Ieri ho scritto un articolo sulle “superciclabili” senza nemmeno specificare cosa sono, partendo dal presupposto che tutti sanno cosa sono le “superciclabili” e pertanto ho scritto un articolo per pochi intimi perché la maggior parte degli italiani le “superciclabili” non sanno nemmeno cosa sono, sanno chi è “Superpippo” ma non hanno idea del fatto che in giro per il mondo possano esistere addirittura le “superciclabili”.
Ebbene, non ho spiegato tecnicamente cos’è una superciclabile perché mi sono soffermato di più tecnicamente a spiegare perché da noi non partono quelle rivoluzioni tanto auspicate in materia di mobilità urbana che in altri paesi europei sono già partite.
Ho spiegato “tecnicamente” questa cosa argomentando addirittura di “sociologia” accennando ad una società in mano ai vecchi che la governano, in buona fede, solo secondo i modelli di sviluppo che conoscono loro. E pertanto mi sono soffermato sul fatto di come in economia si sia più concentrati sulla rianimazione del praticamente defunto modello precovid piuttosto che della ricerca di un nuovo modello di sviluppo al passo con i tempi.
Guardate che io uso il “piuttosto che” come insegnavano una volta a scuola e non come insegnano adesso in televisione. “Piuttosto che” è un avversativo ed indica un’azione in sostituzione dell’altra non in abbinamento all’altra.
Se in certe situazioni l’unica possibilità pare proprio quella di rianimare il cadavere, in altre pare che questa scelta sia solo una patetica e triste perdita di tempo perché bisogna assolutamente pensare ad un nuovo modello si sviluppo. Per cui quando io affermo che bisogna lanciare un nuovo modello di mobilità urbana “piuttosto che” incentivare il vecchio sistema di ricorso sistematico all’autovettura privata, intendo che bisogna rivoluzionare tutto, non che basta segnare per terra quattro finte corsie ciclabili per continuare a fare quello che si faceva prima.
Bisogna avere rispetto per le persone anziane e per i disabili ed a questi devono essere riservate attente deroghe all’utilizzazione dell’auto privata anche su modelli simili a quelli dell’era precovid ma per quanto riguarda le persone normodotate è proprio il caso di far capire che l’auto non è il mezzo del futuro perché purtroppo è il mezzo del passato, è un lusso che non ci si può più umanamente permettere, non nella nostra società che ha problemi improcrastinabili di gestione dei movimenti nei centri urbani.
Dando per scontato il fatto che tutti sappiano cosa sono le superciclabili mi sono messo nella posizione di chi vive in un mondo tutto suo e non a caso ipotizzo una società dove i giovani, invece di scappare via, comincino a pensare ad una società fatta anche a loro uso e consumo (“anche” e non “solo” perché è chiaro che in una società evoluta il rispetto degli anziani è condizione imprescindibile).
Per non ripetere l’errore di ieri dovrei almeno spiegare cos’è una “superciclabile”. Mi allargo, voglio spiegare addirittura perché sarebbe molto importante considerarla con lo stesso entusiasmo con il quale abbiamo trattato le autostrade negli anni ’60 e perché è una cosa decisamente rivoluzionaria che potrebbe anche essere decisiva per partire nella creazione di un nuovo sistema economico più attento alle reali esigenze della popolazione più che a quelle dei potentati economici.
Allora una superciclabile è una specie di autostrada per le biciclette che corre in ambito urbano e questa è la cosa fantastica. Mentre un’autostrada che attraversa una città è una disgrazia incommensurabile e porta inquinamento a non finire (vi scrive uno che ha la sfortuna di vivere in una città potenzialmente fantastica ma attraversata dalle due più importanti autostrade italiane e dove il dibattito politico pare incentrato su come fare per attraversare la città meglio possibile in automobile e come raggiungere il centro dalla provincia per poter far bene lo shopping senza problemi di parcheggio…) una superciclabile è una bella strada che attraversa tutta la città senza portare un minimo di inquinamento e permette di attraversarla (e questa è la cosa rivoluzionaria che può far cambiare idea alla gente) in tempi più brevi di quelli possibili con l’automobile o con lo scooter. Ovviamente per giungere a questo obiettivo una ciclabile deve essere spaziosa (almeno quattro corsie, due per ogni senso di marcia) non deve avere interruzioni e deve sancire la precedenza delle biciclette sulle auto. Per quanto riguarda le autoambulanze non ci sono problemi, in tutte le città dove hanno fatto le superciclabili le autoambulanze non hanno subito alcun rallentamento dei tempi di spostamento, anzi, in molti casi vanno addirittura meglio.
Dimenticavo, per chi non lo avesse capito, sulla “superciclabile” le auto non ci vanno assolutamente perché è una strada solo per le biciclette o per i cargo bike, comunque per mezzi a pedali o al più monopattini elettrici, non certo per ciclomotori o scooter, pertanto il discorso della precedenza assoluta sulle autovetture non è relativo al percorso vero e proprio ma solo ad eventuali intersezioni con strade per le auto dove la filosofia per quest’ultime deve essere quella del passaggio a livello: non si ferma il treno per le auto. Non si fermano le bici per le auto, è il contrario e chi ha fretta piglia l’ambulanza oppure un mezzo che possa andare sulla superciclabile. Se qui si ravvisa una discriminazione nei confronti degli anziani e delle persone diversamente abili rispondo con un’osservazione particolare: in una società evoluta bisogna mettere anche le persone con problemi gravi di spostamento in grado di non aver fretta e anche questa è civiltà. L’anziano che ci impiega cinque minuti in più per attraversare la città perché può farlo solo con la sua auto e non riesce a farlo con il mezzo pubblico che non passa vicino a casa sua e non è comodo come l’auto, non deve essere penalizzato per questo e non lo è se il suo regime di vita non è stressante e pressante come quello del giovane che ha centomila cose che “vuole” e che purtroppo “deve” fare per esigenze sociali.
Pertanto la superciclabile sarebbe quel tipo di strada che finalmente sancirebbe un nuovo tipo di mobilità urbana dove la bicicletta non è più l’accezione ma la norma e dove questo ruolo passerebbe necessariamente all’autovettura privata riservata esclusivamente a chi ne ha effettivamente bisogno.
Chi non ci sta a questa idea osserva subito che le superciclabili possono pure costare un occhio visto che sono grandi opere e non tranquille innocenti pistine ciclabili. E’ vero che una superciclabile può essere anche un grande investimento ma lo è soprattutto a livello politico. Mi spiego: il vero costo non è quello per la realizzazione ma quello per il riprogettamento di un certo tipo di economia. Con le politiche attuali la maggior parte delle superciclabili sarebbero semplicemente impossibili perché chi comanda l’economia ha interessi ben precisi in una certa direzione. Non puoi progettare una superciclabile che attraversa una città e ne sconvolge le abitudini e lo stile di vita se non accetti di rivedere tutta una serie di comportamenti che sostengono un certo tipo di economia. Tanto per dire una fesseria anche il sistema della televisione ne subirebbe un danno perché in un’esistenza dove si vive di più all’aperto e meno in casa (e se lo fanno nel Nord Europa pensate se non si può farlo in paesi con il clima più mite quali il nostro?) la televisione conta meno ed è pure possibile che si abbassino i prezzi delle inserzioni pubblicitarie. Ma se si arriva a dire che è giusto che la gente continui ad andare in automobile altrimenti crolla il sistema della pubblicità allora vuol dire che siamo veramente arrivati all’anno zero della civiltà dei consumi.
Allora vedete in un attimo che il discorso “costi-utilità e fattibilità” di questa rivoluzione epocale sono un unico discorso politico e di scelta di vita. Se si vuole insistere a rianimare questo sistema economico non ha senso fare progetti faraonici di grande cambiamento se invece si accetta di ipotizzare che sia giunto il momento di darsi una mossa e che l’economia verde non sia solo un curioso capriccio ma l’unica possibilità e pure urgente che abbiamo per salvare il pianeta allora bisogna ragionare anche in termini fantastici e molto fantasiosi di strade “superciclabili”.
Un paio di considerazioni sembrano minare la razionalità di scelte in tal senso ma sono poi proprio quelle a fra capire che i tempi sono cambiati.
Prima considerazione: “E quando piove?” Quando piove essenzialmente è un fatto di impermeabili e vorrà dire che ci sarà pure una rivoluzione in tema di abbigliamento. Purtroppo la questione è un’altra: che quando piove a volte diluvia e succedono cose che è assolutamente opportuno stare a casa e addirittura la maggior parte degli italiani stanno considerando la necessità di avere un garage perché succedono cose che solo dieci o vent’anni fa non succedevano. In breve, chi acquista un’auto nuova senza garage o paga una bella polizza per i danni da grandine o è un folle perché nel nostro clima la grandinata eccezionale purtroppo non è proprio più per nulla eccezionale così come la bomba d’acqua o i 35 gradi a metà giugno che una volta erano un evento impensabile. Pertanto il problema del clima imprevedibile non è un problema di bicicletta o di automobile (c’è da augurarsi di non trovarsi in auto in certi momenti di maltempo ormai tipici dei nostri giorni) bensì di cambiamento climatico inarrestabile con il quale dovremo cronicamente fare i conti per non aver avuto il coraggio di fare certe scelte politiche 40 o 50 anni fa quando andavano fatte.
Seconda considerazione: la superciclabile può deturpare il territorio, certe città d’arte (in Italia ce ne sono molte) non possono permetterselo, un conto è un autostrada che passa a 7-8 chilometri dal centro, inquina in modo folle ma almeno non si vede, una superciclabile non inquina ma si vede eccome, la vedono proprio tutti.
Ok, perfettamente d’accordo che una superciclabile nel bel mezzo di una piccola città d’arte non ci sta perché la deturpa, ma a parte il fatto che in tali casi la superciclabile può essere costruita appena fuori dal centro storico e non deturpa proprio un bel niente ed ha un impatto ambientale che è decisamente meno influente di quello di una normale tangenziale per le auto, c’è anche da aggiungere che se abbiamo il coraggio di deviare il traffico automobilistico una serie di normali strade (anche con il pavè, non è necessario cambiare la pavimentazione) possono essere destinate all’uso della bicicletta predisponendo una certa normativa. Regolamentare fra pedoni e biciclette laddove non ci sono le autovetture non è una cosa molto difficile bastano un paio di segnali e un po’ di sensibilizzazione sulla popolazione che si può evitare la conflittualità fra ciclista e pedone, la vera conflittualità, quella da necrologio e non da reparto di ortopedia, è quelle fra bici ed auto e pure fra pedone ed auto ed è quella che crea problemi irrisolvibili di convivenza nella maggior parte delle nostre città.
Pertanto tutte le obiezioni di varia natura possono essere girate a favore del sistema delle superciclabili se alla base c’è una filosofia politica volta al cambiamento. Se invece bisogna far ripartire l’economia di slancio allora tutti questi sono discorsi folli perché destabilizzano questo sistema sociale quando per far ripartire l’economia precovid bisogna creare proprio tutte le condizioni che c’erano prima del covid. Allora forse l’Italia tanto per cambiare è divisa in due, fra chi vuole tornare come prima e chi invece non vuole proprio tornare come prima perché ha capito che c’erano delle cose assolutamente insostenibili come, per esempio, una lotta all’inquinamento viva solo nelle parole ma mai concretamente perseguita nei fatti.