Mi si chiede perché quando un qualsiasi atleta viene pescato positivo all’antidoping vengo colto da un improvvisa simpatia per questo atleta anche se non ho mai fatto il tifo per lui e perché altrettanto improvvisamente vengo animato da un improvviso senso di fiducia per la sua persona (in primis) e per le sue gesta sportive (in secondo luogo).
La cosa non è per niente facile da spiegare, la maggior parte delle persone alle quali provo a spiegarla o fa finta di non capire oppure non capisce davvero ma io sono convinto che i miei lettori che, in quanto tali, sono già dei personaggi un po’ particolari abbiano tutta la pazienza per poterla capire. Poi se non ne hanno la volontà perché tentare di capire certe cose è un po’ scomodo quello è un altro discorso, ma, insomma io posso almeno tentare di provare a spiegare la mia posizione.
Bisogna partire da un assunto ed è quello che mette sempre in crisi tutti e mi rende poco credibile alla maggior parte dei “telespettatori” (per me i “telespettatori” sono quelli che si bevono di tutto ed hanno una fiducia incondizionata nello sport di vertice, non sempre sono sportivi veri, anzi molto spesso sono proprio dei sedentari e di sport vero non ci capiscono nulla). La mia premessa è che l’antidoping è sempre un passo dietro al doping e questa non è una frase mia ma è rubata a quello che io ritengo uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi: Marco Pantani. Io credo, come diceva Marco Pantani, che l’antidoping arranchi in una battaglia senza speranza contro il doping e sia sempre un passo indietro rispetto a questo, in una parola nelle maglie dell’antidoping possono cascare solo gli sprovveduti, gli atleti che si dopano male e che non possono godere di un’ assistenza medica di alto livello. Comunque atleti che non hanno una grande dimestichezza con il doping perché, se così fosse, hanno tutta l’assistenza e gli strumenti per risultare sempre negativi a tutti i controlli antidoping. Dunque il mio assunto è che nelle maglie dell’antidoping ci cascano solo i pirla e, anche se sono atleti di alto livello sono comunque personaggi che hanno sbagliato qualcosa, certamente non soggetti che si dopano in modo sistematico e molto attento e proprio per questo non commettono fesserie di alcun genere.
Queste considerazioni già difficili da capire portano ad un paradosso che è quello che spiazza tutti i miei lettori (figuriamoci i telespettatori): chi si dopa veramente tanto ed in modo sistematico non cascherà mai nella rete dell’antidoping perché si dopa con sistemi che sono molto più evoluti di quelli utilizzati dall’antidoping, diciamo che è “tecnologicamente” (orrendo questo “tecnologicamente”) un passo più avanti.
Questa considerazione porta, a cascata, ad altre considerazioni che diventano un po’ difficili da capire in chi crede ancora nell’efficienza dell’antidoping.
La prima considerazione è che i soldi investiti per l’antidoping sono soldi spesi male perché l’antidoping non serve certamente a disincentivare l’uso dei farmaci nello sport di alto livello ma serve semmai a distinguere fra gli atleti che si fanno seguire da equipe mediche di alto livello e quelli che si fanno seguire da sprovveduti o che addirittura rifiutano alcun tipo di assistenza medica. Ciò potrebbe anche essere potenzialmente una buona cosa perché un atleta di alto livello è comunque sempre un aggeggio molto delicato che ha certamente bisogno di adeguata assistenza medica. Fra le altre cose un po’ difficili da capire bisogna precisare anche che non è assolutamente vero che l’atleta di alto livello che va a pane ed acqua e non si aiuta assolutamente con nessun tipo di farmaco sia quello che rischia la salute meno di tutti. Ciò non è certamente vero soprattutto nel caso di preparazioni molto esagerate in volume che al giorno d’oggi sono molto utilizzate nella preparazione degli sportivi di alto livello.
Ma lasciamo perdere queste considerazioni quasi filosofiche e andiamo su altri discorsi di carattere più pratico.
Non è mai esistito un momento, nella storia dello sport, nel quale i sistemi dell’antidoping erano più evoluti delle pratiche dopanti. Non è mai esistito perché se fosse esistito ciò avrebbe implicato una rifondazione dello sport di alto livello. Per questo sono semplicemente scandalizzato quando si propone di riscrivere i record dell’atletica partendo da fantomatici presupposti di purezza di certi record. Non abbiamo certamente, come non abbiamo mai avuto, degli strumenti talmente precisi da poterci permettere di stabilire quali record sono stati conseguiti con certi aiuti e quali record sono stati conseguiti senza quel tipo di aiuti. Questa è fantascienza dello sport. Nessun giudice può emettere tali sentenze e ci troveremmo di fronte ad ingiustizie colossali a stilare una nuova lista dei record “validi” secondo certi criteri e di quelli “non validi”.
Dietro a queste considerazioni abbastanza imbarazzanti ce n’è un’altra che non può essere ignorata. Non è pronto lo sport di alto livello per essere rifondato adesso. Non è pronto per il semplice motivo che lo sport di alto livello attualmente è fortemente legato a quello di base e le sorti dell’uno condizionano quelle dell’altro. Siccome lo sport di base è troppo importante per la salute della collettività, non si può rischiare di danneggiarlo per la presunzione di voler dare una nuova verginità allo sport di alto livello.
Forse questo è il passaggio più incomprensibile di questo articolo già abbastanza incomprensibile ed è possibile che questa sia solo una mia strana fantasia ma io ritengo che se non riusciamo prima a svincolare le logiche dello sport per tutti da quello dello sport di vertice non siamo assolutamente pronti per rifondare quest’ultimo.
Io sono convinto che la rifondazione dello sport di vertice sarà un processo piuttosto traumatico e per quello non lo vedo molto vicino nel tempo (i traumi non fanno piacere a nessuno) che porterà ad una diminuzione dell’uso di farmaci nella pratica sportiva e, conseguentemente ad una riduzione del rendimento sportivo medio degli atleti professionisti. Questa situazione potrà certamente comportare una crisi generale dello sport professionistico, potrebbero diminuire i telespettatori e se in quel momento lo sport di vertice sarà ancora fortemente collegato con quello di base quest’ultimo ne patirà di riflesso grandi danni. Saremo pronti per considerare un nuovo sport di alto livello solo quando avremo compreso che lo sport più importante è quello di base e, pertanto, ci si può tranquillamente permettere il lusso di avere una nazionale di un qualsiasi sport che non fa grandi risultati se la base funziona bene. Lo sport di copertina può essere declassato solo nel momento in cui si capisce che è meglio avere centomila centravanti che sanno giocare bene e sono in salute che non uno solo che fa miracoli e segna un sacco di gol.
E’ chiaro che tanto per cambiare questi sono discorsi politici e allora alla fine questo è un lungo discorso politico dove, al momento, non siamo pronti per alcun cambiamento ed allora è molto più comodo far finta di credere che questo sia un antidoping che funziona benissimo e quelli che cascano nella rete di questo efficientissimo antidoping siano i demoni di uno sport che nell’alto livello va benissimo così e non ha nessun motivo di essere rivisto in nessun aspetto. Viva l’ipocrisia, io spero che vinca lo sport degli umili, quello autentico e dove se uno ha bisogno di un accidenti di farmaco per motivi di salute può pure prenderlo perché lo ha prescritto il suo medico di base senza nessunissimo secondo fine. Nello sport di base secondi fini non ce ne sono c’è solo l’obiettivo della salute e pertanto l’antidoping, vero o finto che sia, non ha alcun motivo di esistere.