DIFENDERSI DALLA PUBBLICITA’

Non si può fare di ogni erba un fascio. C’è pubblicità e pubblicità. Quella che sto facendo io in questi giorni alla “non pubblicità” è piuttosto martellante e, per esempio, vi renderete conto di come sia fastidioso che stia producendo il terzo articolo consecutivo sullo stesso argomento. E’ perché voglio eguagliare gli spot di autovetture sulla pubblicità radiofonica. Tre volte consecutive automobile, tre volte consecutive attività motoria.

Per salvare il cervello dal bombardamento bisogna mettersi in una posizione attiva, bisogna smetterla di subire, bisogna ragionare e vedere se abbiamo delle cartucce da sparare contro questi bazooka.

Vi sarà capitato più volte di sentire due spot uguali identici, uno a distanza di pochi minuti o addirittura di pochi secondi dall’altro e pure sulla stessa emittente e pensare: “Ma accidenti, l’hanno appena mandato in onda pochi istanti  fa? Si saranno sbagliati…” No, non si sono sbagliati. E’ la pubblicità delle multinazionali, di chi ha cifre da capogiro da spendere e non bada a spese, anzi ci bada fin troppo ed ha capito che bombardare i cervelli è molto più redditizio che migliorare la qualità del prodotto o abbassare i prezzi.

La prossima volta che sentite uno di questi spot ravvicinati pensate se avete possibilità di reagire. Se quel prodotto che comprate da quella ditta che vi sta torturando con una pubblicità semplicemente prepotente oltre che idiota non può essere acquistato anche da un’ altra ditta che fa meno pubblicità, che almeno ha il buon gusto di osservare che i suoi spot siano intercalati da pause sopportabili di recupero.

C’è  differenza fra la piccola ditta che si fa pubblicità per essere conosciuta e la multinazionale che bombarda i cittadini con una pubblicità insopportabile. La pubblicità esagerata non ha rispetto per chi la subisce. E’ come un mendicante che ti corre dietro se non fai l’elemosina. Ma questi non sono mendicanti, sono pieni di soldi e ci inquinano l’esistenza forti del fatto che con il danaro possono fare quello che vogliono. Ti possono pure raccontare che stanno salvando migliaia di posti di lavoro ma non è assolutamente vero perché stanno facendo solo i loro interessi e non quelli dei lavoratori. Non è vendendo un bidone a caro prezzo che tuteli il posto di lavoro dei tuoi dipendenti.

Continuate a non capire come può l’attività motoria salvarvi da queste cose, come può un logorante spot sull’attività motoria difendervi dagli insulti della pubblicità prepotente. Intanto vi ho dato un esempio. Se state leggendo qui sopra e siete coraggiosi ma anche potenziali vittime perché è il terzo articolo consecutivo sul quale sto ripetendo le stesse cose (o il… trecentesimo da altri punti di vista) avete già capito come funziona il bombardamento pubblicitario.

Anche all’interno della pubblicizzazione di attività motoria esistono delle aberrazioni. Ho già citato i supermercati dell’attività motoria e, trattando anche di gente che lavora bene, conosco palestre che per sopravvivere devono investire grandi cifre in pubblicità. Se uno non fa pubblicità non c’è dubbio che può sopravvivere solo grazie alla qualità del suo lavoro. Fidatevi di chi non fa pubblicità. Se uno fa pubblicità bisogna tentare di analizzare. E’ possibile che la faccia perchè ha assunto dimensioni tali per cui ormai restare fuori dal giro della pubblicità è praticamente impossibile oppure è anche possibile che sia una di quelle botteghe che l’attività motoria la gestiscono solo come un business ma il buon lavoro non sanno nemmeno dove stia di casa ed hanno puntato tutto solo sul marketing. Abili come non mai nel marketing riescono a venderti anche lo scatolone vuoto e così purtroppo esistono tante offerte di attività motoria che sono semplicemente devastanti per la buona immagine della nostra categoria. Se esistesse una commissione di controllo di nostri colleghi disinteressati che si occupa di vedere che venga diffusa solo l’attività motoria veramente utile per la popolazione un gran numero di “cattedrali” del fitness chiuderebbe i battenti. Sopravviverebbero solo i piccoli gestori, costretti dall’utenza a lavorare bene e un certo numero di imprenditori lungimiranti che probabilmente sono appassionati di attività fisica e non si rassegnano a vendere “scatoloni vuoti”.

Nell’attività motoria come in tutto il mercato in generale la legge è uguale: vende di più il buon urlatore. Non è detto che chi urla forte ti venda sempre un bidone ma insomma se ti spacca i timpani è già un buon motivo per pensare bene al prodotto che ti sta vendendo. L’invito è a pensare a quanto costa questa pubblicità, a pensare quanto va ad innalzare il costo finale del prodotto, a pensare che se questo avesse davvero un prodotto eccezionale la sua commercializzazione può essere facilitata anche dal solo passaparola senza grandi proclami. Se reagiamo in questo modo possiamo davvero arrivare a modificare il mondo della pubblicità. Sembra una lotta di Don Chisciotte contro i mulini a vento ma se davvero alziamo barriere verso chi esagera con la pubblicità, invece che borbottare infastiditi rileviamo con precisione qual’è il produttore che ha superato ogni limite e tentiamo di evitarlo, allora possiamo davvero dimostrare che il consumatore non è deficiente, non ha un cervello da riempire di immondizia e anche nel modo di gestire la pubblicità potranno arrivare nuovi stili. Abbiamo la pubblicità che ci meritiamo. Una volta avevamo Carosello che era pure divertente da seguire adesso abbiamo dei prepotenti che ci rimbecilliscono. Evitiamo di acquistare i loro prodotti, oltre che risparmiare danaro avremo anche fatto funzionare nel modo più razionale il nostro cervello e, politicamente parlando, esercitato un fantastico diritto di “voto” che il nostro mercato, per quanto monopolizzato dalle multinazionali, ci concede ancora.