CRITICA AL MODELLO SOVIETICO

Ritengo che studiare lo sport e soprattutto praticarlo con continuità nella sua forma autentica sia il modo migliore per tentare di comprendere la realtà che ci circonda.

Nell’ultimo mezzo secolo il sistema economico politico capitalista ha trionfato sulla scena mondiale ma paradossalmente ha trionfato applicando i sistemi del modello sovietico.

L’Unione Sovietica è crollata più di trent’anni fa ma il modello sovietico per il controllo del potere ha fatto scuola ed ha permesso al sistema capitalista, già allora mezzo moribondo come basi culturali, di sopravvivere ed imporsi come una vera e propria dittatura.

La nomenclatura sovietica si è trasferita pari pari come sistema di comando alle oligarchie dei poteri dominanti del sistema occidentale ed ha permesso un consolidarsi delle posizioni di privilegio.

Nello sport è avvenuta la stessa identica cosa. L’Unione Sovietica dello sport è crollata ma il modello sovietico di costruzione del campione è ancora quello che continua a dettare legge in tutto il mondo, nel bene e nel male.

Nel bene perché per costruire il campione bisogna sondare su una massa di aspiranti campioni più vasta possibile coinvolgendo alla pratica sportiva praticamente tutti i ragazzi, nel male perché una volta stabilito che un certo ragazzo non ha i numeri per poter diventare un campione per un certo sistema dello sport diventa una pedina assolutamente inutile, quasi un peso.

Il modello sovietico fondamentalmente si basa su un grande controllo della popolazione e nei propri principi aveva quello di diffondere un benessere ben distribuito su tutta questa. Purtroppo mentre l’aspetto del controllo è stato messo a punto con una precisione ed una efficacia decisamente innegabili altrettanto non si può dire per l’obiettivo di spalmare il benessere sulla quasi totalità della popolazione. Così nella produzione del campione se la fase finale è stata caratterizzata da un sempre superiore affinamento delle strategie di allenamento e di tutti gli altri mezzi possibili ed immaginabili per arrivare al campione quasi imbattibile la fase di reclutamento si è persa in una organizzazione sportiva assolutamente non trascurabile ma certamente perfettibile almeno per quanto riguarda la pratica dei giovani “non campioni”.

Il sistema occidentale ha emulato questa dinamica e così ci troviamo campioni sempre più coccolati e trattati con tutte le attenzioni per poterli portare al massimo rendimento e giovani non campioni praticamente ignorati nella loro pratica sportiva per i quali, di fatto, continuare a fare sport è molto difficile perché non esiste una struttura che preveda effettivamente la continua pratica del cosiddetto “sport per tutti”.

Se ciò accede nel microcosmo dello sport nell’insieme della società civile le dinamiche di stampo sovietico sono a dir poco imbarazzanti perché esiste una deviazione dell’informazione clamorosa tesa a procurare una certa stabilità alle elite dominanti e la nomenclatura dei potentati economici non ha nulla da invidiare alla nomenclatura di partito che teneva in piedi il colosso sovietico nel secolo scorso.

La vera democrazia sta di casa da un altra parte e dovrebbe prevedere uno sport autentico dove tutti i cittadini possano partecipare anche se non sono in grado di ottenere prestazioni da Olimpiadi ma soprattutto, a livello civile, un benessere diffuso non ostacolato dai patologici arricchimenti di una ristretta elite di predestinati che arraffano tutto accumulando ricchezze impensabili in un sistema razionale.

Viene da dire che il sistema politico non conta proprio nulla è il sistema del danaro che ha rinforzato sé stesso ed è riuscito a passare sopra ad ogni ideologia. La Russia è uno dei paesi più capitalisti che ci siano sulla terra con ricchi straricchi e sacche di povertà gigantesca. I paesi occidentali propriamente detti hanno completamente perso la bussola della democrazia e palesano un tasso di sovieticità nella gestione dell’informazione quanto meno imbarazzante. Se l’Unione Sovietica come modello ideale di stato ha perso, il sovietismo come strumento per guidare le masse si è purtroppo imposto in tutto il mondo garantendo il mantenimento del potere a chi lo orchestra grazie al controllo dell’informazione.

Fare sport non ci aiuta a redistribuire le ricchezze maltolte da una classe dominante prepotente ai cittadini comuni ma ci fa almeno capire in che sistema corrotto e perfettibile siamo invischiati. Se con il danaro non si possono comprare i risultati sportivi tanto meno si può comprare l’anima dei cittadini onesti. Indubbiamente in un sistema che continua a mettere il danaro al primo posto l’esercizio sistematico della corruzione per non cambiare proprio un bel niente è cosa ben collaudata e di facile applicazione. L’anestesia delle menti è un’ altra cosa ma penso e spero che non sia facile da portare avanti all’infinito nemmeno in una società altamente “sovietizzata” come questa. Probabilmente altri scenari più dinamici ed imprevedibili ci attendono, quanto sia necessario sopravvivere per vederli è difficile prevederlo ma è quasi sicuro che dopo la caduta del muro di Berlino prima o poi cadrà il muro d’inerzia ideologica costruito ad arte dalle oligarchie dominanti sulla base del modello sovietico.