Lo spirito olimpico e della solidarietà deve sempre informare le nostre azioni se si vuole campare in una società che possa evolversi in modo armonioso e positivo. Questa è una cosa che si sapeva anche prima della pandemia ma adesso probabilmente lo sappiamo ancora meglio. Vediamo, in base a questo spirito, una decina di cose che potremmo aver fissato nella memoria in questo periodo di riflessioni.
1°) Ci saranno anche tante nazioni ma la bandiera olimpica è una sola ed una disgrazia di una nazione alla fine pesa su tutte. La solidarietà non è solo una cosa caritatevole, è proprio necessaria.
2°) Così come prima che atleti siamo delle persone anche prima che lavoratori siamo dei cittadini. Se per qualche stramaledetto motivo non possiamo più produrre dobbiamo essere in grado di avere un sistema di riferimento che ci integri anche come “non produttori”.
3°) L’ambiente se non viene rispettato prima o poi presenta sempre il conto, anche in modo imprevedibile. Un torto perpetrato all’ambiente in un punto del pianeta può produrre danni in un altro punto. Siamo tutti “collegati” anche da questo.
4°) La realtà virtuale sarà anche comoda ma non può competere con quella degli incontri autentici, abbiamo bisogno di socializzare in modo tradizionale per non far scadere in modo drammatico la qualità della vita. Alcune cose possono essere vissute in modo virtuale solo se c’è un terribile virus in circolazione ma non nella normalità
5°) L’attività fisica all’aperto è importantissima, praticamente insostituibile come il cibo ed il riposo. Ci si può rinunciare per brevi periodi se costretti per cause di forza maggiore ma questa rinuncia provoca danni alla salute.
6°) Il sistema sanitario di un paese ne determina buona parte del livello di evoluzione. Risparmiare sul bilancio dell’assistenza sanitaria si può solo sugli sprechi ma non sulle cose essenziali.
7°) Non è vero che bloccare il traffico automobilistico non serve a pulire l’aria, ne abbiamo avuto una dimostrazione lampante. Questa oltre che una pandemia devastante è stato anche un colossale esperimento riuscito di lotta all’inquinamento.
8°) L’economia ha delle sue regole ma non è sostenibile quel sistema economico che prevarica principi di salute imprescindibili. Il lavoro conta meno della salute. Lo stato deve farsi carico di affrontare i problemi di chi perde il posto di lavoro, perché per motivi sanitari non può più conservare quel posto di lavoro.
9°) Un territorio senza stato non può funzionare, o meglio funziona fintanto che non ci sono disgrazie ma poi deve fare i conti con urgenze che devono essere assolutamente affrontate dalla collettività. Lo stato sociale non è un’ inutile ricordo di tempi andati ma l’unica struttura possibile in uno stato di diritto non abbandonato all’anarchia del mercato.
10°) Se le televisioni ci raccontassero meno balle quella rara volta che ci raccontano qualcosa di vero saremmo più propensi a reagire con rapidità ed efficienza. All’inizio questa pandemia non è stata un problema politico ma un problema televisivo, la cittadinanza non ha reagito tempestivamente perché credeva che fosse la solita serie di balle televisive. Se la televisione smette di raccontarci balle potremmo anche essere cittadini più pronti a reagire ai messaggi veicolati attraverso la televisione altrimenti ci saranno sempre “complottisti” pronti a dire che è tutta una balla e molti disposti a credere a questi che forse ci raccontano balle ancora più grosse di quelle che ci racconta le televisione.
Ovviamente ognuno può essersi costruito un suo decalogo o una sua serie di osservazioni anche molto più lunga. Ciò che è certo è che molte cose erano ben evidenti anche prima ma non trovavamo il tempo per pensarci, adesso sarebbe clamoroso che nella fretta di far ripartire una società che non funzionava ci dimenticassimo di ciò che siamo riusciti ad osservare in questo periodo disgraziato.