C’è un concetto, molto difficile da sviscerare, del quale parlo spesso anche con i colleghi ma faccio fatica ad essere compreso un po’ per la povertà delle mie capacità di comunicazione, un po’ per la complessità di una cosa che, apparentemente semplice, è in realtà di una complessità inimmaginabile. Se riuscissi ad essere chiaro su questa cosa avrei giustificato la miriade di parole apparentemente senza senso che affollano questo sito, tutto il resto conta poco o nulla. E’ un concetto che anche se non si capisce se abbia una base religiosa, filosofica o scientifica, è terribilmente “terra-terra” e al tempo stesso concreto, per nulla campato in aria.
Va dallo sport alla struttura sociale e le collega in modo indissolubile perché non c’è società senza sport (per fortuna e questo è già un bel punto di partenza…) ma soprattutto non può esistere sport senza società e questo se non lo capiamo noi operatori sportivi rischiamo di fare degli incredibili buchi nell’acqua.
Si può partire pure dai cronometri, aggeggi molto usati nello sport e che sono un po’ il simbolo del limite umano.
Si pensi che per un centometrista mezzo secondo più mezzo secondo meno può essere la differenza fra praticare una sana e salutare attività fisica o fra l’essere al centro di un circo che ti chiede di lavorare con una concentrazione incredibile per un po’ di anni per poi concederti di passare il resto della vita a fare quel cavolo che vuoi vivendo di rendita e sfruttando quel periodo di massimo impegno.
Se vogliamo questa è un po’ un’aberrazione dello sport dove dei buoni numeri due non sono nessuno (ed io direi quasi giustamente perché il primo privilegio che cerchiamo con lo sport è un buon livello di salute e non certamente un inserimento sociale con corsie preferenziali che diano la precedenza rispetto ad altri comuni mortali) ed un numero uno è un Padreterno che da tanto osannato che è ha pure dei problemi psicologici a proseguire tranquillamente la carriera agonistica per la sovraesposizione alla quale è costretto.
Questo uso preciso ed importante del cronometro ci fa capire quanto sia importante il fattore tempo. Il Tempo è l’elemento nel quale siamo immersi e viviamo con tutti i nostri limiti superabili e non superabili. Impossibile affrontare bene lo sport se non consideriamo con molta attenzione il Tempo. Attenzione che questa cosa vale anche per gli sport dove il cronometro non c’entra nulla. Da getto del peso al salto in lungo, dal calcio alla pallavolo passando per le arti marziali, lo sci alpino e pure quello di fondo, con il Tempo ci abbiamo sempre a che fare ed è il nostro limite inesorabile.
Perché non tutti i cittadini della terra praticano con continuità lo sport per la salute? Anche e semplicemente per una questione di Tempo. Il primo elemento a mancare è proprio il tempo poi ci possono essere gli impianti sportivi, le questioni organizzative ed attitudinali per arrivare fino alle cose polemiche della nostra professione dove puoi trovare un operatore sprovveduto che lo sport invece di fartelo apprezzare te lo fa odiare ma lì siamo già nei dettagli applicativi di una cosa che ha trovato limiti insuperabili già ben prima.
Il Tempo come elemento principe che condiziona tutta la nostra esistenza e la nostra società.
Fondamentalmente viviamo in una società che non ha Tempo, viviamo nella società della fretta, nella società dello stress. Il Tempo è danaro si dice ed è pur vero e con un giochino che è piuttosto diabolico te lo sottraggono anche se è lampante che ne abbiamo a disposizione poco. Il danaro è divinizzato, anche di danaro ce n’è poco anche se questa è una gran balla che si sono inventati per sottrarre il tempo alle persone che comandano poco e che non riescono a comandare nemmeno la loro vita. Si baratta il Tempo con il danaro e questo è il grande peccato della nostra società il furto al quale molti di noi sono esposti per mera incapacità di reagire e cambiare le carte in tavola.
Ed allora lo sport è questa grande lente, questa incredibile lente molto funzionale che ti mette in risalto come questo Tempo che può valere anche una vita in solo mezzo secondo ed in quel caso è forse addirittura sopravvalutato (ma ben vengano le sopravvalutazioni di ogni tipo se di Tempo effettivamente ce n’è poco) oppure, a seconda delle circostanze può valere anche gran poco ed essere pagato da una società iniqua, falsa e… non al passo con i tempi, anche meno di un dollaro all’ora, a seconda del colore della pelle, dello status sociale, del titolo di studio e della tollerabilità a farsi sfruttare che è troppo diffusa nella nostra società sonnecchiante anche se immersa nello stress.
Di Tempo ce n’è poco, questo è un dato scientifico incontrovertibile, non è un osservazione religiosa o filosofica. Il tempo dell’Uomo è un tempo limitatissimo, terribilmente breve, un attimo. Secondo alcune categorie mentali, ma allora qui davvero entriamo in un campo che mischia lo scientifico al religioso e pure al filosofico, è molto poco anche il tempo della Terra che comunque è un Tempo molto più dilatato di quello dell’Umanità e, a maggior ragione, di quello estremamente breve del singolo soggetto.
Se lo sport ci serve a farci studiare il Tempo e su questo non ci sono dubbi deve darci anche indicazioni per strutturare una società più razionale che non sprechi tempo e che abbia cura del tempo di tutti non solo di chi è in grado di acquistarlo con il danaro.
Se vogliamo il Tempo è molto più democratico della nostra struttura sociale. Si va da pochi istanti ad un massimo di 80-100 anni circa. Pur con un range di variabilità assolutamente non indifferente che ci fa dire che quando muore un bambino è una vera e propria disgrazia intollerabile perché non ha avuto nemmeno il Tempo per poter gustare la vita.
Il tempo assegnatoci dalla Natura non ha quei folli squilibri che ci siamo assegnati grazie ad un sistema economico tragicomico e che determinano che uno possa avere una disponibilità di danaro che è un milione di volte superiore a quella di un altro.. Come dire un buon numero di soggetti che campano pochi secondi e altri eletti che campano migliaia di anni. No, ciò in Natura non avviene e anche se non abbiamo una durata della vita uguale per tutti la variabilità di questa non è poi così elevata in modo insopportabile. Siamo noi, con le nostre strutture sociali irrazionali a creare il Tempo che non conta nulla e che deve essere assolutamente impiegato per sopravvivere, per poter mangiare, e quello che conta perfino troppo dove alcuni secondi sono sufficienti per sistemare i conti economici di una vita.
Potremmo semplicemente dire che la gabbia irrazionale che ci siamo costruiti è il sistema economico ed è effettivamente così solo che in questa gabbia non ci siamo dentro tutti perché alcuni ne hanno le chiavi e possono tranquillamente entrarci ed uscirci a piacimento. Anch’essi per fortuna vincolati dal Tempo che a questo punto non sappiamo più se per sfortuna o per fortuna è poco per tutti perché diventa la vera discriminante di giustizia e pertanto queste chiavi le possono usare… solo per un ben preciso lasso di tempo che nessuna chiave miracolosa è in grado di dilatare.
Temo di essere stato caotico come al solito e nell’aver tentato di illustrare concetti determinanti di aver fatto solo caos senza riuscire ad essere concreto.
E allora la concretezza io riesco ad averla solo con riferimento ai sistemi concreti che mi circondano e se quando sono astratto ed incomprensibile tutti mi dicono “Sì, sì…” forse anche solo per farmi stare zitto come si fa comunemente con i matti per fare in modo che non si alterino e diventino fastidiosi, quando faccio i miei terribili esempi senza darmi del matto dicono semplicemente che sono irrazionale, illuso e pure irresponsabile perchè fomento il desiderio di riscatto in una gioventù che veramente non conta un cavolo ed è presa in giro costantemente da troppo Tempo.
Il Tempo si comincia ad utilizzare bene a scuola dove si deve cercare la salute e non perderla e ciò si traduce semplicemente in più ore di attività fisica e meno di banco e si traduce soprattutto nel fatto che nelle ore nelle quali studi devi studiare come fare per migliorare la società non come fare per subirla meglio e allora premesso che anche gli studenti deficienti capiscono che questa società è allo sbando ed ha fallito, non solo per le opportunità che non riesce a dare ai giovani, si tratta di formare giovani che possano in un futuro vicino andare ai colloqui di lavoro e poter andar via dal colloquio di lavoro salutando l’imprenditore prepotente dicendo: “Le farò sapere…” se questo non ha l’umiltà di confrontarsi con una società che non può più fondarsi sullo sfruttamento sociale.
Se a scuola ti insegnano che può esistere anche un Tempo per fare la guerra vuol dire che ti insegnano concetti sbagliati e scientificamente inaccettabili.
La guerra è un espediente per tenere tutto com’è, per tenere l’equlibrio ad armi, vince chi ha più armi e comanda sugli altri. Se questa è la logica allora chiudiamo le scuole perché vuole dire che non servono più a nulla. Serve il parlamento che delibera l’appoggio alla guerra e le scuole non servono assolutamente a nulla, perché sono finte, sono propaganda di stato.
Lo sport pone un grande quesito: posto che voglio migliorare questa capacità sportiva vediamo che strada devo seguire per arrivarci. Ed è un quesito sincero e utile. E’ lo stesso quesito che dobbiamo porci nei confronti della società partendo dalla scuola dove di Tempo se ne impiega veramente tanto.
Non possiamo buttare via il Tempo perché ce n’è troppo poco anche se qualcuno ha ancora il coraggio di valutarlo meno di un dollaro all’ora. Non c’è tempo per dare risposte stereotipate a chi ha deciso che la risposta accettabile è una sola. La rivoluzione del Tempo che conta può partire dallo sport e deve necessariamente passare dalla scuola se vogliamo che arrivi alla società informata in modo adeguato e non supportata da istanze irrazionali che non possono portare a nulla di nuovo. Il concetto è terribilmente complicato ma proprio perché c’è poco Tempo deve essere sviscerato.