Non so se mi hanno preso in giro i miei atleti ma pare che esista una “regoletta” secondo la quale, se hai raggiunto un certo standard di risultati nello sport hai diritto ad una serie di agevolazioni a scuola tipo che non ti interrogano il giorno dopo la gara etc…
Io mi auguro che sia una presa in giro da parte dei miei atleti che si divertono spesso a prendermi in giro perché mi considerano abbastanza fuori dai tempi (ed hanno terribilmente ragione, a volte mi sento un po’ come un personaggio del film “Ritorno al futuro” che vive in un’era che non è la sua, il bello è che per certe cose mi sento dell’era dopo….) ma temo che non lo sia, nel qual caso mi preoccuperò di precisare la cosa.
L’osservazione tremenda mi scappa subito perché mi rimanda ad un ricordo doloroso sullo stato dell’arte nelle nostre scuole che devo certamente citare.
In un convegno su sport, società etc, etc, venne fuori che a scuola lo sport non è incentivato, anzi è ostacolato, talvolta in modo nemmeno nascosto ma proprio clamorosamente, alla luce del sole, senza ritegno, senza pudore.
Divenne famosa in quel convegno, per numero di citazioni nei vari interventi, una professoressa che si vantava con successo di aver fatto smettere dalla pratica del nuoto un nuotatore che pur non avendo i risultati della Pellegrini, praticava nuoto con una certa assiduità e si allenava come Dio comanda (anche se probabilmente un po’ meno della famosa Pellegrini). Il ragazzo aveva un rendimento scolastico non eccezionale e pare che avesse delle insufficienze, in particolare nella materia della professoressa in questione che, se non ricordo male, era il latino. Ebbene dopo la traumatica interruzione dell’attività sportiva il miglioramento nel latino fu tangibile. Quell’esempio diventò l’esempio simbolo del convegno.
Giusto per essere un po’ cavillosi mi pare opportuno segnalare anche che ad un certo punto intervenni anch’io per gettare benzina su fuoco e precisai “Qui pare che stiamo processando una professoressa che ha osato in modo esplicito suggerire l’abbandono della pratica sportiva ad un ragazzo che aveva problemi a scuola. Io vi dico che il problema non è quella professoressa ma ben peggio, è tutta la scuola italiana. Nessuno ha denunciato quella professoressa, è inutile che ci scandalizziamo, ci sono molti genitori convinti del fatto che abbia agito bene a pure taluni colleghi che senza essere così espliciti fanno di tutto per indurre i ragazzi ad abbandonare o comunque limitare notevolmente la pratica sportiva.”
Ora, se esistono davvero le agevolazioni per lo “studente atleta” e, ripeto, devo informarmi perché su queste cose sono davvero fuori dal mondo e rivesto in pieno il mio ruolo di insegnante di attività motoria della terza età che vive solo i problemi degli anziani, mi pare che questa sia solo la punta dell’iceberg di una scuola che è tremendamente ancorata al concetto di “Lascia perdere lo sport, studia che altrimenti ti bocciano…”.
Il concetto fondamentale è che non viene riconosciuta la necessità dello sport al punto tale che se un atleta ha un notevole rendimento sportivo può anche avere delle agevolazioni, se invece è un sedentario precoce tanto vale che continui ad esserlo.
Il concetto invece è che mentre un’ insufficienza in latino hai una vita per rimediarla, un’insufficienza nell’attività motoria non hai molto tempo per porci rimedio perché ti rovini la salute.
Il problema non è la professoressa che si compiaceva di aver trovato l’arma segreta per far studiare il latino allo studente troppo impegnato nel nuoto né che compilando qualche stramaledetto modulo si riescano ad ottenere delle agevolazioni strane per non ostacolare la pratica sportiva.
Il problema è che, di fatto, nessuno sorveglia sul fatto che uno studente svolga la necessaria quantità di attività fisica durante la sua vita di studente. A quel punto aboliamo l’educazione fisica come corso di studi perché non ha nessun senso raccontare strane favolette per due ore alla settimana se durante le altre 28 ne raccontiamo ben altre.
Tale proposta provocatoria segue un’altra ancora peggio che fece esclamare ai miei colleghi che sono proprio completamente scemo: “Se dobbiamo tenere l’educazione fisica a due ore la settimana allora teniamola in classe senza nemmeno andare in palestra perché in due ore la settimana fai appena a tempo a dire cosa bisogna fare per stare in salute con l’attività fisica, la parte pratica te la devi gestire tu in circa 15-20 ore settimanali…” Un po’ come fanno tanti insegnanti moderni, nelle altre materie, che essenzialmente vengono a scuola per interrogarti e per dirti cosa devi fare a casa se non vuoi essere bocciato…