DIETE: EMERGENZA NAZIONALE

Le diete stanno facendo strage. Ovviamente le diete sbagliate, quelle di chi vuole perdere una taglia senza aver nessun motivo di salute tale da motivare questa scelta. Le donne sono le più bersagliate da questo problema, forse per motivi di immagine, ma anche gli uomini si battono bene e cascano facilmente nella trappola delle diete.

Accanto ad un problema di patologie gravi scatenate in soggetti già potenzialmente deboli che possono degenerare in forme di anoressia anche letali, esiste un problema di diffusione decisamente più ampia che passa quasi inosservato, perché “mal comune – mezzo gaudio”, di disturbi alimentari che portano a stati di obesità più o meno gravi provocati proprio dalle diete. Questa è la reazione più normale delle diete e indica quasi uno stato di salute accettabile nel soggetto che accusa l’aumento di peso perché è la reazione fisiologica di un organismo che viene sottoposto a restrizioni alimentari piuttosto stressanti.

Dire che è colpa della dieta di fronte a disgrazie clamorose dove un caso di anoressia degenera in una patologia incontrollabile è un po’ azzardato. Molto spesso alla base dei casi di anoressia, latenti ma talvolta scatenati anche dalle diete, vi sono disturbi psicologici anche gravi, difficili da comprendere e da risolvere. In quei casi dare la colpa alla dieta vuol dire nascondere le vere cause del disturbo ed andare a prendersela con l’ultimo anello della catena.

Anche per quanto riguarda il problema dell’obesità dilagante dire che è solo un problema di diete affrontate male è limitante e non considera il problema nella sua interezza però si può rilevare che a volte il problema obesità sopportato in un certo modo fino ad un certo punto dell’esistenza, si scatena proprio nel momento in cui un soggetto vuol provare a risolverlo. Nel mettersi a dieta il bubbone esplode e quello che era un modesto sovrappeso quasi trascurabile diventa in poco tempo un vero e proprio problema con in più l’instaurazione di un problema alimentare che prima non esisteva e che abbinato al sovrappeso diventa una vera e propria spada di Damocle.

Andiamo con ordine. Anche se nella nostra società si tende a mangiare troppo, per evidenti necessità dell’industria alimentare che trova le strategie pubblicitarie per venderti di tutto, c’è da dire che molte volte alla base di un sovrappeso quasi fisiologico non ci sono dei veri e propri disturbi alimentari ma semplicemente un atteggiamento sedentario che al di là del sovrappeso che può causare è comunque un atteggiamento che deve essere combattuto per molteplici problemi di salute. In quei casi, più che mettersi a dieta, sarebbe proprio opportuno cominciare a fare del sano movimento (possibilmente all’aria aperta) che fa bene alla salute e che ha molte possibilità di contenere o anche ridurre il problema di sovrappeso. Addirittura si può dire che questo è quasi uno strumento diagnostico per valutare la gravità del problema di sovrappeso. Un sovrappeso che tende a rientrare grazie all’adozione di un piano di attività fisica equilibrato non si può nemmeno definire un grave sovrappeso ma semplicemente un atteggiamento sedentario che va corretto con la somministrazione di attività fisica.

Purtroppo, senza nemmeno curarsi di capire questo importante aspetto, molto spesso la gente si lancia su improbabili diete d’urto per andare a perdere in fretta quella taglia che si vuole perdere, questo atteggiamento scriteriato è alla base della creazione della maggior parte dei disturbi alimentari del nostro tempo. Mentre prima il soggetto, pur accusando un modesto sovrappeso si alimentava in modo “quasi” corretto o, al limite, in modo un po’ abbondante ma equilibrato com’è nella massima parte delle diete spontanee e non orchestrate con strani fini, dopo la dieta d’urto il paziente (perché a quel punto è diventato un vero e proprio paziente) ha stravolto il rapporto con il cibo ed è riuscito a sviluppare una dipendenza nei confronti di questo quasi come se fosse un fumatore. Un soggetto che deve sopportare una dieta restrittiva è un po’ come un fumatore che sta tentando di smettere di fumare. Mentre il secondo sperimenta giustamente una sensazione di disagio perché sta lottando contro una cosa che a lungo andare gli può creare problemi di salute molto gravi, il primo, per assurdo sta lottando contro qualcosa di inutile perché il rischio più grande è la creazione di un disturbo alimentare che può nascere solo dopo il tentativo di dieta e difficilmente si instaura precedentemente quando non c’è stato l’approccio ad alcun tipo di dieta. Insomma nel caso del soggetto in leggero sovrappeso il vero problema è proprio la dieta.

Una buona prevenzione dovrebbe passare dall’utilizzazione sistematica dell’attività motoria come strumento per tentare di contenere questi leggeri sovrappesi e anche da una campagna informativa che metta a conoscenza dei cittadini il fatto che tentare di “tirare giù una taglia” quando non è strettamente necessario è una cosa pericolosa perché nell’intento di “tirare giù una taglia” alla fine si rischia di “tirarne su due” perché sì è instaurato un vero e proprio disturbo alimentare che porta al classico rapporto compulsivo con il cibo. Mai cibo fu tanto desiderato di quello vietato dal dietologo.

Gli strumenti che abbiamo a disposizione pertanto in questa battaglia sono l’attività fisica (sperando anche che l’informazione a tal proposito sia corretta e non si vadano a spedire in palestra persone che hanno solo bisogno di camminare all’aperto usando meno l’auto) ed una corretta informazione in tema di effettiva gravità di presunti sovrappesi.

A tal scopo è anche opportuno fare un breve cenno sul funzionamento degli importantissimi meccanismi omeostatici che regolano le funzioni vitali del nostro organismo.

Quando un soggetto si mette a dieta e non succede proprio nulla non è proprio il caso di arrabbiarsi perché ciò è indice di almeno un paio di cose che possono essere considerate positive: 1°) che un reale grave sovrappeso probabilmente non esiste perché, se così fosse, in presenza di una dieta ci sarebbe un normale lento dimagramento che tende a portare il peso verso valori più fisiologici. 2°) che i meccanismi omeostatici di quel soggetto funzionano bene perché, nonostante la dieta riesce a trovare gli equilibri per mantenere quel determinato peso che probabilmente per quel soggetto è proprio il miglior peso possibile alla faccia delle mode e dei modelli estetici passati dalla televisione.

Al contrario quando una dieta “funziona” nel senso che porta ad una rapida perdita di peso ci si potrebbe giustamente insospettire ed anche allarmare un po’ perché anche se questa perdita di peso può far piacere perché ci fa sentire più “alla moda” potrebbe anche essere un segnale non troppo divertente perché:  1°) Può voler dire che si era in presenza di un peso davvero sbagliato in precedenza ed allora o vi erano già disturbi alimentari di una certa importanza oppure si era in presenza di una sedentarietà grave che ha provocato un sovrappeso molto significativo e che deve davvero essere combattuto. 2°) molto più grave e da valutare con attenzione assoluta: magari non c’è nessun vero sovrappeso ma stranamente i meccanismi omeostatici di difesa di quel soggetto non funzionano bene e così in presenza di una dieta anche apparentemente non aggressiva si può verificare un pericoloso dimagramento che può diventare anche difficile da controllare. E’ chiaro che per valutare questa seconda ipotesi bisogna avere tanto buon senso. Un soggetto di 110 chili che ne perde dieci è difficile che abbia scatenato una situazione di emergenza (almeno che non sia alto due metri e 10 centimetri e a 100 kg si trova troppo magro…) mentre un soggetto di 60 kg che ne perde cinque in un amen (almeno che non sia alto… “un” metro e quaranta centimetri) deve capire subito se questo dimagramento repentino è un qualcosa di veramente utile o è piuttosto un qualcosa di potenzialmente pericoloso.

Un ottimo sistema per valutare gli stati di emergenza e quelli invece che non lo sono è ascoltare bene come si sta. Se un soggetto si sente bene, in forma, agile, scattante ed energico difficilmente sta sbagliando qualcosa ma se invece è senza forze, apatico e rallentato deve valutare bene se non sta sbagliando qualcosa con la dieta o con l’attività fisica. A quel punto far finta di niente perché il peso sta scendendo è l’errore più clamoroso che si possa commettere. L’obiettivo non è mai un certo peso ma la salute, anche se la televisione ci vuole tutti di un’ unica taglia, ma le taglie per fortuna sono tante e diverse, nonostante la necessità di propagandare le diete che, alla fine, sono un business nel business.