“Sulla base di che criteri determini i moltiplicatori rispettivamente di 14 e 13 per stabilire l’equilibrio di doti di resistenza e velocità in un podista che si testa sui 100, sui 1000 e sui 10.000 metri?”
Sulla base di nessun criterio, è solo un’elucubrazione un po’ estemporanea elaborata conscio di dare dei numeri che possono avere anche uno scarsissimo significato ma elaborata anche sulla base di una motivazione che è abbastanza sensata: tentare di spostare il dibattito tecnico dalle ormai stantie questioni sulle frequenze cardiache e l’integrazione alimentare allo studio delle caratteristiche individuali dell’atleta. So benissimo che le peculiarità di un’atleta non si studiano buttando lì due coefficienti assolutamente empirici per determinare dei fantomatici indici di resistenza e velocità ma in ogni caso ritengo che sia assurdo che un corridore di lunghe distanze non abbia la più pallida idea di quello che può essere il suo rendimento massimale sulla distanza dei 100 metri e sulla distanza dei 1000 metri (dato che potrebbe ovviamente essere estrapolato da eventuali dati su test su 800 o 1500 metri). Altro dato curioso: più o meno tutti sanno a che frequenze cardiache viaggiano ai vari ritmi ma quasi nessuno sa a che frequenze passi viaggia agli stessi ritmi di corsa. E’ strano perché con l’allenamento tecnico possiamo intervenire molto più facilmente sulla modificazione delle frequenze di corsa che non sulla modificazione delle frequenze cardiache. Pare quasi che dell’aspetto tecnico non ce ne freghi più nulla, tanto ci sono altre questioni che si possono sistemare con l’integrazione alimentare e pertanto non ha senso perdere tempo con inutili quisquilie di carattere tecnico.