamo elastici forse possiamo favorire anche il fatto che si divertano nel modo più sano possibile.
Se invece tolleriamo solo il modello bravo ragazzo che non sgarra mai, che studia come un ossesso e che reprime pure la sua voglia di fare sport (purtroppo succede) pur di studiare di più, allora per conto mio puntiamo a degli eroi che devono salvare la Patria che a cinquant’anni potrebbero rendersi conto di aver sbagliato qualcosa.
Nel contesto del divertimento che confligge con gli impegni scolastici purtroppo c’è pure la sana passione di fare sport come si deve e questa si abbina in modo diabolico con la necessità di coltivare i rapporti sociali. A quel punto non possiamo essere noi a dire al giovane: “Ma strafregatene dello studio che tanto per quello che ti insegnano in qualche modo ne vieni fuori lo stesso…”. Però dobbiamo augurarci che se ne renda conto da solo perché questa è la realtà delle cose e se invece lo istighiamo ad abbandonare lo sport o a trascurare i rapporti sociali (sport di tipo “monastico”) per poter conciliare sport e studio, perché riteniamo che sia fondamentale avere un certo stramaledetto rendimento nello studio, allora stiamo commettendo un errore di valutazione su ciò che è più importante per la sua salute psicofisica.
Quello che mi rende anomalo nel valutare tutte queste cose è il concetto che ho di studio inteso come conquista del pezzo di carta per andare avanti prima possibile nell’inserimento sociale. Sono rigido su queste cose e non mi muovo dal fatto che lo studio è importante nel momento in cui ti insegna a vivere, che si tratti di matematica, di filosofia, di storia dell’arte, informatica o biologia ma se è solo un pretesto per inserirsi nel mondo del lavoro prima possibile allora è una mossa inutile perché per lavorare c’è tempo una vita e non è per niente detto che chi si pone nella condizione di iniziare prima possibile caschi meglio di chi ci arriva dopo.
Ritengo che sia così anche lo sport e personalmente apprezzo di più l’atleta che dopo 15 anni di onorata carriera sportiva arriva ad un risultato decoroso invece che quello che dopo già tre o quattro anni che pratica sport ottiene risultati eccezionali e dopo soli altri tre o quattro anni è già fermo perché ormai spremuto nel suo insano tentativo di arrivare ad essere un numero uno.
Sarò un eterno Peter Pan ma per conto mio la gioventù non dura un paio di anni nei quali fai tutte le scemate di questo mondo ma molti molti di più e se qualcuno giustifica il paio d’anni da incosciente perché dopo bisogna mettersi a diposizione della Patria dico che la Patria può aspettare molto perché l’importante non è produrre ma vivere. Una gioventù sana antepone le belle sensazioni e la vita alle esigenze del PIL perché le belle sensazioni restano tutta la vita e sono quelle a migliorarla molto più di quanto sia in grado di fare un ottimo PIL.