COSA BISOGNA FARE CONCRETAMENTE PER PROMUOVERE LO SVILUPPO E LA DIFFUSIONE DELLE PISTE CICLABILI

La prima cosa è usarle. Nei limiti del possibile, dove non si rischia la vita perché nessuno può fare l’eroe e immolarsi alla giusta causa rischiando la salute, queste stramaledette piste ciclabili devono essere usate altrimenti gli amministratori continueranno a far costruire strade per le auto se vedono che queste sono più affollate delle piste ciclabili. E’ un cane che si morde la coda, se si vede che le piste ciclabili sono utilizzate si ipotizza di migliorarle, se si nota che non sono frequentate si pensa che la gente non le voglia. La realtà è che sono piste  a spot, fatte per il fine settimana e non hanno una capillarità tale da poter essere utilizzate anche nei giorni lavorativi per gli spostamenti comuni. Inoltre quando il traffico è elevato aumentano in modo esponenziale la loro pericolosità perché non sono progettate per essere utilizzate tutti i giorni.

La seconda cosa è parlarne. anche se non ci credete la parola muove le cose e dovete parlarne molto, non solo con PTG per dirgli che non riesce a fare niente (purtroppo è vero, avete ragione, non sono un politico…) ma anche fra di voi per fare in modo che questo non sia un dibattito sterile, improduttivo. Se io riesco a convincervi che è importante parlarne, anche se non ci credete, ho già fatto qualcosa di importante perché se non se ne parla non ci sono possibilità che questi argomenti arrivino sul tavolo di chi decide.

La terza cosa è votare chi promette di darsi da fare per promuoverle. Questo è un punto delicato perché troppe volte siamo stati imbidonati (mica solo sulle piste ciclabili…) da gente che ha fatto promesse che poi non ha nemmeno provato a mantenere. Purtroppo il sistema politico italiano è bloccato e anche per questo dovete votare un politico che siete sicuri che verrà eletto, altrimenti conta meno di zero. Allora questo è già un problema perché, pare strano, ma la maggior parte di quelli che sanno di essere eletti non promettono nulla sulle piste ciclabili quasi fosse già deciso  a priori che su questo tema non si farà proprio nulla. Una volta trovato con fatica il politico tosto, con i pacchetti di voti (funziona così…) che si sa che verrà eletto e che, per chissà quale motivo, fa pure interessanti promesse sulle piste ciclabili bisogna farsi dare da questo il numero di telefono (prima che sia eletto, dopo non ve lo da più…) perché la magia del sistema politico italiano è che anche se è bloccato si trovano sempre gli espedienti per far cambiare idea ad un politico che è riuscito a farsi eleggere facendo promesse scomode.

Altra cosa importante è trovare il tempo di segnalare alle autorità competenti le criticità di fatto esistenti sulla rete ciclabile attuale. Questa cosa è un po’ come usarle. Se gli amministratori si rendono conto che quando fanno fare una pista ciclabile inutilizzabile questa viene subito contestata allora ci pensano un po’ su prima di proporre una cosa insensata, Se invece passa il concetto che le piste ciclabili sono per bellezza e non hanno nessuna utilità pratica nella vita di tutti i giorni allora si possono pure progettare nella loro astrattezza come se fosse un quadro di arte moderna. Un tombino profondo che occupa tutta la sede della pista ciclabile è una cosa che non dovrebbe esistere per due motivi: primo perché chi progetta la pista non può concepire una cosa simile, secondo perché chi la esegue nel momento in cui si trova di fronte a questa evenienza deve bloccarsi, fare una telefonatina e dire che c’è stato un’errore progettuale, se fa finta di niente è complice di questo errore potenzialmente pericoloso per la salute pubblica. Se tali cose avvengono entrambe (e vi garantisco che in Italia accadono, girate sulle piste ciclabili per vedere se non è vero…) allora quello scempio non deve durare nemmeno 24 ore perché devono essere i cittadini a telefonare ed a segnalare tempestivamente l’incongruenza. Se i cittadini se ne fregano, siamo messi molto male e forse quello è proprio il vero problema. Se se ne fregano perché sono rassegnati allora è ancora peggio.

Sulla stessa linea, senza rassegnazione ma con molta educazione che è una cosa fondamentale per poter ottenere le cose senza mettersi in conflitto con nessuno, è importante educare tutti gli automobilisti quando si rendono protagonisti di gesta che rendono pericolosa l’utilizzazione della pista ciclabile. Le due chicche più frequenti sono quelle dell’automobilista che parcheggia sulla pista ciclabile come se non esistesse e quella dell’automobilista che apre la porta senza guardare perché tanto i ciclisti nei giorni feriali non ci sono. Il peggior odio è l’indifferenza, secondo l’automobilista i ciclisti non esistono proprio. Bisogna far capire a questi, con le buone maniere, che i ciclisti esistono e, anche se occorre il buon tempo (è sempre un problema di tempo, maledetta fretta…) bisogna fermarsi e dire che se parcheggia così non passa più nessuno e che se apre la porta a sorpresa rischia di far cadere un ciclista. Sembrano raccomandazioni idiote per bambini deficienti, purtroppo gli automobilisti non ci pensano.

E’ importante fare in modo che se ne parli a scuola. Checché se ne dica la scuola è ancora la maggior agenzia educativa sul nostro territorio. I bambini non passano molto tempo con i genitori e, cosa assurda, buona parte di quel tempo finiscono per passarla a fare i compiti (cosa che ai miei tempi era semplicemente vietata dalla legge: i compiti o te li fai tu o fai a meno di farli). Le vere agenzie educative finiscono per essere la televisione o il tablet a meno che la scuola non si assuma le propria responsabilità e ammetta che ha i numeri per essere la vera educatrice dei nostri figli al di là dello sterile bombardamento di informazioni.

Quasi folle accennarne ma sarebbe importante che quando ci sono lavori di realizzazione o sistemazione di una pista ciclabile ci fosse un’ almeno minima azione di controllo. Non dico i presidi stile “No TAV” come hanno fatto in Val di Susa ma almeno vedere se qualche operaio un po’ disattento non sta disegnando la nuova corsia ciclabile proprio sul “tombino trappola”. Prevenire è meglio che curare e segnalare le cose potenzialmente sbagliate mentre vengono realizzate è molto meglio che contestarle quando ormai sono già state realizzate.

E’ giusto anche sorvegliare affinché possa esserci un comportamento consono da parte di tutti gli utilizzatori della pista. E’chiaro che anziani e bambini devono avere la precedenza perché sono gli utilizzatori meno abili e dunque meno sicuri. Il giovane in grado di filare ai 30 chilometri all’ora non può pensare di avere la pista tutta per sé (soprattutto quando queste sono molto strette come troppe volte accade in Italia) e deve prevedere le mosse di anziani e bambini che non hanno una grande stabilità. Con riguardo ai bambini è bene precisare che se sono accompagnati chi li accompagna deve continuare ad istruirli verso una migliore utilizzazione della pista e non può fare finta di essere al campo giuochi perché tanto l’adulto si scansa. L’adulto si scansa perché ha l’abilità per farlo ma ha anche lui il diritto di usare la pista per andare a lavorare e non per giocare e anche se la pista ciclabile è molto divertente non è comunque un campo giuochi.

Altra cosa utile: la fantasia, occorre in tutte le cose e purtroppo è un mio grosso limite. Ogni fantasia che contribuisca ad escogitare soluzioni per favorire la diffusione delle piste ciclabili è utile e, a tal proposito qualcuno ha pure la fantasia di ipotizzare che parta tutto da un problema di mancato controllo sui furti di biciclette. La gente userebbe le biciclette solo a scopo turistico perché in quel caso può controllarle, quando si tratta di usarle per lavoro e quindi con la necessità di appoggiarle da qualche parte perché devi pure parcheggiare in qualche modo la cosa diventa improponibile perché la probabilità di furto è veramente molto elevata. Secondo alcuni la fortuna dei monopattini dipenderebbe proprio da quello. Non è che ci siano tante persone smaniose di usare il monopattino ma con quello si è praticamente risolto il problema dei furti. Allora bisogna inventarsi anche qualcosa per risolvere il problema dei furti di bicicletta per continuare ad usarla in tutte le situazioni.

Infine, pare una ripetizione ma non lo è, parlarne anche bene quando è il caso e non solo per muovere critiche a chi non le costruisce o le fa costruire proprio male. Una pista ciclabile ben fatta è un’opera pubblica di grande utilità e chi si prodiga per farla costruire deve essere premiato. I politici non si muovono mai per nulla e se nella realizzazione di una pista ciclabile temono solo rimostranze perché verranno rilevate un sacco di lacune non ci si mettono nemmeno. Quando ottengono un buon risultato devono essere premiati con una buona pubblicità che è quello di cui loro hanno bisogno per continuare a far politica. Per cui parlarne è certamente importante ma anche nel modo giusto. Nulla è dovuto e anche se la realizzazione di una pista ciclabile può apparire un diritto sacrosanto del cittadino bisogna mettersi nella testa di chi ci amministra e capire quali possono essere le reali motivazioni a spingere verso un impegno in tal senso. Pensare che tutte queste vie siano facili da praticare è l’errore più banale che si possa compiere ed è buona premessa per mantenere l’immobilismo cronico su questo importante problema.